Fondazione Agnelli: perderemo 1 milione di studenti in 10 anni. 55mila cattedere a rischio

 
 

La Fondazione Agnelli, utilizzando le elaborazioni sui dati Istat, ha analizzato e calcolato che nel prossimo decennio (2018-2028) l’evoluzione demografica porterà a una significativa riduzione della popolazione studentesca, nella fascia 03-18 anni, in tutte le regioni d’Italia Paese, con la conseguente scomparsa di decine di migliaia di posti e cattedre con conseguente riduzione del numero di insegnanti. Sono evidenti le correlate implicazioni per le politiche dell’istruzione che i prossimi governi, ma che riguarderanno anche gli enti locali, dovranno affrontare. Qui il Report.

In Italia la popolazione in età scolare fra i 3 e i 18 anni (dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di II grado) è oggi di circa 9 milioni. Fra 10 anni, nel 2028 sarà scesa a 8 milioni. Nessun altro paese europeo avrà un trend così declinante, anzi la Svezia con l’Inghilterra e la Germania registreranno addirittura un considerevole incremento.

Le ragioni di questa contrazione demografica vanno ricercate, in primo luogo, nella diminuzione del numero delle madri potenziali e del loro tasso di fecondità, dal 2007 al 2017 le donne residenti tra 15 e 45 anni sono passate da 12.240.000 a 10.960.000 (– 10%), in particolare delle donne straniere. Nel frattempo è pure diminuita la loro propensione ad avere figli: in un decennio il tasso di fecondità è sceso da 1,42 a 1,34 figli per donna (-6%).

Ma conta anche la riduzione dei flussi migratori internazionali, con un saldo migratorio con l’estero sceso dal 7,5 per mille nel 2007 al 3 per mille nel 2017.
La diminuzione della popolazione studentesca riguarderà nei prossimi 10 anni in modo progressivo e differenziato tutte le aree e le regioni del Paese, a partire dalla scuola dell’infanzia e dalla primaria.

La popolazione fra 3 e 5 anni diminuirà ovunque già da oggi, portando nel 2028 a una riduzione di circa 6.300 sezioni della scuola dell’infanzia a livello nazionale, a regole vigenti oggi, con una percentuale del -14% al nord e al sud e del -17%  al centro. 

Gli iscritti alla scuola primaria (6-10 anni) diminuiranno consistentemente al Nord, al Centro e al Sud (con un picco del 24% in Sardegna e del 20% in Campania, ma lo stesso Veneto scenderà del 18%) con una perdita di circa 18.000 classi (-16% al nord, del -19% al centro, -14% al sud).

Gli iscritti alla scuola media (11-13 anni) continueranno a crescere debolmente per qualche anno al Nord e al Centro, per poi unirsi al Sud nel declino, con una perdita totale al 2028 di circa 9.400 classi (-10% al nord, del -19% al centro, -9% al sud). 

Una traiettoria simile alle medie – sebbene più spostata in là nel tempo – avrà anche la popolazione fra i 14 e i 18 anni, con una perdita complessiva alle scuole superiori di circa 3.000 classi nel decennio (+4% al nord, del -13% al centro, +6% al sud).   In in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Lazio il saldo nel 2028 sarà, però, ancora positivo.

A partire da queste previsioni demografiche sulla popolazione in età scolare, la Fondazione Agnelli ha provato a quantificare gli effetti sugli organici del corpo insegnante, poiché la diminuzione degli studenti e delle classi si tradurrà – a regole vigenti oggi – in un minor fabbisogno e dunque in una contrazione in tutti i gradi scolastici.

La riduzione della popolazione scolastica comporterà un minor fabbisogno, stimato, e dunque una contrazione degli organici dei docenti, a partire dai gradi inferiori, per un totale di oltre 55.000 posti (scuole dell’infanzia e primarie) o di cattedre (scuole secondarie di I e di II grado) persi fra 10 anni.
A differenza del passato, il declino investirà progressivamente tutte le regioni, comprese quelle del Nord. Di conseguenza avremo un raffreddamento della mobilità territoriale dei docenti, poiché diminuiranno le opportunità di trasferirsi dal Sud al Centro-Nord per entrare in ruolo.
A regole vigenti oggi si assisterà anche a un rallentamento nel turnover dei docenti: i nuovi insegnanti immessi in ruolo saranno meno degli insegnanti che usciranno (per pensionamenti, ecc.). A soffrirne sarà il rinnovamento del corpo docente e probabilmente anche la capacità di innovazione didattica dell’intero sistema d’istruzione

Una situazione del genere propone problemi e sfide nuove alle politiche scolastiche dei governi futuri, che dovranno sapere tenere conto delle onde lunghe dei cambiamenti demografici.
Una prima alternativa è non fare nulla: accettare la riduzione degli organici determinata dal declino demografico, con la conseguente minore capacità di rinnovamento del corpo docente. Tale soluzione potrebbe portare, peraltro, a un risparmio di quasi 2 miliardi di euro annui.

In alternativa, si possono destinare le risorse risparmiate a un aumento della qualità dell’offerta formativa. Alcune ipotesi:

a. rafforzamento generalizzato della scuola del pomeriggio, con più possibilità di scelta del tempo pieno/prolungato, attività integrative, supporto ai percorsi personalizzati, contrasto all’abbandono.
b. aumento del numero medio di insegnanti per classe, come nel 1990 con l’introduzione del modulo didattico alle elementari, favorendo lo sviluppo di forme di co-progettazione interdisciplinare anche ai gradi superiori.
c. riduzione del numero medio di studenti per classe, come è stato attuato in Francia con la “riforma Macron” che prevede il dimezzamento nelle aree più problematiche.

 

“L’alternativa che tuttavia appare preferibile a chi dà priorità al miglioramento della qualità
dell’istruzione in Italia – ha affermato il direttore della Fondazione Agnelli – è un rafforzamento generalizzato della “scuola del pomeriggio”, con più possibilità di scelta del tempo pieno/prolungato, attività integrative, supporto ai percorsi personalizzati, contrasto all’abbandono”.

Alberto Speciale

  

 
 
Alberto Speciale
Classe 1964. Ariete. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa, amante della trasparenza con un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fatti degli uomini. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. "Sono responsabile di quel che scrivo non di quel che viene capito"

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