Cosa si nasconde nei no.
“La Cava Speziala”, così denominata dagli anni ’70, quando era estrazione di ghiaia e San Massimo non era ancora così popoloso, ha avuto sempre dei travagli nel suo destino.
Oggi è tornata d’attualità, sia civica che politica, per il fatto che l’attuale proprietà abbia deciso, in conformità alla destinazione d’uso del PRG, e quindi agricola, di sistemarla anche per arrivare a metterne una parte a disposizione della cittadinanza.
Si è sollevato il girotondo degli ambientalisti, che dicono che l’attuale “ecosistema” non debba essere toccato perché in “equilibrio”, e che non si debba spianare alcun albero o cespuglio cresciuto spontaneo nel tempo.
Lunedì la 3^ circoscrizione ha votato favorevolmente per la realizzazione del progetto della proprietà, e gli animi si sono surriscaldati a tal punto che a monitorare le temperature è giunta una pattuglia della Polizia di Stato.
Qualche voce un po’ troppo fuori dal coro, qualche insulto generalista, ma tutto, poi, è filato via liscio, e tutti a casa ad annaffiare le piante.
Per chiarire la situazione, abbiamo contattato l’Avv. Andrea Sartori, consulente legale della proprietà della cava e di seguito l’intervista.
Avvocato Sartori, il progetto di sistemazione della cava in cosa consiste?
“Il progetto attualmente al vaglio degli uffici pubblici, con una conferenza di servizi in corso, prevede la sistemazione delle sponde della cava, per renderle meno pendenti, e in una parte per realizzarle del tutto, al fine di rendere possibile, in futuro, anche poter utilizzarle per camminarvi”.
Tutto qui? e perché questa sollevazione popolare?
“Non amo scendere in polemiche rispetto alla sollevazione popolare, spiace solo che la disinformazione, o l’informazione piegata agli interessi politici di alcuni, sposti l’oggetto della discussione. Detto questo, no, non è tutto qui. Il progetto è ambizioso e parte da uno studio approfondito dell’Istituto dei Tumori di Milano, con una sperimentazione già realizzata a Bologna, e una serie di interventi esplicativi anche biografici riguardo a come utilizzare per il bene di tutti il terreno e gli alberi”.
Capiamo che scendere troppo nei dettagli possa essere anche controproducente, in questa fase che appare delicata, ma potrebbe spiegare un po’ di più?
“La proprietà ha studiato a lungo come recuperare la superficie della cava, e come renderla sicura e fruibile. Ovviamente la proprietà non lo realizza solo per filantropia, ma segue un proprio piano economico, che prevede come indicato dal Comune, e nello specifico dal settore Ambiente, di provvedere alla bonifica di alcuni siti in cui erano stati depositati molti anni fa materiali non inquinanti ma non conformi alla destinazione d’uso, e successivamente procedere con la ricostruzione delle scarpate, a lotti, per realizzare un bosco perenne”.
Scusi, ma il bosco c’è già, che motivo c’è di toglierlo e quali sarebbero i vantaggi?
“E’ vero che c’è una boscaglia, attualmente, ed è vero che in parte la proprietà recupererà degli alberi già presenti, che secondo le linee guida del progetto siano utili ad assorbire PM10, PM2,5 e Co2. Il motivo della sistemazione è più di uno. Il primo è mettere in sicurezza le scarpate che ad oggi lentamente, talvolta, si muovono. Questo è significativo per chiarire che la boscaglia presente non è così utile a mantenere ferma la terra, o meglio la ghiaia. In questa direzione si è espressa anche la Forestale che ha ritenuto non qualificata la boscaglia e di tutta l’area, parliamo di 24 ettari, ha individuato solo 8 ettari e mezzo di boscaglia e senza pregio, tanto da permetterne la sostituzione. Quindi il vantaggio di sistemare le scarpate, e di piantare alberi utili ad assorbire inquinanti, tra l’altro riportandone la maggior parte a livello strada, è di tutti. Certamente della proprietà, oltre che della cittadinanza”.
L’area è privata, come può usufruirne la cittadinanza?
“Il percorso per arrivare a ricomporre l’area, passa anche dalle esigenze del Comune, pur mantenendo la destinazione d’uso dell’area per quella che è oggi, come detto agricola. Come concordato con l’ex presidente della Circoscrizione e come illustrato a tutta la circoscrizione anche lunedì scorso, una parte dell’area, per intenderci quella a sud della cava, un’area di circa 4 ettari (per calcolare i metri quadrati sono 40mila, circa quanto l’Adigeo ndr), sarà concessa al Comune, e per esso alla Circoscrizione, che potrà realizzare o chiederci di realizzare ciò che sia compatibile con la destinazione d’uso. Inoltre le nuove scarpate saranno a circa 50 metri dai confini del sito, ovviamente con l’eccezione della parte sud”.
Avete discusso sui materiali di riempimento, da quanto si apprende sarebbero “rifiuti” o scarti di lavorazione, può chiarire?
“Guardi, questa è una “fake news”. Il perché è presto detto. Il settore Ambiente del Comune di Verona ha indicato, correttamente, alla proprietà l’utilizzo del materiale conforme alla destinazione d’uso dell’area, ovvero agricolo. Per spiegarlo semplicemente, la terra da portare per realizzare le opere non potrà che essere terra diciamo vergine, o in ogni caso terra che non abbia al proprio interno alcunché di nocivo. Per averla è necessario rivolgersi a chi ha da movimentare grossi volumi e “puliti” ovvero analizzati e conformi a quanto richiesto. Stiamo trattando questa qualità di terreno e non appena avremo il via libera dal Comune, potremo procedere. E’ strano che un progetto di ricomposizione naturalistica del verde, benché fatto dal privato e anche per lucro (nessuno credo possa privare un privato di realizzare qualcosa di economico), sia avversato dagli ambientalisti. Non ci sono rifiuti di alcuna natura, diversamente l’iter non sarebbe stato quello seguito, non sarà mai una discarica, anche se qualcuno ha cercato di far passare questo tipo di spauracchio. Tutto ciò non potrà mai essere perché contrario sia alla destinazione d’uso che a quanto previsto per legge”.
I controlli del materiale chi li fa?
“Il materiale, ovvero le terre, arriveranno già con le analisi svolte. Ciò nonostante saranno tenuti a parte dei campioni di ciascun lotto, e saranno svolte analisi comparative, secondo quanto sarà indicato dal Comune (Settore Ambiente ndr), e monitorato dall’Arpav. Quindi, nel rispetto della legge, sarà tutto alla luce del sole”.
Quanto tempo ci vorrà, e che impatto ci sarà nel quartiere?
“Sono stati stimati circa 3/4 anni di lavorazione, a lotti, per avere l’operazione conclusa, e sarà il minor impatto possibile per il quartiere, poiché la strada interessata va dall’uscita della bretella T9 (la Tangenziale ndr), all’ingresso della cava, in tutto 300 metri di strada. Inoltre saranno adottate delle tecniche di abbattimento delle possibili polveri. Con il Comune, con l’Assessore Segala, tra le altre cose abbiamo concordato che la strada utilizzata sarà in ogni caso ripristinata a spese della ditta. La Proprietà, poi, sostituirà gli alberi a fine ciclo avviandoli a produrre biomasse, mantenendo così un bosco perenne”.
Bertucco attacca il suo Collega di Studio tramite lei. Ha qualcosa da dire in proposito?
“Lo Studio Legale Associato Sartori è lo studio mio e di mio padre, ed il mandato è stato conferito a me personalmente. La struttura in cui stiamo, ospita diversi professionisti, e tra questi il Collega Sboarina. Voler vedere dietro a questo un qualcosa, è come dire che siccome nel mio condominio c’è Cristiano Ronaldo, allora io sono ricco e fortunato, è un modo di ragionare a me molto distante”.
Ringraziamo l’Avvocato Andrea Sartori per aver chiarito un po’ di cose.
Ma allora perché i sinistri parlano di discarica? di rifiuti?
Il progetto si può vedere, o è segreto? Potete illustrarlo pubblicamente? Se fosse un parco anche aperto alla cittadinanza perché no.