L’ARS DISTRICT secondo le opposizioni: “Idee copiate e male”

 
 

Dopo l’approvazione da parte della Giunta del progetto unitario di riqualificazione dell’ex Arsenale austriaco, che si tradurrà nella nascita della “ARS DISTRICT”, cittadella della cultura e dell’innovazione, Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune rileva che “il piano di recupero dell’Arsenale annunciato ieri è un collage di idee che la maggioranza ha orecchiato durante le sedute della commissione consiliare paritetica costituita ad hoc, a cui tuttavia manca ancora una idea forte, all’altezza del prestigio storico e architettonico del complesso, in grado di caratterizzare e omogeneizzare l’intera opera di recupero.

Nella visione proposta dall’amministrazione, all’Arsenale si pagherà a consumo: ciascuna delle iniziative insediate pagherà i costi del proprio insediamento con tanti saluti alle altre. Questo è ancora più vero per quanto riguarda l’Accademia di Belle Arti, i cui spazi ovviamente non saranno accessibili al pubblico e il cui insediamento comporterà la vendita di un palazzo storico come il Montanari.

C’è anche un aspetto di stile che la giunta ha calpestato: la commissione consiliare è stata insediata proprio con l’obiettivo di vagliare le proposte di recupero e per arrivare a formulare un progetto organico da sottoporre al Consiglio comunale. Il fatto che i mesi di lavoro si risolvano in una conferenza stampa improvvisata dal Sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza rappresenta una caduta di stile che si doveva evitare. E’ vero che alla fine decide l’amministrazione, ma anche vero che senza il contributo della città essa starebbe ancora procedendo a tentoni. Restano comunque ancora vistosi buchi progettuali, a partire dall’indeterminatezza della corte centrale dove non ci capisce bene chi o che cosa andrà. Intanto però lo spezzatino è già servito…”

Per Elisa La Paglia e Federico Benini del Partito Democratico invece, unitamente a Tommaso Ferrari, di Verona Civica, “la presentazione del programma di recupero dell’Arsenale effettuata dal Sindaco in compagnia di pochi intimi consiglieri e assessori, sfrutta in buona parte le idee elaborate nel corso dei lavori della commissione consiliare dedicata (nel formulare le quali Pd e associazioni del territorio hanno avuto un ruolo fondamentale) scansando però tutte le questioni di fondo che in quella stessa sede erano emerse.

Prima di tutto quella delle risorse: per finanziare gli interventi si vende l’ennesimo palazzo, segno che dopo tanti proclami non sono riusciti a mobilitare risorse fresche.

Il recupero dell’arsenale avrebbe poi dovuto essere l’occasione per rimediare a colossali errori commessi dalle precedenti amministrazioni Tosi, di cui gli stessi Sboarina e Zanotto facevano parte, quali la mancanza di condivisione nella individuazione delle funzioni urbanistiche e la pretesa di confinare il museo di Storia Naturale negli spazi insufficienti di Castel san Pietro.

Sul fronte del museo di storia naturale, la situazione ora è ancora più confusa di prima (non andrà all’Arsenale e nemmeno a Castel san Pietro…), mentre sul fronte della condivisione la Commissione non era stata nemmeno avvisata delle conclusioni a cui l’amministrazione era giunta, e tanto meno era stata invitata alla presentazione del programma di recupero.

La pietra tombale sull’ipotesi di riunificare il museo di storia naturale all’Arsenale lascia non solo l’amaro in bocca, ma rende il progetto di recupero orfano di una idea trainante, rendendolo molto simile ad un vestito di arlecchino.

Inoltre non è chiaro se i tempi del recupero saranno compatibili con il degrado in cui versa già palazzo Montanari. E non si spiega perché esso non sia stato dato, a prezzo debito, all’Università di Verona che da tempo lo brama per ampliare Scienze Giuridiche.

Ciò conferma quanto andiamo dicendo da tempo, ovvero che la giunta ha sfruttato il lavoro della commissione per dare una parvenza di democrazia al progetto di recupero dell’arsenale. A parte lo sgarbo istituzionale, il rischio vero è che il metodo opportunista e autoreferenziale dell’amministrazione finisca per cacciare la riqualificazione in un vicolo cieco”.

 
 

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