La mozione presentata dal consigliere di Battiti per Verona Andrea Bacciga, che impegna l’amministrazione all’introduzione sulle nuove Carte d’Identità, come previsto dall’ultimo Decreto Ministeriale dell’aprile 2019, dei termini ‘madre’ e ‘padre’ in sostituzione di ‘genitore1’ e ‘genitore2’, ha destato la replica dell’opposizione veronese.
In particolare per il consigliere del Partito Democratico Elisa La Paglia “la mozione è basata su una Fake News: basta infatti leggersi l’incriminato decreto del 23 dicembre 2015, recante modalità tecniche per l’emissione della carta d’identità elettronica, per rendersi conto che l’espressione, effettivamente bruttina ed inelegante, di “genitore 1 e genitore 2” in realtà non compare mai. Compare invece l’espressione corretta di “genitori o tutori in caso di minori”.
Di questa semplice realtà ha dovuto prendere atto anche il decreto del 31 gennaio 2019 con cui il Ministro Salvini afferma di aver posto rimedio ad un torto nei confronti della famiglia naturale. La correzione introdotta da Salvini è infatti questa: “le parole ‘i genitori o i tutori in caso di minori’ sono sostituite dalle seguenti: ‘il padre e la madre o i tutori in caso di minore’”. Non esiste genitore 1 o 2, bastava leggere le carte.
La questione non è però di lana caprina: l’introduzione del dato biologico può creare problemi e vere e proprie discriminazioni nel caso di famiglie che non sono fondate su un padre e una madre. Ai fondamentalisti questo potrà non piacere, ma ne esistono molte: famiglie omogenitoriali; famiglie ricomposte a seguito di divorzi, lutti o violenze; famiglie tenute insieme da nonni o addirittura prive di legami di sangue. In Italia e a Verona non c’è soltanto la famiglia del Mulino Bianco. Per il bene dei minori è necessario riconoscere l’esistenza di figure genitoriali che non sono necessariamente la madre e il padre. Affermando che la famiglia è “unica, composta da madre e padre”, come fa questa mozione, la destra veronese butta a mare e discrimina, relegandole a ruolo di serie B, una buona fetta della famiglie reali che non rispondono a questa imposizione”.