Riceviamo da Giorgio Massignan (VeronaPolis) e pubblichiamo:
Lettera aperta all’assessore alla cultura avvocato Francesca Briani
Gentile assessore,
come certamente saprà, il 10 agosto 1793, venne inaugurato a Parigi il museo del Louvre. Era un giorno importante per la Francia, il primo anniversario della caduta della monarchia. Si trattava dell’esposizione al pubblico del patrimonio nazionale, ottenuto dalla statalizzazione dei beni della corona e dalla confisca dei beni ecclesiastici e degli aristocratici fuoriusciti. Fu un’operazione rivoluzionaria, che simboleggiò la restituzione al popolo francese delle opere d’arte appartenute alle classi dominanti. Lo stato si assumeva la responsabilità della loro tutela, custodia e manutenzione, per fare del museo una grande scuola di formazione, non solo per gli eletti e per gli specialisti, ma per tutto il popolo. Il Louvre divenne il modello del museo moderno, diverso da tutti gli altri.
Da quell’evento rivoluzionario, sono trascorsi oltre due secoli e da parecchio tempo ci si chiede quale debba essere il ruolo dei musei nella società contemporanea. Preziosi depositi di opere d’arte e di testimonianze del passato, isolati dal territorio e dalla società che ci vive? Oppure motori socio-culturali ed educativi che si rapportano con la città e formano un sistema attivo di informazione e di educazione permanente?
Ritengo che la seconda sia la risposta giusta. E’ necessario rivoluzionare il ruolo dei musei.
Il territorio con le sue eccellenze culturali deve essere inteso come un grande museo diffuso che si confronta con i cittadini e la loro città. Si tratta di collegare i musei e le realtà storico-culturali cittadine in un sistema organico con il territorio e le proprie valenze sociali, culturali, produttive e didattiche.
La nostra città ha la possibilità di creare un itinerario museale che, intersecandosi con quello storico archeologico, potrebbe iniziare un processo di recupero e valorizzazione delle eccellenze artistiche, storiche e scientifiche presenti sul nostro territorio.
L’itinerario inizia dalla tomba di Giulietta, sede espositiva degli affreschi cittadini; prosegue con la Gran Guardia, centro congressuale e di esposizioni temporanee; poi con il museo lapidario Maffeiano in piazza Bra; quindi con Castelvecchio, riportato all’assetto originale progettato dall’architetto Carlo Scarpa; per terminare con l’Arsenale, quale sede del museo di scienze naturali. La sua ristrutturazione dovrebbe essere limitata ad un corretto intervento conservativo delle attuali strutture. La corte ovest e la corte centrale come sede del museo di scienze naturali; la corte est per attività temporanee, soprattutto ad uso della cittadinanza. A questo si aggiungono i Palazzi Scaligeri che ospitano la Galleria d’Arte Moderna; il convento quattrocentesco dei gesuiti, a lato del teatro romano, che accoglie il museo archeologico e Castel San Pietro, quale sede del museo della città e del Risorgimento. Tutti questi complessi sarebbero collegati tra loro e quindi con il territorio che li ospita, da un sistema sinergico con la città e con i suoi valori economici e culturali.
Esiste il problema dei finanziamenti; a tale riguardo, ricordo che nel 2007 l’Europa aveva messo a disposizione dell’Italia, per interventi sulla cultura e sul turismo, per restaurare monumenti, chiese e musei, oltre due miliardi di euro, da spendere entro il 2015. Se ne sono usati circa il 50%.
Giorgio Massignan (VeronaPolis)