La maggioranza da’ un calcio al consumo di suolo

 
 

“Come indicato già quattro anni e mezzo fa dai nostri rappresentati Michele Bertucco e Giuseppe Campagnari, la Variante 23 bis, “gemmata” a seguito di una procedura a dir poco irrituale nel novembre 2019 dalla rimodulazione della Variante “madre” operata dalla allora giunta Sboarina, è insostenibile e incompatibile con una idea di città che si voglia vivibile, accessibile e attenta al consumo di suolo”.

Questo l’incipit di Lorenzo Albi, portavoce In Comune per Verona – Sinistra Civica Ecologista.

“Su 39 mila mila metri quadrati di suolo che la Variante progettava di consumare – continua – , solo una piccola parte (il 15%) era destinata a interventi sull’edificato esistente mentre per la stragrande maggioranza andava a impermeabilizzare terreno agricolo allo scopo di aggiungere, all’interno di un contesto urbano già saturo, 5.492 metri quadrati di aree commerciali; 3.565 metri quadrati di residenziale e 2.162 metri quadrati di produttivo.

Tra le nuove strutture commerciali spiccava quella tra via Legnago, via Imola e via Cesena in Borgo Roma, in corrispondenza di un bosco e un’altra a Poiano, in corrispondenza della nuova rotatoria della Sp 9. Tra gli interventi residenziali: uno di 2.340 metri quadrati nel quartiere di Santa Lucia in Via Brigata Cuneo, proprio a ridosso dei binari, e un altro a Porto San Pancrazio in via Lazzaretto.

La cosa più sconcertante è che nessuno di detti interventi era presente agli atti della Variante 23. Molti, invece, facevano parte dei desiderata della defunta Variante 24 dell’amministrazione precedente, Tosi-Giacino. Le relative schede norma vennero rimesse in gioco attraverso una raffica di emendamenti presentati da consiglieri dell’allora maggioranza Sboarina che furono inspiegabilmente accolti dalla giunta malgrado il parere contrario degli uffici. Dopo una disputa giuridica, nel 2021 venne deciso che l’accoglimento di emendamenti estranei alla Variante 23 poteva funzionare come adozione per una nuova variante ma non come approvazione. Di qui la denominazione di Variante 23 bis.

Ora a distanza di altri due anni e mezzo la mancata approvazione della 23 bis chiude una pagina buia della storia urbanistica della città e assegna un possibilità di cambiare nei metodi e nei contenuti”.

A Albi si aggiungono Franco Bonfante, segretario provinciale Pd Verona, Alessia Rotta, segretaria cittadina Pd Verona e
Michele Bresaola, consigliere comunale Pd

“La mancata approvazione da parte della giunta comunale della Variante 23 bis conferma l’attenzione dell’amministrazione alle scelte urbanistiche con particolare riguardo al tema del consumo di suolo, alla sostenibilità sociale oltre che ambientale degli interventi, e alla rigenerazione urbana, che si deve configurare come un processo partecipato.Niente di tutto questo è invece ravvisabile nel dispositivo ereditato dall’epoca di Sboarina la cui genesi presenta, al contrario, i connotati della forzatura e della arbitrarietà: la variante nasce infatti da emendamenti che non hanno rispettato le disposizioni tecniche e procedurali stabilite dalla legge regionale; non è mai stata sottoposta al vaglio delle Circoscrizioni; non promuove processi di riqualificazione urbana; aumenta l’impermeabilizzazione del suolo e il carico urbanistico senza prevedere interventi significativi in termini di housing sociale o di transizione ecologica, e, soprattutto, le schede norma di cui è composta non sono compatibili con la strategia urbanistica della nuova amministrazione, che punta alla rigenerazione urbana sostenibile e al contenimento del consumo di suolo.

Ad esempio, una delle schede norma prevedeva la realizzazione di un’altra struttura commerciale al posto di un’area verde in via Legnago, a Borgo Roma, uno dei quartieri di Verona Sud già in forte credito di verde. Altre proposte si inseriscono in contesti già fortemente congestionati, mentre nessuna delle iniziative residenziali prevede lo sviluppo di residenza sociale necessaria per incentivare l’housing sociale in favore di anziani o altre categorie fragili.

Il respingimento della giunta, a cui seguirà con ogni probabilità la bocciatura anche in Consiglio comunale, sancisce quindi la necessità di ripensare la pianificazione urbanistica della città secondo criteri di sostenibilità e sviluppo armonico che stanno venendo messi a tema e discussi nel nuovo Pat, di cui si sta concludendo la fase preliminare, e che diventeranno cogenti nel proseguo della discussione e, soprattutto, con il nuovo Piano degli Interventi”.