Il misterioso Di-Vin M’Horò e le sue sculture: oggi l’intervento di Sgarbi

 
 

La Minotauro Fine Art Gallery, nel cuore di Verona – dove è appena calato il sipario su Vinitaly and the City – ospita l’esposizione di Di-Vin M’Horò, artista anonimo che ricicla scarti industriali portandoli a nuova vita, rendendoli linfatici, corposi, armoniosi, proprio come un buon vino.

Di-Vin M’horò – la cui identità rimane un mistero, portato al successo da Antonio e Salvatore Falbo – è autore innovativo e visionario, sta riscuotendo crescente successo a livello internazionale, apprezzato dal mercato e dalla critica, in particolare modo da Vittorio Sgarbi, che ne segue da vicino l’evoluzione stilistica, che ha firmato il catalogo,e che sarà in galleria oggi a Verona dalle 19.30 alle 21 circa.

La mostra resterà aperta fino a fine aprile, ad ingresso gratuito, visitabile nei pomeriggi di giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 15.30 alle 20.00 e nei tre pomeriggi del 15-16-17, giorni del Vinitaly, fino a tarda sera e con altri appuntamenti-aperitivi previsti: si potrà seguire il percorso di M’Horò nell’utilizzo di scarti, ingranaggi industriali e materiali di rottamazione, che diventano sculture torte, perforate, stampigliate in fini e sorprendenti cesellature.

L’esposizione veronese presenta in particolare gli ultimi suoi lavori (dopo quelli dedicati agli strumenti musicali) ispirati al mondo del vino e ai suoi elementi naturali e artigianali, interpretati andando oltre le “forme” tradizionali, alla ricerca di un primitivismo originario e di un’astrazione che porti verso una nuova forma-tipo e una materia-tipo, distillata da materiali di rottamazione lavorati ricorrendo ad una tecnica di torsione, perforazione, stampigliatura delle strutture radiali e delle loro lamine di alluminio, in questo caso, con l’innesto\disegno di tralicci, pampini, viticci, grappoli, calici.

L’opera di M’horó – scrive nel catalogo Vittorio Sgarbiassume il carattere quasi di un’archeologia industriale, prendendo di mira elementi radiali e serpentine destinati, probabilmente, a uscire presto dalla produzione, superati da altri tecnologicamente più evoluti, che vengono sottoposti a un’operazione prevalente, la deformazione per via di torsione, allungamento o perforazione (…). E se cinquanta anni fa, in ambito artistico, il riciclo del rifiuto poteva essere considerato poco più di una provocazione vogliosa di choc, oggi si connota, inevitabilmente, secondo una chiave diversa, maturata nel frattempo all’ombra dell’istanza ecologista, facendo della creazione artistica non solo un atto di natura estetica, ma anche morale. Il bello, insomma, che aspira di nuovo al buono, il piacere degli occhi, del tatto, della mente, che si mette al servizio anche di ciò che è socialmente utile”.

Il rifiuto industriale – aggiunge, sempre nel catalogo, il giornalista Roberto Messinasottratto alla sua inevitabile ossidazione, decomposizione e mummificazione, viene reso da M’horò linfatico, vivificato. E spumeggiante, corposo, armonioso, proprio come un buon vino… Un vino-scultura che acquista dignità di prestigiosissima ‘riserva’ e che si (ci) consegna ad una seconda e terza vita, con simboli, metafore, misure e dis-misure di una vera cosmogonia ideata sul sottofondo di una ‘nuova sinfonia del mondo antico’: quello nobile, benefico e potentemente seduttivo dell’enologia”.

Nel suo ricco repertorio di innovazioni iconografiche radicali – spiega Salvatore Falboè comunque e sempre celata l’elegante nostalgia di un passato idealizzato, dove il significato allegorico si fonde con astratte visioni naturalistiche. Si assiste ad un insieme di straordinaria grandiosità e immediata riconoscibilità nel conferire vita alle sue creazioni. In altre parole, gli oggetti di recupero, con cui l’artista manipola le proprie sculture, sono veri monumenti con spunti e contrappunti minimalisti e di design”.

 

DoveCorso Sant’Anastasia, 29 – Verona

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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