Il Tar del Veneto respinge nuovamente il ricorso dei proprietari dei terreni agricoli sui quali avrebbe dovuto sorgere il complesso immobiliare “Ai Tigli” di Montorio, bloccato dopo che l’allora consigliere comunale Michele Bertucco, oggi Assessore, scopri’ la presenza di fideiussioni fasulle.
Nato in epoca tosiana con Giacino assessore all’urbanistica, il progetto consisteva nella realizzazione di 129 abitazioni su area agricola, ed era stato oggetto di grande propaganda data la promessa di mirabolanti opere compensative che spaziavano da nuovi impianti sportivi a sedi per le associazioni, fino alla installazione di fontane con giochi d’acqua.
“Dopo la destituzione di Giacino, a seguito delle note vicende giudiziarie che vedevano lo stesso Leardini nei panni del grande accusatore – sottolinea Bertucco -, si scoprì però che il contributo di sostenibilità offerto al Comune non avrebbe coperto nemmeno un terzo dei costi di tutte le opere di compensazione promesse.
Questa volta i ricorrenti si sono concentrati proprio sugli atti amministrativi del Comune di Verona che, prendendo atto della presenza di una fidejussione non valida, avevano revocato il piano urbanistico”.
Respingendo una ad una tutte le rivendicazioni dei proprietari terrieri, il Tar ha evidenziato come la garanzia finanziaria sia un elemento essenziale, espressamente previsto dalla legge, nei rapporti tra la pubblica amministrazione e i privati. Essa deve sussistere fin dalla stipula del negozio giuridico e mantenersi valida fino all’assolvimento di tutti gli obblighi reciproci. Nel dichiarare “nullo ed inefficace e, comunque, risolto l’accordo stipulato in data 25 luglio 2013”, scrive il Tar, la Giunta comunale di allora ha svolto “un mero atto di accertamento” che era in suo potere e dovere fare, e non necessitava di nessun’altra motivazione.
“In un atto di generosità, l’amministrazione di allora aveva dato 30 giorni di tempo all’impresa per regolarizzare la sua posizione, ma l’invito restò lettera morta” – ricorda Bertucco -. “La fideiussione in oggetto era stata acquisita da una società rumena non abilitata ad emettere garanzie né in Italia né in Romania. Simili incongruenze sono state riscontrate, sempre da parte del sottoscritto, anche in altri piani urbanistici riconducibili a Leardini, vedi ad esempio San Rocchetto e l’ex area Cardi, ed è per me di sollievo constatare che da allora il Comune ha cominciato ad eseguire controlli più sistematici sulle garanzie finanziarie presentate dalle imprese”.