“Classic Voice” è un mensile italiano dedicato alla grande musica, di riferimento, nel settore specifico; oggi pubblica la classifica dei rialzi di pubblico, che registra un testa a testa tra l’Opera di Firenze e il San Carlo di Napoli, con 60 e 50.000 spettatori in più. Exploit al Petruzzelli di Bari (+ 68%), al Lirico di Cagliari (+ 45%) e al Massimo di Palermo (+ 22.000). A seguire le Fondazioni liriche di Trieste (+ 33,4 %), Firenze (+ 33,1 %) e Napoli (+ 30,3%); al Petruzzelli spicca un clamoroso incremento del numero di abbonati, quasi raddoppiato (+91,1%). Alla Scala il pubblico del 2016 aumenta rispetto al 2014 (+ 81.000), ma cala rispetto al 2015, annata speciale e “ricca” per via di Expo. Presenze stabili al Regio di Torino, al Carlo Felice di Genova e alla Fenice di Venezia. Unica flessione importante a Verona, dove, tra l’Arena e il Filarmonico, si perdono circa 40 mila spettatori.
Una buona notizia, a livello generale: in quasi tutte le principali istituzioni musicali, il pubblico cresce come non accadeva da molti anni; guardando al nostro orticello, tuttavia, il raccolto è assai deludente e urge – e da tempo – una riflessione da parte di chi gestisce questa fondamentale parte della cultura scaligera (nonchè richiamo turistico).
In molti casi nazionali, l’aumento degli spettatori si è legato a politiche di prezzo rivolte alle fasce di pubblico più giovane; col 25% di spettatori entrati in teatro per la prima volta, l’Opera di Roma diventa la seconda Fondazione lirica italiana più “popolata” (242.665 spettatori, dopo i circa 500.000 della Scala, escludendo le 370.000 presenze estive all’Arena di Verona), piazzandosi prima dell’Opera di Firenze (238.000) e del San Carlo di Napoli (212.000). Nella classifica di Classic Voice seguono il Regio di Torino (178.803 spettatori), la Fenice di Venezia (141.824), il Massimo di Palermo (136.435), il Lirico di Cagliari (132.000). Tra le Fondazioni che hanno aderito alla legge Bray, l’Opera di Roma è pure quella con il tasso medio più alto di riempimento sala (79%), seguita dal Comunale di Bologna (68%). In coda alla classifica, riferita al primo semestre 2016, c’è invece il Carlo Felice di Genova, con soltanto il 25% delle poltrone occupate.
Nonostante gli sforzi compiuti sul piano gestionale e i positivi risultati ottenuti, la situazione delle nove fondazioni che hanno aderito ai piani di risanamento previsti dalla legge Bray resta comunque critica per la consistenza dei debiti accumulati in passato (circa 245 milioni, con i record negativi a Firenze, Roma e Napoli). Le Fondazioni – che entro il 30 giugno dovranno presentare i bilanci relativi alla stagione 2016, l’ultima in fase di rendicontazione – supereranno i 2 milioni 500 mila spettatori, circa 185.000 in più rispetto al 2015 e 327.000 rispetto al 2014.
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