L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) è lo strumento operativo interforze, istituito nel 2010 nell’ambito del dipartimento della Pubblica Sicurezza per ottimizzare
l’azione delle forze di polizia «a competenza generale», Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, nella prevenzione e nel contrasto dei reati di matrice discriminatoria.
Il 1° marzo è la giornata internazionale contro le discriminazioni, una ricorrenza contro l’odio in tutte le sue forme, nel mondo reale e on line. Da quasi 12 anni l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), che vede impegnati insieme Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, opera quotidianamente per tutelare le vittime dei crimini e dei discorsi d’odio contro razzismo, antisemitismo, islamofobia, attacchi alle comunità Lgbt, bullismo contro i disabili.
In Italia non esiste una definizione giuridica di crimine d’odio. Viene in genere utilizzata quella elaborata dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) in base alla quale il crimine d’odio è un reato, commesso contro un individuo e/o beni ad esso associati, motivato da un pregiudizio che l’autore nutre nei confronti della vittima, in ragione di una “caratteristica protetta” (reale o solo presunta dall’autore) di quest’ultima.
Il crimine d’odio, quindi, si caratterizza per la presenza di due elementi: un fatto previsto dalla legge penale come reato (cosiddetto “reato base”) e la motivazione di pregiudizio in ragione della quale l’aggressore sceglie il proprio “bersaglio”.
Caratteristica peculiare dei crimini d’odio è il rischio di escalation, che può essere determinato dall’accettazione sociale di atteggiamenti e comportamenti discriminatori contro gruppi di minoranza ( fenomeno della c.d. «normalizzazione dell’odio»).
Quando atteggiamenti e comportamenti discriminatori a bassa intensità sono accettati dalla società perché non percepiti come offensivi (ma interpretati, magari, come episodi di goliardia) e quindi non adeguatamente contrastati, è più forte il rischio che si passi ad atti di discriminazione (nell’accesso a pubblici servizi, lavoro, studio, ecc.) e, infine, a veri e propri reati: danneggiamenti, profanazioni di luoghi sacri, minacce, aggressioni.
Questo pericoloso meccanismo è ben rappresentato dalla cosiddetta «Piramide dell’odio» elaborata dall’Anti defamation league al cui culmine, quale massima espressione violenta dell’odio, è posto il genocidio.
Non esiste una definizione univoca a livello internazionale di hate speech.
Secondo la Raccomandazione (97) 20 del Consiglio d’Europa con questo termine si intende: “qualunque forma di espressione che diffonda, inciti, promuova o giustifichi l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo o altre forme di odio basate sull’intolleranza, incluse l’intolleranza espressa attraverso il nazionalismo aggressivo e l’etnocentrismo, la discriminazione e l’ostilità contro le minoranze, i migranti e le persone di origine migrante”.
In materia di “discorso d’odio”, assume fondamentale rilievo l’esigenza di bilanciare i principi che, nel sistema giuridico nazionale, sono statuiti agli articoli 2 (riconoscimento dei diritti inviolabili) e 3 (pari dignità ed uguaglianza davanti alla legge) della Costituzione con il principio di libera manifestazione del pensiero di cui all’art. 21 della stessa Carta.
Il principale strumento normativo previsto nel nostro ordinamento per contrastare il discorso d’odio è l’art. 604 bis codice penale: “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”.
Sono state 361 le segnalazioni di reati di origine discriminatoria (64 dei quali on line) analizzati dall’Oscad nel 2021. Tali segnalazioni riguardano sia gli ambiti discriminatori coperti da normativa (odio etnico, razziale, nazionale, religioso e nei confronti delle persone con disabilità), sia quelli che non hanno una specifica tutela nel nostro ordinamento, come nel caso dei reati motivati da odio nei confronti delle persone con diverso orientamento sessuale o identità di genere. Tra i reati più ricorrenti ci sono quelli relativi alla razza, all’etnia e al credo religioso mentre gli atti discriminatori, con più incidenza, riguardano l’orientamento sessuale.
Per segnalare atti di discriminazione è possibile inviare una email all’indirizzo [email protected]. L’Oscad provvederà ad inoltrare le segnalazioni agli uffici della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri competenti per territorio, agevolando anche la presentazione delle denunce da parte delle vittime. La segnalazione di un atto discriminatorio all’Oscad non sostituisce la denuncia di reato alle forze di polizia.
Il 27 gennaio 2021, in occasione della celebrazione del «Giorno della Memoria» a
palazzo Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha evidenziato,
con particolare efficacia, il rischio insito nell’accettazione di un linguaggio d’odio pronunciando la segunte frase “Le parole, specialmente se sono di odio, non restano a
lungo senza conseguenze”.
Alberto Speciale