La magistratura italiana: potere sovrano

 
 

Le procedure giudiziarie civili e penali italiane non sono affatto coerenti e chiare. Frutto, non di un Testo unico, ma di Legislazioni che si sono succedute dal 1 gennaio 1948 ad oggi, esse aprono un giungla di interpretazioni e di incoerenze oggettive, che di fatto rendono impossibile non commettere errori nella stesura di un qualsiasi atto giudiziario.

Spesso si tratta di errori formali, che sono del tutto ininfluenti ai fini dell’accertamento delle prove, ma che acquistano un valore probante in Cassazione, quando valenti avvocati civilisti e/o penalisti sollevano il problema e la Corte di Cassazione non può che annullare tutto quello che fino a quel momento è stato accertato e quindi non può non rimandare tutti gli atti al Giudice delle indagini preliminari, il quale è tenuto di solito a rilevare la decadenza dei termini a procedere e tutto finisce lì. Berlusconi con Ghedini, parlamentare, recordman di assenze al Senato,  per anni si è difeso dai processi, non nei processi, ma applicando i codici di procedura civile e penale, quindi mediante la legalità, esattamente come fanno tutti i criminali patentati.

La Magistratura è la sola e prima responsabile di questo stato delle cose, perché si è sempre opposta grazie ai suoi sodali, avvocati e giudici presenti in Parlamento in tutti i gruppi, dalla estrema destra alla estrema sinistra passando per il centro, a qualsiasi ipotesi di sostanziale riforma del sistema Giustizia Italiano.

Addirittura molti Magistrati scendono direttamente in campo, si mettono in Politica, approfittando di un meccanismo sicuramente da rivedere: chiedono “aspettativa”. Si autosospendono in pratica dall’esercizio giuridico, si candidano, spesso vengono anche eletti, ma se, per qualche motivo, dovessero lasciare la politica attiva, possono tornare tranquillamente a giudicarci. Una sorta di porta girevole che fa molto comodo, vedi il caso di Antonio Ingroia, non eletto, che pretendeva di tornare a fare il Pubblico Ministero, come prima; davanti al trasferimento ad Aosta, per virtù dei meccanismi di salvaguardia, ha pensato bene di darsi alla professione di avvocato. Vedremo cosa farà Michele Emiliano, qualora la sua avventura politica dovesse chiudersi anzitempo.

Così la Magistratura, che nessuno ha mai eletto, di fatto interpreta e giudica le leggi, fa giurisprudenza con le sue sentenze, fa politica direttamente e tiene comunque sotto scacco permanente gli altri due poteri dello Stato, l’Esecutivo ed il Legislativo, che dovrebbero essere di pari grado ed indipendenti. Ora sorge spontanea la domanda: perché la onnipresente Magistratura si è apertamente schierata, in blocco,  per il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre ?!

 
 
Lorenzo Dalai
Lorenzo Dalai, nato a Verona, laureato in filosofia, sono sposato con Marilisa e ho tre figli. Sono stato responsabile dell’organizzazione aziendale di una catena di supermercati e Consigliere provinciale dal 2009 al 2014. Dal 1980 al 1988 Consigliere nazionale della Federazione Italiana Canoa Kayak, Attualmente Consigliere comunale ad Erbezzo.

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