L’art. 7 del decreto legislativo 39 dell’8 aprile 2013, tratta disposizioni in materia di inconferibilita’ e incompatibilità di incarichi presso le amministrazioni pubbliche e gli enti di controllo pubblico.
In particolare il secondo comma, impedirebbe di ricoprire tali cariche “a coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio della provincia, del comune o della forma associativa tra comuni che conferisce l’incarico… nella stessa regione dell’amministrazione locale che conferisce l’incarico, nonché a coloro che siano stati presidente o amministratore delegato di enti di diritto privato in controllo pubblico da parte di province, comuni e loro forme associative della stessa regione, non possono essere conferiti:
a) gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni di una provincia, di un comune con popolazione superiore ai 15.000 abitanti o di una forma associativa tra comuni avente la medesima popolazione;
b) gli incarichi dirigenziali nelle medesime amministrazioni di cui alla lettera a);
c) gli incarichi di amministratore di ente pubblico di livello provinciale o comunale;
d) gli incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte di una provincia, di un comune con popolazione superiore a 15.000 abitanti o di una forma associativa tra comuni avente la medesima popolazione”.
Rigidi dettami, specifiche norme che dovrebbero regolare e regolamentare i requisiti di chi concorre a guidare la “macchina pubblica”.
Il condizionale è d’obbligo perché in realtà a Verona i decreti legislativi pare che possano essere facilmente desautorati sia nella forma che nella sostanza.
In barba alla Legge, esponenti locali comandano o presiedono i CDA di partecipate veronesi, senza averne titolo.
Gli esempi sono eclatanti: Niko Cordioli, Fabio Venturi e Giuseppe Stoppato rispettivamente Presidenti di Acque Veronesi, Agsm e Agsm Energia sono entrati negli enti citati senza che fossero trascorsi i due anni dalla cessazione del loro precedente mandato di consiglieri provinciali e regionali.
Oltre lo status di “border line”, dunque. Assecondati dal Sindaco, che a capo di quelle partecipate ce li ha messi. Noncurante delle disposizioni legiferate a Roma.
Purtroppo però Flavio Tosi non è l’unico responsabile. Se da una parte la maggioranza si permette di “bucare” le norme, dall’altra l’opposizione non denuncia.
Michele Bertucco, solitamente attento “vigile” di Palazzo Barbieri, sulle nomine in questione nulla ha avuto da eccepire. Forse si è distratto ed ha guardato altrove. O forse non sono poi così maliziosi coloro che sostengono che il passaggio di Giandomenico Allegri da Consigliere Provinciale a membro CdA del Consorzio Zai si sia trasformato in un edulcorante sufficiente per zittirlo.
Tant’è che così è. Giochi di potere che rimaterializzano sospetti di malversazioni della peggior politica.
Quella che purtroppo Verona ha già ben conosciuto, con accezioni tra il grottesco e lo scandaloso con la sentenza dell’ex vicesindaco Vito Giacino. Molto più che dettagli..
M.Cor.
Come ho avuto modo di scrivere alla redazione ritengo questo articolo fuorviante.
Nella prima parte si denunciano dei casi presunti di inconferibilità dell’incarico ad esponenti della lista Tosi da parte del sindaco di Verona.
Nella seconda si afferma che Michele Bertucco non avrebbe denunciato i suddetti fatti perché in attesa della mia nomina in Z.A.I. che, secondo il giornalista, sarebbe in linea con le precedenti.
Michele Bertucco ha avuto modo di spiegare la sua posizione.
Io vorrei semplicemente spiegare perché la teoria espressa nell’articolo non sta in piedi:
1. La mia nomina non rientra fra quelle inconferibili secondo l’articolo di legge citato in quanto, su espressa richiesta del Presidente della Provincia l’ANAC (parere 0104831 del 6 luglio 2016), si è espressa ritenendo che per l’incarico alla Z.A.I. non sussistano le inconferibilità di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 39/2013.
2. Se la mia nomina è regolare viene a cadere tutto il palco costruito ad arte per l’articolo. Se la nomina è regolare, e certificata da un ente fuori dai giochi veronesi e di tutto prestigio come l’ANAC, perché Michele Bertucco avrebbe dovuto comportarsi in modo così anomalo?
3. La mia nomina avviene in Consiglio Provinciale per conto della minoranza dello stesso. Nessuna implicazione quindi del Consiglio Comunale di Verona in cui Michele Bertucco è capogruppo del Partito Democratico.
4. Le tempistiche delle nomine del Sindaco citate sono antecedenti di alcuni mesi l’apertura delle candidature della Z.A.I. e, allora, neppure si sapeva chi sarebbe stato proposto dal gruppo consiliare provinciale per la nomina.
Quindi se fossimo in un giallo potremmo dire che manca il movente e anche la tempistica non è chiara.
Ma tant’è.
A volte gli uccellini che suggeriscono possono anche prendere delle grosse “cantonate”.
Giandomenico Allegri
Gentile dott. Allegri, come ho già avuto modo di ribadirle, i casi di inconferibilita’ descritti sono 3 e in questi Lei non ci rientra. L’articolo in questo senso è chiarissimo.
Cordialmente
MC
e allora perchè nominarlo