di Mauro Bonato
Sarà un cast di giovani promesse a mettere in scena per la prima volta a Verona, sul palcoscenico del Filarmonico, la farsa comica in un atto di Gioachino Rossini, “la scala di seta”.
Alla conferenza stampa di presentazione, il sovrintendente Cecilia Gasdia, determinata ed emozionata, ha confessato che in quell’opera c’è la prima aria che ha studiato al conservatorio.
«Questa nuova produzione – ha dichiarato il Sovrintendente – prosegue il mandato culturale e sociale di Fondazione Arena per il suo pubblico. Per Verona, La Scala di seta è allo stesso tempo una nuova scoperta e un divertimento: la trama e la musica di Rossini garantiscono il pieno godimento al pubblico di ogni età ma fungono anche da banco di prova per tutti gli esecutori. I solisti devono avere vocalità da virtuosi e tempi teatrali serrati, mentre alla nostra Orchestra sono richieste leggerezza e trasparenza che consacrano Rossini quale massimo autore comico, fuori dal tempo».
La prima si terrà domani domenica 27 marzo. Questa una nuova produzione firmata dalla veronese Stefania Bonfadelli, con un team creativo tutto femminile e l’esordio nell’opera del giovane maestro Nikolas Nägele, alla guida dell’Orchestra, proseguirà mercoledì 30 marzo, venerdì 1 aprile e domenica 3 aprile.
Sul palcoscenico si potrà capire come un matrimonio segreto e una serie di spassosi equivoci che coinvolgono una cugina curiosa, un ammiratore importuno, un seduttore inaspettato, un nevrotico tutore, sono i primi ingredienti della brillante farsa di Rossini.
La freschezza e il genio del giovanissimo compositore trovarono terreno fertile nell’ambito della farsa comica, componendone ben cinque solo per il Teatro San Moisè di Venezia. La Scala di seta, dopo la sua prima nel maggio 1812, nonostante la musica di pregevole fattura non ebbe un successo duraturo e dopo una dozzina d’anni cadde nell’oblio.
In questa nuova produzione, sono molti i giovanissimi interpreti, che alla conferenza stampa erano visibilmente emozionati, e che vantano già notevoli esperienze anche internazionali nel repertorio rossiniano: il soprano Eleonora Bellocci, appena applaudita a Verona in Rigoletto, è Giulia; l’amato Dorvil è interpretato dal tenore Matteo Roma, che debutta al Filarmonico, così come la Lucilla del mezzosoprano Caterina Piva, il frizzante Dormont del tenore Manuel Amati e il servo Germano del baritono Emmanuel Franco. Un vero lusso è il Blansac dell’illustre basso buffo Carlo Lepore, che anche simbolicamente, e sempre nel segno di Rossini, torna sul palcoscenico dove è stato protagonista nell’ultima produzione de L’Italiana in Algeri.
Un altro giovane di talento dirigerà l’orchestra. Si tratta del tedesco Nikolas Nägele, anch’egli dopo un primo concerto sinfonico con i complessi artistici veronesi, per la prima volta a Verona, dirigerà questa farsa integralmente nella sua edizione critica. «La Scala di seta è un’opera di bellezza pura – prosegue il Maestro Nikolas Nägele – di un Rossini ventenne ma già molto maturo: è una farsa in un atto nel segno della tradizione buffa ma con un linguaggio personale e una struttura tipica delle grandi opere a venire».
Lo spettacolo in scena al Filarmonico vede quale regista debuttante Stefania Bonfadelli a capo di un team creativo interamente femminile, con la scenografa Serena Rocco, la costumista Valeria Donata Bettella e la light designer Fiammetta Baldiserri.
«Mettere in scena Rossini è sempre un impegno, ma innegabilmente una grande gioia, – conclude la regista Stefania Bonfadelli – perché Rossini è come noi. Noi italiani, intendo: buffo, ironico mai scontato, inguaribilmente individualista ed egocentrico, sempre pronto a stupire, appassionante nella sua “follia organizzata”».
Questa in sintesi la vicenda della farsa comica. Il vecchio tutore Dormont ha destinato la sua protetta Giulia al ricco Blansac. Non sa che la ragazza ha già sposato in segreto l’amato giovane Dorvil e che lei lo fa salire nelle sue stanze di nascosto tutte le sere calando una scala di seta dalla finestra. Giulia deve quindi convincere il nuovo pretendente Blansac a sedurre non lei ma la cugina Lucilla, che sarebbe peraltro molto interessata: filerebbe tutto liscio se non ci mettesse il becco anche il servitore Germano, che unisce attenzioni non richieste per Giulia a molesta curiosità e scarso tempismo. Per una serie di imprevisti e divertenti equivoci, a mezzanotte tutti i personaggi si ritroveranno nella stessa stanza: qui Giulia e Dorvil saranno costretti a svelare il proprio segreto, perdonato e accolto con un sospirato lieto fine.
Siamo sicuri che quest’allestimento consolideranno l’attività della Fondazione Arena di Verona nel panorama musicale internazionale.