Cinquant’anni fa moriva Dino Buzzati, tra i più geniali e versatili autori del Novecento. Giornalista, scrittore, ma anche critico d’arte, drammaturgo, poeta, costumista, autore per l’infanzia. Dino Buzzati è un autore poliedrico, di grande modernità.
Dopo un primo ricordo che il Comune di Verona gli ha dedicato lo scorso marzo, è stata organizzata un’altra occasione articolata in tre diversi momenti dal titolo “Le storie dipinte di Dino Buzzati”, che vuole indagare il “cronista a colori”, quella sua anima artistica che tanta importanza ha avuto nell’arco della sua vita.
Promossa col patrocinio del Comune di Verona, Assessorato alla Cultura, della Società Letteraria, in collaborazione col Teatro Stabile di Verona e l’Associazione Culturale Renzo Cortina, la rassegna è curata da Maria Teresa Ferrari, tra le maggiori studiose della pittura di Buzzati e curatrice di numerosi eventi e mostre a lui dedicate.
A raccontare Buzzati pittore e le sue “storie dipinte” sarà la stessa Ferrari, sabato 5 novembre alle ore 11 in Società Letteraria, con una narrazione che spazierà sulla sua passione artistica, dimostrata fin da bambino e proseguita per tutta la vita. L’incontro sarà accompagnato dalle letture di Sandra Ceriani e dalla proiezione di immagini e video.
L’arte figurativa di Buzzati sarà anche protagonista del palco del Piccolo Teatro di Giulietta (ingresso libero e gratuito dal Teatro Nuovo) per due momenti teatrali firmati dal regista Paolo Valerio, legati alle sue più famose opere pittoriche, proposte in nuove edizioni dalla Mondadori: I miracoli di Val Morel, venerdì 4 ore 21, un’anteprima assoluta per Verona, e il Poema a fumetti, lunedì 7 ore 21.
«A Buzzati piaceva definirsi un pittore prestato alla letteratura – sottolinea Maria Teresa Ferrari, curatrice della rassegna – e sono certa che, tra i suoi tanti mestieri, quello di pittore fosse per lui prioritario. Il celebre scrittore e giornalista non ha mai smesso di considerare la pittura la sua principale vocazione. Del resto, l’attività di scrittore e quella di pittore, come confermerà lui stesso – rientrano nel medesimo genere di operazioni mentali: “Tanto è vero che i “competenti” giudicano i miei quadri letteratura e non vera pittura. Il che in fondo non mi dispiace” dichiarerà Buzzati nel 1966».
Con suo grande rammarico, l’attività di pittore rimarrà sempre offuscata da quella di scrittore e quei quadri narrativi, così legati alla letteratura, verranno compresi fino in fondo solo dopo la sua morte, proprio come lui aveva previsto.
Grazie alle due idee registiche di Paolo Valerio, parola e pittura si compenetreranno donandoci una “lettura” nuova della sua arte in questo cinquantesimo anniversario. Uno sguardo diverso, che sicuramente sarebbe piaciuto al visionario autore bellunese.