Zardini, Crivellari e Businaro: «Servono 30 milioni per l’elettrificazione»
La tratta ferroviaria Verona Rovigo rimane una delle linee più problematiche in Italia. Lo certifica anche quest’anno il rapporto di Legambiente, Pendolaria 2018. Treni vecchi, servizio a singhiozzo e tempi di percorrenza che si allungano anno dopo anno stanno portando all’esasperazione i pendolari che, non a caso, diminuiscono con costanza.
«La Regione Veneto», spiegano il deputato veronese Diego Zardini, l’esponente del Partito democratico di Rovigo, Diego Crivellari e la consigliera comunale di Rovigo Giorgia Businaro, «avrebbe la possibilità di intervenire e di ridurre i disagi. Uno dei problemi è l’elettrificazione di due terzi dei 97 chilometri e il potenziamento della capacità della linea. Il costo è tutt’altro che esorbitante, circa 30 milioni di euro, ma sembra mancare del tutto la volontà politica. Infatti, non c’è un euro disponibile per il potenziamento della linea».
La Regione Veneto ha rinnovato a gennaio il contratto di servizio assicurando a Trenitalia, senza gara pubblica, quindici anni di gestione delle ferrovie regionali per la cifra di 4,5 miliardi di euro.
Il bacino di utenza della linea, ricordano Zardini, Crivellari e Businaro «è in teoria molto ampio, circa 430 mila persone. La tratta avrebbe le potenzialità per trasportare un numero di pendolari superiore rispetto a quello odierno, con vantaggi enormi sulla sicurezza, sul traffico in ingresso e uscita dalle città di Rovigo e Verona e sulla qualità della vita dei lavoratori».
Negli ultimi anni, però, sottolinea il rapporto di Legambiente, c’è stato un deterioramento del servizio. Quindici anni fa il treno più veloce impiegava 1 ora e 25 minuti, oggi 16 minuti in più. Non c’è poi un sistema di bigliettazione unica che agevolerebbe gli spostamenti tra le diverse località lungo la linea. Il costo del biglietto a fronte di un servizio così inefficace è esorbitante: 2,55€ per 13 km.
Senza gli investimenti infrastrutturali a poco serviranno i nuovi treni che dovrebbero entrare in servizio dall’anno prossimo.
«Poiché l’accordo tra Trenitalia e Regione prevede investimenti in cambio di una concessione di 15 anni nella gestione del servizio (10 + 5 in opzione), la Regione deve utilizzare parte di quelle risorse che, lo ricordiamo arrivano dallo Stato e non dal bilancio regionale, per il potenziamento di alcune linee in particolare dove il servizio è particolarmente deficitario in termini di tempi, continuità e qualità», concludono Zardini, Crivellari e Businaro.