Il primo agosto del 517, chino sul suo scrittoio, in un silenzio forse afoso per la vicinanza delle acque dell’Adige, il chierico Ursicino finiva di scrivere un libro per la cattedrale veronese; nel farlo, con un gesto che pochi praticavano in quei tempi, mise la firma e la data. Poi, quel testo con le vite di Martino, vescovo di Tours, e di Paolo, monaco nella Tebaide, finì sullo scaffale: libro tra i libri, unico tra molti altri pezzi unici.
Cosa c’è di straordinario, dunque, nella storia di questo libro “ordinario”? C’è che la grandissima parte dei testi scritti più di mille e cinquecento anni fa in Occidente è scomparsa da secoli: roghi, allagamenti, censure, bombardamenti, sottrazioni dolose, razzie e furti hanno fatto il loro indifferente lavoro di distruzione. Il libro di Ursicino, assieme agli altri che gli si sono depositati accanto, invece, no, ed è giunto a noi, rievocando, a distanza millenaria, non solo la storia che narra, ma anche la sua stessa.
Per ricordare e celebrare i mille e cinquecento anni del libro di Ursicino, la Biblioteca Capitolare ha deciso di dissigillare questi millenari superstiti, esporli e lasciare che le loro storie incontrino nuovi ascoltatori. “Verona ai tempi di Ursicino“, esposizione inaugurata il 17 febbraio, è programmata fino al 16 maggio 2018. Un’occasione speciale per ammirare capolavori ed entrare in una sede magnifica e suggestiva, oggi partner istituzionale del progetto Hub del management culturale, ideato da fondazione Discanto e sostenuto da fondazione Cariverona, nato con lo scopo di avviare un percorso formativo unico e innovativo sulle nuove logiche del management culturale (bando di selezione in scadenza il 18 marzo 2018 – Info 045 8538071 [email protected]).