“L’avaro” di Molière al Nuovo, da stasera al 26 gennaio

 
 

Dopo “Fiore di cactus”, la rassegna Divertiamoci a teatro prosegue (da stasera 23 al 26
gennaio, teatro Nuovo, ore 21.00) con “L’avaro” di Molière, proposto da Arca Azzurra
Teatro. La regia e l’adattamento sono di Ugo Chiti, protagonista Alessandro
Benvenuti, accanto a Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda ed Elisa Proietti.

Dopo il grande successo del “Malato immaginario” – votato dal pubblico dei teatri toscani
come miglior spettacolo della stagione 2014-15 – Arca Azzurra sceglie ancora una volta
Molière e affida il ruolo di Arpagone ad Alessandro Benvenuti, perpetuando un
sodalizio di lunga data; tanti, infatti, i successi che li hanno visti insieme, tra cui “Nero Cardinale” (ambientato in una sera di carnevale del 1707, protagonista il prelato Francesco Maria dei Medici che deve rinunciare alla tonaca, sposarsi e dare alla famiglia un erede e un futuro), che è valso a Chiti il prestigioso premio Riccione e altri riconoscimenti.

“L’avaro” è uno spaccato familiare e sociale. Arpagone, capofamiglia balordo e taccagno circondato da un amabile e canagliesco intrigo di servi e di innamorati, viene derubato e l’avarizia cessa di essere un tic, una deformità, uno spunto di situazioni farsesche. Si tratta di una delle commedie molièriane che presuppongono una “casa”, ma quella di Arpagone è anche un luogo rigorosamente finto, esplicitamente e spudoratamente artificiosa, metafora del teatro, coi suoi prodigi, le sue inverosimiglianze e la sua cartapesta.
«Il nostro avaro – sottolinea Ugo Chiti – occhieggia a Balzac, senza dimenticare la
commedia dell’arte, intrecciando ulteriormente le trame amorose in un’affettuosa allusione a
Marivaux. Contaminazioni a parte, Arpagone resta il personaggio centrale, mantenendo quelle caratteristiche che da sempre hanno determinato la sua fortuna teatrale:
si accentuano alcune implicazioni psicologiche, si allungano ombre paranoiche, emergono
paure e considerazioni che sono più rimandi al contemporaneo. La “parola” è usata in
maniera diretta, spogliata di ogni parvenza aggraziata, vista in funzione di una ritmica tesa a
evidenziare l’aggressività come la ‘ferocia’ più sotterranea della vicenda».

Mercoledì 24 alle ore 18.00, nel foyer Teatro Nuovo, Alessandro Benvenuti e gli altri
interpreti incontrano il pubblico. Ingresso libero.

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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