La nostra inchiesta sull’operazione SAVE-Catullo continua dopo aver ampiamente trattato molteplici argomenti tecnici, che hanno visto come SAVE abbia ridimensionato Catullo con la complicità dei soci locali Veronesi. I temi trattati sono numerosi, come gli investimenti promessi e mai realizzati, il traffico che cresce ma molto meno degli altri scali del Nord, la mancanza di una strategia di sviluppo che coinvolga il territorio e soprattutto le esigenze del territorio, la proposta di effettuare, come investimento del rilancio del Catullo, il progetto Romeo sapendo che non potrà mai essere sufficiente per gestire la domanda di traffico passeggeri del medio/lungo termine creando così un deficit di capacità che costringerà Catullo a non essere in grado di crescere oltre i 4 milioni, le decisioni prese nel Comitato Ambiente Aeroportuale di ridurre i movimenti aeromobili del 50% che limita la capacità recettiva dello scalo di Verona a poco più di 4 milioni di passeggeri e molti altri fatti e misfatti.
Troviamo che sia giunto il momento di aprire una serie di puntate per raccontare alcuni fatti che non sono noti, in modo chiaro, al pubblico. La rubrica si chiamerà “Pillole di Verità” e la prima puntata sarà dedicata a come sia stato possibile, aggirando leggi e direttive, far entrare SAVE in Catullo senza gara.
SAVE ha acquistato il controllo dell’aeroporto Valerio Catullo di Villafranca di Verona attraverso un’operazione finanziaria definibile quale sorta di “Cavallo di Troia”, ovvero ha ottenuto un parere che presupponeva tra le possibilità (per altro possibilità esclusivamente residuale e condizionata), anche l’acquisizione di partecipazioni pubbliche, senza alcuna gara per l’assegnazione. SAVE ha acquisito la partecipazione del 2% nell’Aeroporto, quota che era detenuta dal Comune di Villafranca di Verona, e ciò attraverso una contrattazione diretta, senza una oggettiva valutazione del reale valore dell’intero Aeroporto e, quindi della singola partecipazione.
Successivamente SAVE ha ottenuto, poiché si presume fosse nei patti per l’ingresso in società, una delibera di aumento di capitale dell’Aeroporto, e a tale aumento ha partecipato quasi esclusivamente SAVE, ottenendo ora la complessiva quota del 40,3%. Contemporaneamente all’ingresso in società, SAVE ha ottenuto la nomina del nuovo Amministratore Delegato, di fatto creando una duplicazione di figura dirigenziale, essendo, alla data d’ingresso nel marzo del 2014, già presente un Direttore Generale, figura a cui è stata sovrapposta la carica di Amministratore Delegato; tale carica è stata affidata all’Ing. Simioni, già partecipante del board della SAVE, essendone consigliere.
Per giungere a detto scopo, ovvero la pura partecipazione finanziaria, SAVE avrebbe dovuto condividere e sottoscrivere il Piano Industriale che l’Aeroporto Valerio Catullo aveva presentato nel corso del 2012 (condizione imprescindibile indicata nel parere), nel quale erano illustrate tutte le linee guida di sviluppo, ed avrebbe dovuto lasciare in mano alla compagine pubblica, riunitasi in una società ad hoc, la Aerogest S.r.l., la gestione dell’aeroporto e le cariche principali, poiché stabilito nello statuto dell’Aeroporto. Come tutti gli statuti di società a partecipazione pubblica, lo statuto della Società Aeroportuale prevede una serie di limiti al trasferimento delle azioni a terzi che non siano soci, e precisamente 1) il 20% del capitale deve rimanere in mano ai soci pubblici (art.5.1.); 2) il 51 % del capitale deve rimanere ai soci che abbiano sede legale nella Provincia di Verona(art.5); 3) L’assemblea deve esprimere necessariamente il gradimento (art.25.3); 4) esiste il diritto di prelazione in capo ai Soci Fondatori (artt.25.5e25.6).
Oltre ai 4 punti sopra descritti, lo Statuto prevede all’art.25.8, che, nel caso in cui la cessione o trasferimento delle quote sia tale da determinare la perdita della posizione di maggioranza del soggetto che la detiene, sia necessaria ed imprescindibile la procedura ad evidenza pubblica a norma del d.p.r 16 settembre 1996, n.533. Inoltre, il d.m. 12 novembre 1997 n.521, impone che la «cessione ai privati delle quote di maggioranza» possa avvenire solo ed esclusivamente secondo le procedure di evidenza pubblica disciplinate dal d.l. n.322/1994.
È molto chiaro ed evidente che le procedure per la disposizione della vendita, indicate nel d.l. n.322/1994, debbano essere preventivamente approvate dal Ministero dei Trasporti (art. 2, commi 3 e 4). Il d.m. 521/1997 prescrive che, nell’ipotesi di perdita del potere di controllo da parte dei soci pubblici, i rapporti tra questi e i soci privati siano regolati da appositi accordi, soggetti all’approvazione del Ministero dei Trasporti (art. 5).
Per essere più precisi sull’argomento, il Consiglio di Stato con la sentenza del 18.12.2009 n.8376 ha stabilito che l’art. 1, c. 2, del D.Lgs. n. 163/2006 (Codice dei contratti pubblici), la scelta di socio privato di società miste, a partecipazione pubblica anche minoritaria, che siano affidatarie di servizi pubblici, deve sempre avvenire con procedure di evidenza pubblica, e che tale principio si applica anche nell’ipotesi in cui una società mista, ove pure non originariamente tale, apra il proprio capitale all’apporto di un socio privato industriale attraverso un’operazione straordinaria di vendita di quote o di aumento di capitale, cosicché risulti modificato, per effetto di detta operazione, l’assetto soggettivo della gestione, e l’aumento di capitale da parte di una società affidataria di servizi pubblici, laddove consenta l’ingresso di un nuovo partner e laddove comporti un significativo mutamento della compagine sociale ed una modificazione dell’assetto di governo della società, deve essere ‘sostanzialmente’ equiparato alla ‘cessione’ di partecipazioni azionarie.
Appare chiaro ed evidente che siano stati palesemente violati tutti i principi fondamentali relativi a trasparenza e parità di trattamento, nonché gli eventuali obblighi di notifica dell’operazione di concentrazione attraverso la quale oggi SAVE controlla contemporaneamente gli scali di Venezia, Treviso, Verona e Brescia venendo a raddoppiare il numero di aeroporti da essa controllati, tutti nello stesso mercato geografico.
A questo punto ci chiediamo se i Soci Catullo, i Consiglieri di Amministrazione, il Presidente e membri del Collegio Sindacale e Revisori dei Conti abbiano capito che l’operazione non si poteva fare. Ricordiamo anche il caso della Camera di Commercio di Verona dove i Revisori dei Conti avevano contraddetto la decisione di ingresso di SAVE (un precedente episodio della nostra inchiesta), ritenendo che la procedura seguita mancava del confronto concorrenziale tipico delle procedure ad evidenza pubblica. Ma questo, come abbiamo visto, non ha fermato il Presidente Arena e soci, e l’accordo è stato sottoscritto.
Nell’esposto di ONLIT l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai sensi della legge 287 del 1990 la sussistenza di violazione delle norme disciplinate dal d.l. n.322/1994, dal d.m.12 novembre1997n.521, e dal D.Lgs. n. 163/2006 coglie nella sostanza quanto sostenuto, ed il Presidente Petruzzella ritiene che, “sotto il profilo della concorrenza per il mercato, l’indizione di una procedura ad evidenza pubblica sia comunque preferibile alla trattativa privata ai fini dell’individuazione del partner più adeguato a collaborare con il socio pubblico alla gestione di societa’ titolari di concessioni aeroportuali”. La segnalazione è stata inviata dall’Autorità Antitrust ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio, al ministro dei Trasporti e all’Enac. Ricordiamo che la segnalazione prende proprio spunto dalla vicenda Save – Catullo e nel comunicato precisa che “nel corso del 2014 – spiega l’Antitrust – in assenza di procedure di evidenza pubblica per la selezione del socio privato, la società SAVE, società privata di gestione degli aeroporti di Venezia e Treviso, ha acquisito il controllo congiunto della società Aeroporto Valerio Catullo di Villafranca di Verona, titolare della gestione degli aeroporti di Verona e Brescia”.
Nell’Esposto di ONLIT all’ANAC è stato chiesto di revocare la cessione delle quote della Valerio Catullo S.p.A. a SAVE S.p.A., assumendo, inoltre, i provvedimenti più idonei e opportuni per eliminarne gli effetti, e di sanzionare la SAVE S.p.A. Inoltre è stato chiesto di intervenire cautelativamente per sospendere provvisoriamente le procedure di cessione e imporre limiti nei confronti della società SAVE, affinché la stessa si attenga allo statuto della Società Valerio Catullo S.p.A., assegnando ai soci pubblici la gestione della società aeroportuale.
Elencati i fatti, così come abbiamo fedelmente riportato in questo articolo, e noti i riferimenti di legge, ci pare quasi incredibile che questo “affare” sia stato possibile e ci chiediamo perché nessuno sia intervenuto per impedire un operazione che, qualora ANAC non intervenga, costituirà un precedente per tutte le società pubbliche o partecipate.
L’intervento di ANAC è auspicabile, come l’azione di responsabilità nei confronti di tutti i soci della Catullo, del Presidente e componenti del C.d.A. Catullo, del Presidente e membri del Collegio Sindacale e dei Revisori dei Conti. Come dice il Presidente Bauli, serve serietà e noi aggiungiamo per tutti ed in tutti i sensi.
Speriamo che Anac faccia presto. Siamo in rianimazione e non durerà molto.
La società Catullo deve tornare in mani veronesi, quelle buone stavolta e magari aprirsi a investitori che abbiano tutto l’interesse a sviluppare l’aeroporto. È ridicolo se non pazzesco dare il Catullo in mano alla concorrenza. Meno male che i dirigenti sono commercianti……Sic!