Proponevano sulle chat di Telegram Green Pass perfettamente funzionanti, in vendita a 100€ l’uno da pagare in cripto-valuta: la truffa che, in qualche caso, è anche andata a buon fine è stata scoperta dal Nucleo Speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza in un’indagine coordinata dalla Procura di Milano che ha portato a una serie di perquisizioni e sequestri.
Sono quattro gli indagati che avrebbero già ammesso le loro responsabilità e fra questi ci sono anche due fratelli di Verona, rispettivamente di 34 e 31 anni.
Oltre a coloro che hanno perso i soldi, sono tanti che hanno condiviso i loro dati personali con pericoli evidenti per la privacy.
Nel corso delle perquisizioni, disposte dai pm Bianca Maria Eugenia Baj Macario, Maura Ripamonti, coordinati dal procuratore aggiunti Eugenio Fusco, sono stati infatti trovati documenti di identità e tessere sanitarie di decine di clienti.
Per sostenere ‘autenticità dei certificati’, gli indagati dicevano di poter contare sulla complicità di appartenenti al servizio sanitario e, in ogni caso, garantivano i clienti la possibilità di riavere indietro il denaro se il pass non avesse funzionato.
Il pagamento doveva avvenire rigorosamente in criptovalute.
Le indagini e gli accertamenti tecnici sui telefoni e sui dispositivi degli indagati hanno consentito di rinvenire e sequestrare fotografie di documenti d’identità e tessere sanitarie, referti di tamponi con esito negativo, false recensioni dei clienti che in precedenza avevano acquistato i pass contraffatti e le criptovalute con i quali erano stati pagati i certificati.
I meccanismi della truffa sono stati spiegati dagli stessi indagati ai magistrati: “Ho deciso di creare un mio canale dal titolo “Green Pass ITA” – racconta uno di questi – avente username ‘@GreenPassItaly’ per offrire Green Pass, in realtà mai forniti. Questo canale è stato successivamente chiuso, non so dire da chi, e pertanto ho creato il canale dal titolo ‘Green Pass Italy’ avente username ‘@greenpassfalsi’. Sui canali offrivo Green Pass sia in formato digitale, al prezzo di 100 euro, che in formato cartaceo al prezzo di 120 euro”.
L’indagato ha detto che “per quanto riguarda i clienti, i dati che mi fornivano nella chat (nome, cognome e data di nascita, residenza per il recapito di quello cartaceo e codice fiscale), unicamente tramite messaggi di testo, venivano successivamente cancellati al momento del pagamento. Pertanto non sono in possesso di una lista di acquirenti”.
“Non ricordo con precisione l’ammontare in euro, ma considerato il numero di vendite effettuate e il costo dei Green Pass – ha spiegato l’indagato -, ho ricevuto tra i 1000 e i 1400 euro in Bitcoin/Ethereum. Non ricordo come erano ripartite tali cifre, ma comunque solo sulle piattaforme”.