Il glaucoma, il “ladro silenzioso della vista”, è una malattia che colpisce più di 1 milione di persone in Italia, di cui almeno 50.000 in Veneto. La malattia, che interessa il 2-3% della popolazione con più di 40 anni di età, rappresenta la seconda causa di cecità nel mondo occidentale. È una patologia caratterizzata la maggior parte delle volte da un aumento della pressione intraoculare che progressivamente danneggia il nervo ottico, riducendo il campo visivo dalla periferia verso il centro. Possibili disturbi del glaucoma sono ad esempio urtare inconsapevolmente oggetti o accorgersi in ritardo della presenza di un ostacolo quando si cammina o si guida.
“Il 50% dei pazienti affetti non sa di avere il glaucoma. Non raramente si arriva tardi alla diagnosi e il 10-15% è esposto al rischio concreto di perdere la vista. È una patologia gradualmente progressiva che quasi sempre coinvolge entrambi gli occhi determinando danni permanenti al nervo ottico. Nel tempo si può arrivare a ipovisione e cecità – spiega il Prof. Giorgio Marchini, Direttore della Clinica Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona – A partire dai 40 anni tutti dovrebbero sottoporsi ogni 1-2 anni ad una visita oculistica, che includa la misurazione della pressione intraoculare e l’osservazione oftalmoscopica della papilla (la testa del nervo ottico visibile al fondo oculare), così da poter scoprire la malattia nelle fasi iniziali”.
La Clinica Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è un importante centro di riferimento nazionale per la cura del glaucoma grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca. La diagnosi del glaucoma si basa essenzialmente sul mettere in rilievo almeno due delle tre caratteristiche fondamentali di questa malattia: l’aumento della pressione degli occhi, la sofferenza delle fibre del nervo ottico e i difetti del campo visivo. Diagnosi precoce attraverso metodologie specialistiche molto sofisticate come l’OCT e trattamenti efficaci possono salvare la vista e preservare la qualità di vita nella maggior parte delle persone con glaucoma.
“Presso il nostro centro gestiamo al meglio il percorso di cura del paziente, valutando tutte le opzioni disponibili, sia mediche che chirurgiche. Vengono utilizzati colliri ipotensivi, trattamenti laser e interventi chirurgici, in una scala crescente di intensità terapeutica finalizzata ad abbassare la pressione oculare – dichiara il Prof. Giorgio Marchini – Nell’ultimo decennio inoltre sono stati evidenziati alcuni importanti aspetti relativi al trattamento di questa patologia, che principalmente consistono nell’adattare la terapia alle caratteristiche individuali e ai fattori di rischio di ciascun paziente”.
Negli ultimi anni la ricerca ha fatto ulteriori passi in avanti, in particolar modo attraverso due nuove modalità terapeutiche.
“È ormai chiaro che la riduzione della pressione intraoculare non è sufficiente a prevenire l’insorgenza del glaucoma in tutti i soggetti a rischio e non riesce ad arrestarne la progressione in tutti i soggetti già malati. Si raccolgono sempre più evidenze sulla necessità di altre strategie terapeutiche come la neuroprotezione che, affiancata alla riduzione della pressione intraoculare e agendo direttamente sulle cellule neuronali che danno origine alle fibre del nervo ottico, è in grado di contrastare la progressiva morte cellulare, consentendo al nervo ottico di resistere di più agli insulti che lo fanno ammalare – precisa Marchini.”
Il paziente che riceve una diagnosi di glaucoma deve curarsi per tutta la vita ed è noto come l’utilizzo cronico delle medicine in collirio può comportare delle modificazioni della superfice dell’occhio che possono ridurre il successo della terapia chirurgica del glaucoma. In questo caso si ricorre a tecniche chirurgiche cosiddette mini invasive o comunque gravate da minori tassi di complicanze.
“Queste recenti innovazioni chirurgiche che permettono di ridurre la pressione intraoculare, hanno due vantaggi principali: diminuiscono le complicanze della chirurgia tradizionale e sono caratterizzate da un decorso post operatorio migliore per il paziente– dichiara il prof. Marchini – Sono tuttavia meno “potenti” della chirurgia tradizionale nel ridurre la pressione intraoculare. Questa chirurgia mini invasiva ha come indicazione ideale un paziente che non riesce più ad avere una pressione oculare compensata con la terapia medica in collirio e ha un glaucoma non avanzato– conclude Marchini”.