Si è conclusa la IX edizione del Festival della Bellezza, concepito intorno all’idea di “Arte nell’arte”, con molte novità e grande successo nella partecipazione dal vivo e sui canali social.
I 35 appuntamenti ideati sul tema “Miti e tabù. Personaggi e opere iconiche tra idee e simboli” hanno registrato l’esaurito (alcuni con largo anticipo) per oltre 32.000 presenze e i dati online hanno toccato numeri record con più di 3 milioni di visualizzazioni dei video, 4 milioni e mezzo di connessioni e 15 milioni di impression sui canali social, i follower sono raddoppiati superando i 35.000.
Estratti e integrali degli incontri saranno resi disponibili sul canale YouTube del Festival con anche riprese dei luoghi e dei backstage.
Altra novità dell’edizione sono state le straordinarie location che da 8 sono diventate 20: al patrimonio UNESCO del Veneto, sede tradizionale degli appuntamenti, si sono uniti altri luoghi simbolo della tradizione storico-artistica italiana dal V secolo a.C. (Tempio di Segesta) alla seconda metà del Novecento (Cretto di Burri), passando per città d’arte come Roma e Firenze e opere epocali come l’Ultima Cena di Leonardo.
A teatri di grande prestigio come il Teatro Romano di Verona (14 appuntamenti), l’Olimpico di Vicenza, l’Antico di Segesta, il Bibiena di Mantova e il Vittoriale si affiancano palazzi e ville storiche come il Palazzo della Ragione di Padova, le Grotte di Catullo a Sirmione, le ville Guarienti di Brenzone a Garda, Mosconi Bertani e Guerrieri Rizzardi a Negrar di Valpolicella, e suggestivi scenari dai rimandi culturali come Erice, Monterosso e l’Isola del Garda. Riflessioni e spettacoli hanno riguardato le grandi narrazioni costitutive l’identità occidentale concentrandosi su tre epoche: la prima quella classica del fondamento, della grecità e dell’ebraismo, le altre di decisive trasformazioni: quella della modernità tra metà Ottocento e primo Novecento con personalità come Baudelaire, Nietzsche, Freud, Musil e Klimt, e quella delle grandi mutazioni di costume e mentalità tra il secondo dopoguerra e fine Novecento in cui i veicoli principali della nuova mitologia diventano cinema, Tv e canzone.
Inaugurato il 15 giugno da Massimo Recalcati con una lectio su Bibbia e psicoanalisi, il Festival si è chiuso il 17 ottobre con Aldo Grasso su miti e Tv.
Nei 4 mesi sul tema si sono espressi i filosofi Umberto Galimberti, Massimo Cacciari, Stefano Zecchi e Igor Sibaldi, gli scrittori Alessandro Piperno, Guia Soncini, Federico Rampini, Giordano Bruno Guerri, Yaryna Grusha, Melania Mazzucco e artisti come Vinicio Capossela, Stefano Massini, Fiorella Mannoia, Arianna Porcelli Safonov, Samuele Bersani, Ornella Vanoni, Federico Buffa, Simone Cristicchi (su Franco Battiato), Tullio Solenghi (su Woody Allen) e Morgan (sui Beatles).
Personaggio dell’edizione è stato a 100 anni dalla nascita Pier Paolo Pasolini raccontato da Dacia Maraini, Carlo Lucarelli e Vittorio Sgarbi.
Il direttore artistico Alcide Marchioro ha sottolineato legami e rimandi tra gli interventi e anticipato il tema della prossima edizione. “Le grandi opere iconiche sono intimamente connesse in quanto rappresentano le più pregnanti metafore di un mistero, quello decisivo, il senso di quel che siamo. Gli ospiti ci hanno condotti nel territorio libero del mito, tanto affascinante quanto per noi diventato inconsueto, in cui la questione chiave non è la corrispondenza alla verità ma la percezione e il significato del reale: e nulla è più potente e quindi reale dell’immaginario. E proprio al rapporto tra arte e immaginario sarà dedicata la prossima edizione, la decima, che avrà per tema ‘La vita che imita l’arte’”.
La coordinatrice generale Alessandra Zecchini ha indicato le due principali linee di sviluppo del Festival. “Continueremo la via intrapresa quest’anno di proporre eventi in nuovi luoghi di grande valore artistico e dal grande impatto emotivo, per dare l’opportunità a chi partecipa di vivere esperienze particolari, da ricordare; accanto a questo, il Festival intende promuovere riflessioni inedite e realizzare contenuti culturali video da diffondere a un ampio pubblico che mettano in relazione storia, luoghi e pensiero”.
Per la vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti “Il grande successo del Festival della Bellezza testimonia come l’idea di unire l’arte e lo spettacolo ai luoghi simbolo della storia artistica italiana sia una formula che piace molto al pubblico. Uno dei meriti di questa kermesse è stato quello di avvicinare i cittadini al mondo della cultura in tutte le sue sfaccettature e declinazioni. I luoghi del nostro patrimonio storico hanno per così dire ‘preso vita’, grazie alle performance di illustri attori, musicisti, registi, filosofi, critici d’arte e scrittori. Siamo felici ed orgogliosi di poter dire che questo Festival sia nato e partito dal Veneto per poi toccare i posti più suggestivi d’Italia, promuovendo la bellezza delle diverse forme di espressione e valorizzando le perle architettoniche di cui il nostro territorio è privilegiato custode”.