“La maggioranza delle quote societarie di Poste Italiane è in mano pubblica e da più di dieci anni i bilanci si chiudono con ottimi utili. Questa società, quindi, non ha problemi economici e/o finanziari. Il suo punto di forza è la capillarità con la quale copre il territorio nazionale: anche nei paesini più sperduti l’ufficio postale rappresenta il riferimento per commercianti,aziende e cittadine/i. Poste Italiane contribuisce alla crescita economica di tutto il Paese assicurando una serie di importanti servizi che le aziende private difficilmente potrebbero garantire; non è un caso che in futuro rilascerà anche Passaporti (la procedura registra al momento qualche problema)”.
Questo l’incipit delle segreterie CGIL e SLC CGIL Verona che critica il “Piano di Razionalizzazione” di Poste Italiane “che ci lascia perplessi perchè sembra quasi che l’azienda stia cambiando pelle e voglia inseguire logiche che puntano sempre al massimo profitto. A livello nazionale 533 uffici postali saranno coinvolti dalla riorganizzazione. In Veneto saranno 67: 15 chiuderanno, 33 ridurranno le giornate di apertura al pubblico, 19 ridurranno il servizio giornaliero.
Nella provincia di Verona gli uffici coinvolti saranno undici. Cinque chiuderanno (tutti all’interno del capoluogo), cinqueridurranno i giorni di apertura, uno subirà il taglio del servizio giornaliero. Gli uffici nel comune di Verona che chiuderanno sono quelli situati in via XX Settembre, via Marco Polo,Quinzano, Mizzole e quello situato all’Interporto. Questa scelta chiaramente penalizzerà fortemente i cittadini di alcuni quartieri.
Pensare che i residenti a Quinzano si debbano spostare in via Mameli oppure ad Avesa è oggettivamente assurdo, specie se si tratta di persone anziane e con problemi di deambulazione. Idem per i residenti nel quartiere Veronetta (che dovranno recarsi all’ufficio postale di B.go Venezia) e per coloro che usufruivano dei servizi in via Marco Polo (dovranno raggiungere l’ufficio di San Zeno o Chievo). Per non parlare dei residenti a Mizzole che dovranno percorrere circa 3 chilometri per raggiungere l’ufficio postale di Montorio.
Abbiamo la netta sensazione che queste scelte siano figlie della cronica carenza di personale che da anni caratterizza il Veneto e la provincia di Verona. I carichi di lavoro in Poste sono peggiorati; questa situazione complica il turn over e di conseguenza l’assunzione in Poste Italiane non è più ambito come un tempo.
Negli ultimi anni abbiamo più volte chiesto a Poste Italiane di aprire un confronto vero e trasparente su questi temi, peccato che le richieste siano sempre cadute nel vuoto.
Il “Piano di Razionalizzazione” non ci piace e non ci convince, per questo motivo il 19 novembre abbiamo inviato una richiesta ufficiale all’azienda per ridiscuterlo.
Scaricare su cittadine e cittadini incapacità organizzative e inseguire logiche che non dovrebbero caratterizzare le aziende pubbliche non fa onore all’azienda che oggi conta il numero più alto di dipendenti a livello nazionale (circa 129 mila)”.