Economia italiana: a rischio la sopravvivenza delle piccole e medie imprese
L’economia del nostro Paese è composta per l’80% da piccole e medie imprese, per lo più di natura artigiana, che servono a tenere in piedi l’intero tessuto sociale, culturale ed economico italiano. Aziende che non vengono riconosciute dall’Europa, molto più attenta a garantire gli interessi e lo sviluppo dei grossi gruppi industriali. Una situazione paradossale se pensiamo che le tasse che vengono pagate dalle PMI, che incidono al 65% sugli utili nel nostro Paese, servono anche a tenere in piedi Enti inutili a livello europeo e tutta la loro impegnativa burocrazia.
Una situazione che è facilmente individuabile come insostenibile, e che non permette alle aziende di poter investire nuove risorse, in quanto si avrebbe come immediata conseguenza l’impossibilità di redigere un bilancio preventivo. La situazione diventa ancora più tragica se pensiamo che col restante 35% dei guadagni totali, tali aziende devono far fronte ad importanti voci di spesa quali: l’anticipo IVA, pubblicità, pagamenti di ordini professionali, consulenti, IMU, Tari, Irap, Ires, accise regionali e provinciali, affitto di locali o macchinari e soprattutto il pagamento della forza lavoro.
In un quadro di sostanziale immobilismo europeo nei confronti delle PMI, arrivano in soccorso gli Istituti di credito come ING Direct, che per garantire sviluppo e investimenti a queste aziende ha messo in campo nuove forme di prestito veloce per aziende, l’opzione perfetta per le piccole e medie imprese basata su soluzioni veloci e digitali, che hanno l’obiettivo di sostenere gli imprenditori nei loro progetti, attraverso strumenti flessibili in grado di erogare dai 3 ai 100 mila euro rimborsabili in dodici mesi.
Soluzioni, quelle dei prestiti veloci, che garantiscono una boccata di aria fresca alle imprese, che attendono però nuovi strumenti e regolamenti governativi in grado di supportare questi prestiti e garantire alle stesse imprese uno sviluppo costante, di facile accesso, e che permetta una programmazione aziendale a lungo termine. Finora non si muove nulla a riguardo a livello Istituzionale, neanche l’industria 4.0 tanto voluta e introdotta con la Legge Sabbatini ter, permette alle aziende estere di ricevere aiuti statali per un periodo massimo di 4/5 anni, senza generare tangibili benefici per l’economia del nostro Paese, visto che al termine di tale periodo tali aziende si spostano nuovamente verso i loro Paesi di origine.
Le aziende italiane non possono permettersi l’industria 4.0, se non in pochi casi, questo perché dopo i 4 anni di benefici andrebbero a pagare gli interessi sui mutui contratti. Servono quindi provvedimenti più specifici legati al mondo delle piccole e medie realtà del nostro Paese, al fine di garantire la loro sopravvivenza in un mercato che grazie alla tecnologia e all’era di internet guarda sempre di più alla globalizzazione. Vedremo quali saranno le idee e gli intendimenti che il nuovo Governo avrà verso questo argomento, di sicuro i prossimi mesi saranno decisamente importanti per garantire continuità e sviluppo alle poche misure messe in atto negli anni scorsi.