Per l’Avvocatura civica sono da restituire al fallimento di A.C. Cievo Verona Srl i 411mila euro incassati dal Comune di Verona a seguito atti di pignoramento emessi nei confronti di banche e Lega Calcio serie B . Per i legali comunali “la curatela, in un eventuale giudizio, può agevolmente dimostrare la conoscenza dello stato di insolvenza da parte del Comune al momento dei pagamenti effettuati dai terzi pignorati”
Il Comune di Verona il 2 novembre 2020 ha ottenuto nei confronti di A.C. Chievo Verona Srl l’emissione di un decreto ingiuntivo, provvisoriamente esecutivo, per il pagamento della somma di 2.763.813,17 euro, con la conseguente notifica di atto di pignoramento presso terzi nei confronti di 17 tra banche ed altre società finanziarie nonché della Lega Calcio di Serie B.
Dall’esecuzione nei confronti delle banche e delle altre società finanziarie il Comune ha incassato unicamente l’importo di 250.000,00 euro nei primi mesi del 2021 (il pignoramento è stato effettuato nei confronti di tutti i soggetti che secondo le informazioni ottenute dall’Agenzia delle Entrate intrattenevano rapporti finanziari con la debitrice per cui era da ritenersi che non vi fossero altri valori mobiliari utilmente pignorabili). Mentre dai pignoramenti nei confronti della Lega Calcio di Serie B e di Banco BPM sono stati incassati rispettivamente l’importo di 401.026,76 euro e di 10.735,14 euro (in data 13 gennaio 2022) per una somma complessiva di 411.761,90.
A seguito della Sentenza n. 82/2022 in data 24 giugno 2022 il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento di A.C. Chievo Verona Srl accogliendo le numerose istanze presentate dai creditori tra cui decine tra allenatori, calciatori, preparatori atletici, per un importo superiore a tre milioni di euro. Senza parlare dei debiti tributari che superavano i 23 milioni di euro.
L’8 novembre 2022 al Comune di Verona arriva una doccia fredda (fino ad un certo punto come vedremo in seguito) in quanto la curatela fallimentare (avv.Luca Toninelli e dr. Renzo Panozzo) ha chiesto la restituzione della somma complessiva di 411.761,90 euro, incassata nel gennaio 2022 da Lega Calcio di Serie B e da Banco BPM, ai sensi dell’art. 67, c. 2 della legge fallimentare, il quale stabilisce che “sono altresì revocati, se il curatore prova che l’altra parte conosceva lo stato di insolvenza del debitore, i pagamenti di debiti liquidi ed esigibili, gli atti a titolo oneroso…se compiuti entro sei mesi anteriori dalla dichiarazione di fallimento”.
Della notizia è istata investita l’Avvocatura civica (resta da capire perché non è stato chiesto alla stessa un preventivo parere in fase di pignoramento) la quale, nel ripercorrere la consolidata giurisprudenza di settore, ha concluso che “la curatela, in un eventuale giudizio, può agevolmente dimostrare la conoscenza dello stato di insolvenza da parte del Comune al momento dei pagamenti effettuati dai terzi pignorati”. Ma non solo, un eventuale giudizio esporrebbe il Comune alla più che probabile, per non dire certa, condanna al pagamento delle spese processuali, quantificabili, secondo legali in circa 25.000,00 euro, oltre IVA.
Quanto sopra, a parere dei legali comunali, in quanto le procedure esecutive costituiscono elementi presuntivi sufficienti ad integrare la prova della scientia decoctionis (nel caso di specie il Comune ha pignorato tutti i conti correnti e gli altri valori mobiliari depositati presso i terzi di cui è venuto a conoscenza a seguito delle informazioni sui rapporti finanziari acquisite dall’Agenzia delle Entrate, recuperando neppure un decimo del proprio credito). Inoltre, sempre a parere dell’Avvocatura, lo stato di decozione può essere desunto da notizie di stampa a condizione che risultino frequenti ed allarmanti. Fattispecie più volte concretizzatasi attraverso la pubblicazione di numerosi articoli giornalistici.
Anche i segnali della difficoltà che attraversava la squadra di calcio erano reiterati e conosciuti, soprattutto da parte del Comune di Verona come indicato nel ricorso monitorio presentato dalla curatela fallimentare nel quale si afferma che: “era stata concessa ancora nel 2016 una rateizzazione che non era stata rispettata, per cui nel 2019 la debitrice era stata dichiarata decaduta dal relativo beneficio; era stato sollecitato senza esito il rilascio della polizza fideiussoria cui era subordinata l’accettazione della dilazione; la debitrice ancora con nota in data 15.7.2020 aveva comunicato l’impossibilità di predisporre un piano di rientro adeguato”.
Adesso il Comune di Verona dovrà provvedere al rimborso della somma complessiva di 411.761,90 euro richiesta dai curatori fallimentari, come peraltro già indicato dalla dirigente comunale Rosa Fabiano nella propria Determina n. 5251 del 30 novembre 2022.
Nel frattempo segnalo che il giorno 7 dicembre 2022 si è svolta la prima udienza creditori per l’esame stato passivo mentre la seconda si svolgerà il 21 dciembre.
Alberto Speciale