Il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Spdc 1 dell’ospedale di Borgo Trento presenta la particolarità per cui la struttura appartiene all’Azienda ospedaliera, mentre la gestione è in capo all’Ulss, che fornisce anche il personale: 35 infermieri e 10 operatori socio sanitari (oss), per un totale di 45 lavoratori e lavoratrici. Per la Regione si tratterebbe di una anomalia da “sanare” riportando tutto – proprietà e gestione – sotto un unico “padrone”: l’Aoui. O almeno questo è quanto prevedono le schede ospedaliere, moltissime delle quali, del resto, e come è noto, sono rimaste inattuate. Eppure, dopo tanti anni di tentennamenti e tentativi andati a vuoto (l’ultimo, naufragato, risale al 2020) sembra che i due enti siano arrivati ad una decisione che nel giro di qualche mese porterà al passaggio delle consegne.
“Ma siamo davvero sicuri – si chiedono Antonio De Pasquale, Segretario generale Fp Cgil Verona e Simone Mazza, Responsabile Sanità Fp Cgil Verona – che la presunta anomalia non sia in realtà una specificità a vantaggio dei cittadini? Come Sindacato dei lavoratori della sanità pubblica, noi di Fp Cgil il problema ce lo poniamo, e vogliamo porlo anche ad Aoui, Ulss e Regione affinché le decisioni siano meditate e soprattutto condivise, con i lavoratori e con il territorio.
Punto uno: la gestione da parte dell’Ulss rappresenta una garanzia di continuità di cura, presa in carico e coordinamento con le strutture territoriali, dal momento che, passata la fase acuta, i pazienti dimessi dalla Spdc 1 si relazionano con le strutture residenziali, semi residenziali e diurne coordinate dai Csm (Centri di salute mentale). E proprio questo fine andava a perseguire le decisione, presa anni fa, di affidare il servizio, nato all’Aoui, all’Ulss. In base a quale strategia oggi si vorrebbe tornare indietro? Sono forse queste le scelte strategiche per rilanciare la sanità pubblica veronese? Oppure questa è la risposta alla nostra richiesta di potenziare tale servizio?
Punto due: oltre all’Spdc di Borgo Trento, a Verona ci sono altre due strutture equivalenti, attive presso gli Ospedali di Bussolengo e di Legnago-San Bonifacio, ciascuna delle quali fa riferimento a una Centro Salute Mentale (di Verona via Toti, di Domegliara-Isola della Scala e di Legnago-Bovolone) che a sua volta coordina gli interventi sul territorio con le strutture residenziali, semi residenziali e i centri diurni. Come si vede, si tratta di un sistema coerente anche se ampiamente sottodimensionato, all’interno del quale prosperano le cliniche del privato convenzionato. Questa sì, una vera e propria anomalia a cui si dovrebbe rimediare. Perché, dunque, la priorità della Regione non è di potenziare il sistema pubblico anziché disarticolarlo?
Punto tre: lo stato di conservazione della struttura è a dir poco pessimo. Una vertenza di qualche tempo fa segnalava che pioveva dentro il Spdc 1 di Borgo Trento. Ora chiediamo: la priorità per il buon andamento del servizio non dovrebbe essere il ripristino di condizioni strutturali di decenza?
Punto quattro: molti lavoratori e lavoratrici non avrebbero convenienza a passare alle dipendenze dell’Azienda ospedaliera, sia per ragioni logistiche legate alla maggiore possibilità di mobilità interna (l’Ulss opera su più sedi, mentre l’Aoui sostanzialmente in due), sia per ragioni economiche, legate alla disponibilità del fondo di contrattazione. In molti a suo tempo fecero concorso per venire a lavorare qui. E ora farebbero il percorso inverso. I lavoratori non sono pacchi postali! Verrà data, almeno, la possibilità di restare in Ulss nel caso in cui il “trasferimento di proprietà” venga perfezionato?
Come Sindacato, noi di Fp Cgil poniamo questioni reali, meritevoli della massima considerazione e condivisione. Vogliamo capire a che cosa è dovuta questa improvvisa accelerazione del progetto di unificazione dopo anni di immobilismo, e se effettivamente si andrà a perseguire l’efficacia di questo prezioso servizio. Chiediamo un processo decisionale trasparente, informato e partecipato”.