Joe Oppedisano allunga sue radici da un capo all’altro dell’Atlantico: nato a Gioiosa Ionica nel 1954, si è spostato da bambino con la famiglia a New York, dove è cresciuto ed ha iniziato la sua carriera di fotografo, battezzata nel 1979 da un invito da parte dell’International Center of Photography of New York a partecipare a “Venezia ’79 La Fotografia”, come tutor nei workshop.
La nostalgia per l’aria natale lo riporta in Italia: con base a Milano, lavora per le più importanti agenzie pubblicitarie e gruppi editoriali, realizzando campagne per soggetti come American Express, Fiat, Kodak, Polaroid, Panasonic, Adidas; ma Joe non tralascia l’estro personale e, parallelamente, sviluppa un suo linguaggio sperimentando nel campo della ritrattistica, collages, panorami attraverso l’idea del prolungamento del tempo reale di visione, tradotto tecnicamente in un apparecchio fotografico modificato ad hoc. Il risultato è la fusione dei diversi fotogrammi, che, nel curriculum artistico, sono andati a comporre le serie “Extensions” e “Collages”.
Verona ha un posto particolare nella vita di Joe: quando sei arrivato e quanto hai soggiornato? “Sono arrivato da Milano a Sommacampagna nel 2004, volendo cambiare stile di vita, e sono rimasto fino al 2010. A Sommacampagna abitavo in campagna: era la mia prima esperienza rurale, dopo tanti anni in grandi città come New York, Milano, Parigi. Ho riscoperto la natura ed il ciclo delle stagioni, trovando nuove ispirazioni per foto di paesaggi e del loro cambiamento nello scorrere dell’anno; da queste immagini ho ricavato un video “Changing Times” che si può trovare su youtube https://www.youtube.com/watch?v=Spfzp_sV4Vk&t=170s“.
Professionalmente ed artisticamente, quali ricordi, emozioni, ispirazioni ti ha dato questa città? “Anche prima di dimorare nel veronese frequentavo le importanti mostre di fotografia agli Scavi Scaligeri, a volte accompagnato da Lanfranco Colombo, fotografo e gallerista di riferimento in Italia. Verona è nota come città dell’amore grazie alla vicenda di Romeo e Juliet, ma per me l’aspetto più interessante è la città romana con i suoi reperti di circa 2000 anni fa ancora visibili: Arena, porta Borsàri, porta Leoni, gli Scavi Scaligeri, ponte Pietra, teatro Romano, arco dei Gavi, biblioteca Capitolare – considerata la più antica al mondo – e molto altro; la storia mi incuriosisce e ho iniziato ad esplorare e fantasticare, una cosa normale per me, quando mi trovo in mezzo alle bellezze di altri tempi. Mi piace documentare con la fotografia e proprio alcune immagini di Verona sono state pubblicate nel 2009 dall’editore Skira Mini Artbooks, distribuite con il Corriere della Sera. Professionalmente poi, ho iniziato a collaborare con la fonderia Buonvicini a Caselle, documentando il procedimento di opere di artisti internazionali come Sossa Bravo, Rabarama, Botero, Pino Castagna e vari altri“.
Hai esposto a Verona? “Sì, parecchie volte, a cominciare dal 2006 alla Galleria Teca nella collettiva “Unusual Portraits “ e proseguendo fino al 2016, con i collages alla Galleria Isolo ed una collettiva alla Galleria Libre Art. Ora abito appena fuori provincia, ma mantengo un forte legame con la città e conservo molte amicizie“.
Veronesi che hai ritratto? “Tanti! Milo Manara, Giancarlo Zucconelli, Novello Finotti, Pino dal Gal, Paolo Zanotto, Luca Darbi e molti musicisti, da Oscar Zenari a Mauro Ottolini e ancora altri“.
I “Private Portraits” di Oppedisano saranno protagonisti di una mostra a Castelfranco Veneto dal prossimo sabato 6 novembre e fino all’8 dicembre 2021 (Galleria del Teatro Accademico e Galleria Puk) e comunque Verona rimane all’orizzonte: “Spero che gli Scavi Scaligeri tornino ad essere un Centro Internazionale di Fotografia unico al mondo, valorizzandone la cornice romana; prima della chiusura per restauri, stava prendendo forma il progetto di una mia esposizione lì: mi auguro che questa opportunità possa diventare prossima realtà“.
Le immagini a corredo dell’articolo sono opera di Joe Oppedisano