La fine della Grande Guerra commemorata a Villafranca: uno spunto per rileggere la storia

 
 

Sabato 4 novembre si è svolta a Villafranca la consueta commemorazione della fine della Grande Guerra (28 luglio 1914 – 11 novembre 1918), così come un po’ in tutta Italia. Autorità, istituzioni, corone, messaggi: tutto secondo i canoni, per “ricordare, a distanza di 100 anni da questa data storica, il sacrificio dei caduti che, perdendo la vita in difesa del paese a cui apparteniamo, hanno promosso il valore della pace“, come ha detto il presidente della sede villafranchese di ANAS (Associazione Nazionale di Azione Sociale, senza scopo di lucro e volta alla promozione di attività utili alla socializzazione ed alla collettività) Ivano Baldan.

La storia, la memoria – “Insegnare ai giovani la storia – ha dichiarato Baldan, sempre in occasione della cerimonia a Villafranca – significa, prima di ogni altra cosa, aiutarli a comprendere quali siano le conseguenze della guerra, oltre che far conoscere a loro le tappe storiche che hanno contribuito alla formazione del nostro Paese. L’obiettivo degli educatori, degli amministratori ma soprattutto dei genitori e dei nonni deve essere quella di renderli consapevoli che l’odio e i conflitti portano alla rovina della società”. La data del 4 novembre (entrata in vigore dell’armistizio di villa Giusti, firmato il 3 da Austria e Italia; il 4 gli italiani entrarono a Trento e la Regia Marina sbarcò a Trieste) cade a ridosso di altre ricorrenze importanti – 1 e 2 – e dell’ormai infestante Halloween, che, fra tutte, è certamente il più noto. C’è spazio per tutto, d’altra parte anche quest’ultimo è un’espressione di esorcizzazione della morte. Storicamente, non farebbe male ricordare anche aldilà delle giornate singole, magari con qualche gita alla (ri)scoperta del territorio. La stessa Villafranca è pregna di richiami: secondo comune della provincia veronese per numero di abitanti, si trova sull’antica via Postumia, nascendo come accampamento romano. L’imponente castello medioevale – eretto nel Duecento ed ampliato nel Quattrocento dagli Scaligeri – la domina e la caratterizza; Napoleone, nel novembre 1796, fece della cittadina il proprio quartier generale, soggiornando in palazzo Comini (ora caffè Fantoni, fondato nel 1842 da Giovanni Fantoni, il padre delle ghiotte sfogliatine).

I luoghi del Risorgimento a Villafranca – La posizione strategica ha fatto di Villafranca un sito cruciale, posto tra Mantova e Verona, due città del Quadrilatero (con Peschiera e Legnago). Nel 1848 fu quartier generale piemontese (albergo “Il Sole”); palazzo Gandini Morelli Bugna, poi Bottagisio, vide il generale toscano Cesare de Laugier vivere gli esiti della battaglia di Custoza e, nel 1859, ospitò l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe che lì, l’11 luglio, incontrò Napoleone III, per firmare l’armistizio di Villafranca, che concluse la seconda guerra d’indipendenza. Oggi, infatti, l’edificio è denominato anche “casa del trattato di pace” ed è sede museale.

Napoleone III e Francesco Giuseppe si incontrano presso Villafranca di Verona per mettere fine alla seconda guerra di indipendenza italiana (1859). Stampa dell’epoca su disegno di Carlo Bossoli.

Il quadrato contro gli Ulani – Il 24 giugno 1866, nei pressi dell’attuale via Quadrato, la 16ª divisione di fanteria al comando del principe Umberto di Savoia si trovò a fronteggiare un improvviso attacco di Ulani austriaci: questi furono respinti dai fanti, impavidamente chiusi a quadrato, armati di fucili e ulteriormente difesi da una siepe di baionette. Oggi svetta un obelisco di 17 metri a segnare luogo ed impresa.

La chiesa più antica – L’oratorio del Cristo è la più antica chiesa oggi esistente nel villafranchese, coeva del castello, entro cui si trova. Le tre pale originali sono conservate nel palazzo municipale, nell’edificio religioso sono collocate delle copie.

Le tracce dei cavalieri – San Giovanni della Paglia risale al Quattrocento, oratorio creato dai cavalieri di Malta ed attualmente di proprietà privata. Il riferimento alla paglia si spiega con la consuetudine di offrire cibo e un giaciglio ai viandanti, come comprovato anche dalla posizione, all’inizio del centro abitato, che ne ha mantenuto l’uso a sosta fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando ancora coloro che oggi chiamiamo artisti di strada animavano il cortile interno, oltre che la fiera di San Pietro, e venivano ospitati sotto i portici dalle famiglie residenti nelle case adiacenti a San Giovanni.

 

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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