Pubblicata una ricerca sui danni provocati dal cibo da fast food e dalla mancata attività fisica nei bambini veronesi
Il cibo da “fast food” come possibile rischio per la salute dei bambini tra i 7 e i 10 anni. Questo è solo uno dei risultati emersi dalla ricerca “Relazione tra abitudini alimentari, attività fisica e parametri antropometrici e vascolari nei bambini che frequentano la scuola primaria nel distretto sud di Verona”, condotta dall’ateneo scaligero e finanziata dal Ministero della salute, la regione Veneto e l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, che è stata di recente pubblicata sulla rivista scientifica “Nutrients”.
I risultati.
Cristiano Fava, docente di Medicina interna nel dipartimento di Medicina, e primo firmatario della ricerca, in collaborazione con Claudio Maffeis, del dipartimento di Scienze Chirurgiche Odontostomatologiche e Materno-Infantili, ha guidato il gruppo di lavoro che ha studiato la diffusione dell’obesità tra 300 bambini veronesi delle classi III e IV di quattro scuole primarie del distretto di Verona sud. Dei bambini inclusi, di età compresa tra 7 e 10 anni ed equamente divisi tra maschi e femmine, ben il 13,6% risultava obeso e il 20% sovrappeso; la pressione si rivelava alta nel 21,6% dei casi. La ricerca ha quindi mostrato come l’assunzione di determinati cibi possa influire sulla salute: è da favorire il consumo di frutta fresca e secca, che rappresenta un possibile effetto protettivo nei confronti della glicemia; al contrario, quei bambini che consumavano in maggior quantità il cibo da “fast food” risultavano più inclini ad avere delle arterie rigide ovvero soggette a precoce invecchiamento, correlato ad un aumento del rischio cardiovascolare in età adulta.
“Gli studi effettuati e le correlazioni trovate tra le abitudini culinarie dei bambini e la loro salute”, spiega Fava, “assieme ai numeri in crescita dei casi di obesità in età infantile, ci hanno portato a suggerire l’importanza di interventi tesi a migliorare ciò che i bambini mangiano e a favorire l’attività fisica costante in età scolare, in modo da evitare problemi cardiovascolari in età adulta”.