Il Decreto Dignità (D.L. 87/2018) è entrato in vigore il 9 agosto 2018. All’interno del decreto, si ribadisce il divieto del gioco d’azzardo illegale in Italia, e vengono introdotte importanti modifiche. Tuttavia, con l’ultimo emendamento alla Legge di Bilancio per l’anno 2019, (n. 145 del 30/12/2018) il Governo ha scelto di rimandare al 15 luglio 2019 il divieto di trasmettere pubblicità riguardanti il gioco d’azzardo online.
Il contrasto al gioco d’azzardo in Italia è inserito fra i punti del contratto di governo tra Lega e M5S, ma ad oggi l’unica vera misura di contrasto riguarda il solo divieto della pubblicità, contenuta nel Decreto Legge 12 luglio 2018, n. 87 (cd Decreto Dignità). L’articolo 9 del D.L. n. 87/2018 vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse, nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo: “Ai fini del rafforzamento della tutela del consumatore e per un più efficace contrasto alla ludopatia, fermo restando quanto previsto dall’articolo 7, commi 4 e 5, del D.L. 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla Legge 8 novembre 2012, n. 189, e dall’articolo 1, commi da 937 a 940, della Legge 28 dicembre 2015, n. 208, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e internet. Dal 1 gennaio 2019 il divieto di cui al presente comma si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive e acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità, ai sensi del presente articolo, è vietata. Sono esclusi dal divieto di cui al presente comma le lotterie nazionali a estrazione differita di cui all’articolo 21, comma 6, del D.L. 1 luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla Legge 3 agosto 2009, n. 102, le manifestazioni di sorte locali di cui all’articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 2001, n. 430, e i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.”.
In “gioco” ci sono molti soldi, il valore di una finanziaria. Basti pensare che nel 2018 le entrate erariali dell’azzardo hanno quasi raggiunto i 10 miliardi di euro, l’1% in più rispetto al 2017. Cifre molto ghiotte per qualsiasi governo alle quali è difficile rinunciare, anche per un governo che si è dichiarato anti-azzardo.
Il provvedimento era stato annunciato come un elemento normativo che avrebbe contrastato, in maniera decisa, la ludopatia. E in particolare la pubblicità del gioco d’azzardo. Un provvedimento che avrebbe ridotto il consumo, anche se concentrato su scommesse, lotterie e Lotto che usano molto la pubblicità, mentre sono totalmente assenti slot e Vlt. Non a caso, prevedendo di perdere 200 milioni di entrate, a copertura il governo aveva previsto un aumento delle tasse sulle slot¹, che anche se in calo (grazie al taglio di un terzo delle macchinette attuato dai governi precedenti), rappresentano ancora il 45% del mercato e addirittura il 60% delle entrate erariali (6 miliardi).
Quando poi si arriva alla manovra economica di fine 2018, vengono presentati all’incasso i “post datati” emessi durante la campagna elettorale, mentre l’ufficiale giudiziario della UE tira per la giacchetta l’Italia, in quel momento ancora una volta (partendo dai governi Ciampi, Monti e Berlusconi) l’azzardo torna molto utile per uscire dal pantano finanziario. Si assiste pertanto improvvisamente allo slittamento di un anno della dismissione definitiva delle slot di vecchia generazione, dal 31 dicembre 2019 a fine 2020. E slittano anche le nuove concessioni per scommesse, slot, Superenalotto e Bingo. Che, quindi restano in mano ancora per quasi un anno, alle attuali società dell’azzardo. Proroghe oltretutto non onerose, rispetto ad altre del passato. Gratis per le imprese e incassi garantiti ancora per un anno per lo Stato.
Dunque il governo anti-azzardo non cambia nulla rispetto al passato. La ludopatia può attendere. In fin dei conti tra il 2016 e il 2017, in Italia, i casi di patologia da gioco, registrati sono stati “solo” 250 mila (dati ASL territoriali).
Col Decreto Dignità vengono vietate alle aziende del settore del gioco d’azzardo, come per esempio casinò e betting, le sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, programmi pubblici. Il divieto in questione comprende ogni forma di comunicazione che contenga un messaggio dal contenuto promozionale: tv, radio, giornali e nuovi media, incluso internet.
Sarebbe auspicabile una maggior chiarezza dal Governo e dalle Commissioni parlamentari su questo argomento che da tempo divide, e non è in grado di garantire su tutto il territorio nazionale una regolamentazione univoca, considerando il fatto che il Decreto Dignità, agli effetti, è andato in vigore il 9 di agosto del 2018 ma a quella data già vi era inclusa una prima proroga fino al 1° di gennaio del 2019, successivamente reiterata fino al prossimo 14 luglio del 2019.
Ma come accade nel gioco, una mano prende e l’altra restituisce, quindi il 18 marzo 2017 sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il nuovo decreto sui livelli essenziali di assistenza (Lea), che comprendono anche la cura e la prevenzione del gioco d’azzardo patologico (Gap). Da quella data, quindi, il Servizio sanitario nazionale deve offrire percorsi di cura a chi ha forme di dipendenza dal gioco d’azzardo e mettere in campo anche progetti di prevenzione. Come fa con altre patologie o dipendenze. Questo riconoscimento impone allo Stato di prendere in carico non solo i singoli giocatori ma anche le loro famiglie. Si assume un concetto di salute non solo come assenza di malattia, ma come benessere generale psicofisico. Tutto questo ha un costo evidentemente.Come se non bastasse è di qualche giorno fa la (incredibile) notizia della possibile “compartecipazione della fiscalità sul territorio e incremento della qualità dell’offerta di gioco”. Sono due direttrici che per l’amministratore delegato di Lottomatica, Fabio Cairoli potrebbero essere seguite dal Governo impegnato a rimettere mano a una riforma del settore del gioco pubblico da presentare a settembre. Un esempio di come si potrebbero allineare le entrate tributarie del gaming tra ciò che va allo Stato e ciò che potrebbe andare agli enti locali o territoriali sono le lotterie.
Insomma una proposta che suona come molto più di una tentazione a cui la politica, che non ha avuto la forza necessaria di imporsi allo strapotere economico delle concessionarie, probabilmente difficilmente saprà rifiutare. Ma di questo ne riparleremo a settembre.
Nella scala di valutazione InPUT dell’Eurispes, che analizza la permeabilità dell’usura nelle varie città italiane da 0 a 100, Verona è al 25,4 (Venezia 26,94, Padova 26,22, Rovigo 23,70, Vicenza 13,73, Belluno 12,46). Un valore preoccupante che ha costretto l’amministrazione comunale ad istituire l’ufficio Antiusura in grado di fornire al cittadino un punto di ascolto e di informazione gratuito, e che sostiene le persone vittime di usura accompagnandole, se d’accordo, nel percorso di denuncia del reato. L’ufficio collabora con le Forze di Polizia e l’Autorità giudiziaria. Per tutte le informazioni è possibile contattare il numero 045.8077088 o scrivere all’indirizzo e-mail [email protected].
Il mercato dei tabacchi dimostra che non è l’aumento del prezzo delle sigarette a ridurre i consumi ma la riduzione dei luoghi dove fumare, e il crescente giudizio negativo della comunità verso i fumatori. E questo vale anche per l’azzardo, che non è mai calato malgrado i continui aumenti delle tasse. Anzi è costantemente cresciuto.
Se è vero, come ha affermato il Sindaco Federico Sboarina, che “il problema non è il gioco, il problema è l’azzardo” ci si aspetterebbe da parte dell’attuale amministrazione una maggiore ed adeguata regolamentazione del fenomeno atteso che ad oggi il Comune di Verona si affida solo ad una Ordinanaza Sindacale del 2016. Diversamente da quanto avviene in tutti gli altri capoluoghi di provincia veneti che si sono dotati di un apposito “Regolamento per le sale giochi e l’installazione di apparecchi da trattenimento” (Belluno, Padova, Rovigo, Venezia, Vicenza).
Ricordo infine che la L. 145 del 30/12/2018 prevede che “al fine di rendere effettive le norme degli enti locali che disciplinano l’orario di funzionamento degli apparecchi”, a partire dal 1° luglio 2019 Comuni ed Enti locali potranno rivolgersi all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per verificare l’effettiva applicazione delle ordinanze emanate sulle limitazioni degli orari da gioco relative agli apparecchi da intrattenimento.
Resta altresì da verificare se sarà attuato a partire dal 15 luglio 2019, quanto approvato dal Consiglio Comunale di Verona nella seduta del 23 marzo 2017, relativamente alla modifica del “Regolamento comunale della pubblicità e delle pubbliche affissioni“, nella parte in cui inserisce all’art. 14 il c. 2: “In conformità a quanto previsto dalla legge Regione Veneto 27 aprile 2015 n. 6, in tutto il territorio comunale è vietata la pubblicità di qualsiasi gioco d’azzardo” .
Alberto Speciale
Dati statistici giochi d’azzardo di Verona e provincia.
(foto di copertina “I bari”, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, 1594)
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¹ Sale all’1,40% (dall’1,25%) l’aumento del Preu, il prelievo erariale unico, sugli apparecchi per il gioco. La percentuale destinata alle vincite (pay-out) passa dal 69 al 68% e dall’84,5 all’84%. Confermato l’aumento dell’imposta unica dovuta sui giochi a distanza (che dal 20% passa al 25% del margine), sulle scommesse a quota fissa su rete fisica (che dal 18% passa al 20% del margine) e a distanza (dal 22% al 24%) e sulle scommesse simulate (dal 20% al 22%).