Misure per la tutela e lo sviluppo dell’artigianato nella sua espressione territoriale, artistica e tradizionale. Così si chiama il provvedimento che la commissione Industria al Senato sta studiando dopo aver raccolto le indicazioni che sono state fornite dalle componenti artigiane a sostegno delle attività artistiche e tradizionali, supportate dalla spinta di una necessità di tornare a considerare correttamente le attività tradizionali ed artistiche del nostro territorio.
La norma, si spiega nel dossier del Servizio studi del Senato, riguarda «i canoni di locazione dei locali destinati all’esercizio dell’impresa artigiana nella sua espressione territoriale, artistica e tradizionale, di superficie fino a 600 metri quadrati».
Gli affitti, si legge nel documento di palazzo Madama, «potranno essere assoggettati al regime della cedolare secca, con l’aliquota del 10%, in alternativa al regime ordinario vigente per la tassazione del reddito fondiario ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef)».
Il disegno di legge si compone di 10 articoli e nel primo si specifica che l’impresa artigiana avrà «come scopo prevalente lo svolgimento di produzione di beni, anche semilavorati, dotati di particolare valore creativo ed estetico in ragione del processo di lavorazione manuale applicato».
“Tra le soluzioni allo studio – afferma Andrea Prando Segretario di Casartigiani Veneto – vi è quella dell’articolo 3 che prevede l’introduzione della cedolare secca al 10% sugli affitti da locazione sugli immobili adibiti a laboratori per arti e mestieri, e quindi «strumentali all’esercizio di impresa artigiana nella sua espressione territoriale, artistica e tradizionale». Compresa anche la categoria catastale C/3. Il beneficio fiscale per le locazioni degli immobili a uso commerciale aiuta ad affrontare il problema della desertificazione dei centri urbani, problema che si fa particolarmente sentire in tutte le città del Veneto soprattutto, nei centri dei capoluoghi di provincia dove le normative comunali non hanno saputo conservare gli insediamenti tradizionali. Un altro importante passo – continua Prando – è la definizione di una cornice normativa per il riconoscimento della qualifica di “bottega storica e artigiana” all’impresa che esercita la propria attività in locali che hanno particolare valore per la comunità sul territorio della quale sorgono, di per sé capaci di contribuire alla salvaguardia architettonica e collettiva del tessuto urbano di riferimento, a complemento del grande lavoro svolto in Regione del riconoscimento di Maestro Artigiano. Con questi provvedimenti – conclude Prando – si inizia a riemette al centro il valore dell’artigianato tradizionale, per anni dimenticato ma che rappresenta la nostra storia.