A Verona la definizione di “città dell’amore” va decisamente stretta: un centro storico (autentico) patrimonio Unesco dovrebbe essere valorizzato maggiormente rispetto, ad esempio, ad un falso storico come la ricostruzione della tragedia shakespeariana, ben orchestrata all’inizio, ora avvilita e seppellita da quintali di gadget e manifestazioni criptocommerciali. C’è ben più di Giulietta e i suoi baci. Ce lo ricorda puntualmente, con le sue numerose pubblicazioni, Giuseppe Rama, appassionato studioso di tradizioni popolari veronesi, che da anni esplora, risvela e valorizza luoghi, figure e peculiarità locali, dall’impagabile piazza San Zeno, carica di storia in ogni suo centimetro, all’estroso e perennemente assetato (di vino, chiaramente) vagabondo Tòmaci, dalle pittoresche, vetuste osterie nel cuore cittadino, alla ricetta della pastissàda de cavàl, messa in versi.
Prossime sono due occasioni per conoscere ed ascoltare la sommessa, popolare, aggraziata poetica di Rama: mercoledì 1 giugno a Badia Calavena, per la presentazione del libro “La Fiera di Badia Calavena – il mercato del mercoledì” (ore 20.30, bar “L’Abazia”, piazza Mercato, 14), con intervento del sindaco Ermanno Anselmi, e venerdì 3 giugno a Verona, per l’illustrazione e la lettura scelta dalla “Raccolta di poesie” (ore 18, società “Al Calmiere”, vicolo Broglio, 2, accanto a piazza San Zeno).
Come ha scritto il colto Agostino Contò, responsabile della Biblioteca Civica di Verona e dei suoi preziosi fondi, “A Verona Rama dedica tutta la propria attenzione, attingendo ad un poco noto patrimonio di letteratura orale, proverbi, curiosità, vecchie storie“; che si parli di vino, di streghe, di chiese o di locande, la cura descrittiva è sempre impeccabile e continuo è il piacere della lettura.
AM