Il 1°giugno si è tenuto un incontro interlocutorio tra i sindacati e il commissario ministeriale della Fondazione Arena Fuortes.
Di seguito le considerazioni del Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune:
“Apprendiamo che vi sono aperture significative rispetto al possibile utilizzo degli ammortizzatori sociali in alternativa al paventato part time verticale, anche se questo pare non evitare la cessazione dell’attività teatrale per due mesi l’anno.
E’ sicuramente positiva l’intento di sganciare Arena Extra e il museo Amo dalla Fondazione stessa, evitando in tal modo il continuo sperpero di risorse che riversavano nei bilanci della Fondazione.
Questi aspetti positivi rischiano però di venire vanificati dalla sconcertante decisione di chiudere il Corpo di Ballo della Fondazione. Si tratta innanzitutto di una decisione in contrasto con l’applicazione della legge Bray, che non prevede la chiusura di settori artistici.
Pare di capire che l’azione del Commissario si limiti al percorso strettamente necessario ai vantaggi previsti dalla suddetta legge; toccherà poi al prossimo sovrintendente pensare al rilancio della Fondazione, che non potrà non tenere conto di una variante imprescindibile: l’offerta artistica!
A questo proposito sembra chiaro che la chiusura di un settore artistico ostacola il rilancio. La minore offerta significa inevitabilmente meno introiti, a partire dal decurtamento del contributo pubblico, il Fus.
L’entrare in legge Bray è sicuramente importante, ma se alla fine dei tre anni che essa prevede per attuare il risanamento del bilancio (e sottolineamo ancora una volta che non vengono comunicate le cifre del buco complessivo) i conti non saranno a posto, la liquidazione sarà l’inevitabile traguardo. La mancanza di uno sguardo d’insieme da parte di Fuortes è in questo senso colpevole.
Quale gioco si sta giocando?
Sono preoccupanti i segnali che arrivano da più parti e indicano un’azione temporale della durata di tre anni, la stessa prevista per l’utilizzo della legge Bray.
Le liberatorie imposte ai lavoratori stagionali della Fondazione garantiscono, in cambio della firma, la permanenza al lavoro per tre anni.
La cordata che vorrebbe gestire l’anfiteatro areniano, e che dopo un incontro al ministero sembra avere ambizioni molto più ampie, con l’obiettivo di svolgere lo stesso “servizio” a tutte le fondazioni lirico-sinfoniche, ha fatto sapere di essere pronta ad agire…tra tre anni! Che sia tutto un caso? O forse tutte le parti sono in attesa che il governo promulghi la nuova legge sulle Fondazioni che molto probabilmente ne sancirà la privatizzazione?
Potrebbe essere una risposta plausibile alla volontà di non favorire il rilancio della Fondazione…In fondo, se un rilancio avvenisse veramente, come giustificare, dopo la legge Bray, la privatizzazione?
Speriamo ovviamente di sbagliare le nostre previsioni, e a dimostrarlo potrebbe essere lo stesso Fuortes, accettando di valutare la proposta sindacale atta a far circuitare il Corpo di ballo areniano nelle tre Fondazioni del Triveneto, con un conseguente sensibile ridimensionamento del costo di questo settore artistico.
Il balletto rimane una pietra fondamentale nel rilancio artistico delle Fondazioni, come sa bene il Commissario.
”Il nostro Teatro vuole assolutamente scommettere sul balletto. Ha uno straordinario potenziale. Sono assolutamente contrario alla chiusura dei corpi di ballo, come è avvenuto recentemente a Verona”. Queste sono le parole di Carlo Fuortes, nella sua veste di sovrintendente all’Opera di Roma, riportate dall’agenzia AdnKronos il 26.12.2015. (http://www.adnkronos.com/intrattenimento/spettacolo/2015/12/26/carlo-fuortes-opera-roma-scommette-sulla-danza-con-nuove-produzioni-coreografi-internazionali_0F5aKhCCr5Zy0sZV6Z5u8K.html?refresh_ce)”.