Esclusiva – Progetto “skate park”: intervista a Francesco Ugolini, il veronese apripista in Italia

 
 

A proposito dello skatepark per Verona abbiamo raccolto – in esclusiva per veronanews – il punto di vista di Francesco Ugolini, definito variamente come padre o guru dello skateboard italiano, in virtù della sua esperienza ultraquarantennale: apripista qui di questo sport arrivato dall’America, continuatore e perfezionatore di tecniche, atleta e attualmente insegnante, ne conosce tutta l’evoluzione e su questa novità in arrivo per la città esprime immediatamente tutta la sua soddisfazione: «Ci vuole, eccome! Eravamo i primi e migliori d’Italia ed ora siamo finiti nelle retrovie, soprattutto per carenza di strutture; lo skateboarding sarà presto alle Olimpiadi – 2020 NdR – e noi non abbiamo ancora niente».

L’area individuata dall’amministrazione comunale per il park è il vallo esterno alla cinta magistrale, lungo viale Galliano, nell’area tra i bastioni di San Zeno e San Bernardino: 4.000 metri quadrati che verranno riqualificati. Che ne pensi? «Ho delle perplessità sulla presenza di eccessivo smog nella zona: l’azione skate sviluppa un alto battico cardiaco, la circolazione è veloce e temo che l’aria respirabile non sia molto salutare; d’altra parte, capisco che si debba arrivare a dei compromessi tra disponibilità di spazi adeguati e altri fattori. Inoltre sarebbe da considerare anche l’inserimento di una parte indoor, perchè lo skate piace anche d’inverno! A San Giovanni è stato realizzato un sito del genere, intendo con copertura, e anche qui sarebbe molto utile».

Ci sono state opinioni discordanti sulla gestione precedente della zona. Le condividi? «No. Non si può parlare di attività poco consolidate o roba del genere, se non è stato dato nessun supporto, nessun credito: mai visto nascere dalla pancia direttamente un laureato, giusto? Direi, piuttosto, che dovremmo complimentarci con i ragazzi che sono riusciti a trasformare un posto da degradato a usufruibile; è comprensibile lo sconforto di essere stati ignorati dalle amministrazioni precedenti, riducendosi a fare slalom tra le buche della piastra, tappandole “fai da te” con la cazzuola. Del resto, gli stessi pattinatori avevano abbandonato la pista perché in condizioni pessime; prendere una buca può significare anche cadere, cadere può significare farsi anche molto male. Mi auguro che ora, restituendo alla città un luogo rinnovato, i risultati si vedranno, in termini di affluenza».

Francesco vedrebbe bene la gestione proprio nelle mani di quel gruppo, a riconoscimento del lavoro svolto finora, sostenuto da vera passione: «Spererei che si possa sviluppare un meccanismo economico che vada a retribuire chi cura e gestisce, che possa sostenere chi ha il compito di ordinare, un responsabile che – come da regolamento – sia sempre presente durante le attività. Dobbiamo dimenticare che uno skatepark sia assimilabile ad un parco giochi sempre aperto, altrimenti si rischia di ricadere nell’incuria».

Che tipo di skatepark immagini? «Lo skateboarding è molto impegnativo, a certi livelli e specialità è tra  gli sport più difficili e completi che ci siano, “olimpico” davvero. Partiamo dall’uso del casco obbligatorio per tutti, soprattutto nelle eventuali bowls o transizioni alte. In quello creato a Pescantina, che noi “volgarmente” chiamiamo skatepark (non è per le discipline olimpiche), si possono muovere bene i primi passi e slalom; in realtà questo percorso risulta zona della attigua pista bmx degli sportivissimi “Ciclomania racing” e l’unica struttura presente progettata ad hoc per lo skateboard lì è l’half pipe verticale. Peraltro, la pista bmx in cemento si presta anche per lo skate e ha suggerito una novità mondiale, una sorta di boarder cross che abbiamo battezzato SK8X, specialità facile e divertente per tutti i tipi di skate e facile anche per i poco esperti. Prevediamo di organizzare le prime competizioni nella prossima primavera».

Nel 2020 lo skateboarding arriverà alle Olimpiadi: cosa non deve mancare in un park all’altezza? «Skatepark olimpico si traduce in una zona per lo street ed una per il park, per l’appunto le specialità che andranno a Tokio: limiterei a queste, altrimenti sarebbe troppo dispersivo. Lo skateboarding comprende molte specialità e creare qualcosa per tutte vorrebbe dire raddoppiare soldi e spazi. Certo, in tal modo si potrebbe davvero fare di Verona la capitale italiana dello skate, con una gamma di strutture a 360°, ma è una mia meravigliosa fantasia, nell’idea di far crescere questo sport e di consolidarlo con concretezza».

Francesco ricorda che da poco esiste un regolamento federale ad omologare le strutture: «Prima esisteva solo uno pseudo-regolamento fatto da aziende europee costruttrici di parchi giochi, orientato a realizzare e vendere attrezzature spesso inadatte, che però sono state catalogate come adatte, generando confusioni e danni, screditando l’immagine dello skate stesso. Molti luoghi sono poi stati usati come ritrovi a tarde ore notturne da parte di improvvisati o balordi, col risultato che il giorno dopo gli skaters si ritrovavano a dover “fare le pulizie”, prima di poter girare. Vedi il parco delle Colombare, per fare un esempio vicino. Dunque, accanto al bando progettuale tecnico per questo nuovo park, occorre la garanzia che venga fatto qualcosa di buono  anche al successivo livello di manutenzione e controllo. So che i ragazzi  che io vedrei a gestire, ultimamente hanno contattato la Federazione per l’omologazione: a maggior ragione dico di dar loro fiducia ed ascoltare le loro voci».

E la tua, fra le più autorevoli nel panorama nazionale? « Sono a disposizione per qualsiasi collaborazione o consiglio gestionale, sulla scorta dell’esperienza accumulata non solo nello skate, ma anche grazie alla recente vicinanza con i super professionali ragazzi della bmx di Pescantina, “Ciclomania racing”, la prima società classificata in Italia nella disciplina».

E un’osservazione arriva: «Ci tengo a sottolineare un aspetto, da tener presente da parte di chi metterà in opera il progetto park: attenzione alla scelta delle ditte costruttrici di muratura. Importante individuare un soggetto esperto, specializzato proprio negli skatepark; qui in Italia è caratteristica ancora rara, molto presente invece negli USA. Non ne faccio assolutamente un discorso esterofilo o nazionalmente denigratorio, ma semplicemente di sicurezza; conosco situazioni in cui sono stati buttati via tanti e tanti soldi per strutture che poi si è dovuto abbattere e rifare. Brescia, 2 miliardi, e adesso Bolzano: due anni di vita e si è distrutta».

Per la cronaca, dallo scorso 25 settembre, gli skaters bresciani piroettano all’interno del parco Cellini di San Polo, piastra decorata con graffiti e arte paesaggistica da alcuni ragazzi che fanno parte dell’associazione “Artcòre”, rigenerando uno spazio urbano degradato, in una zona frequentata. E a San Lorenzo Dorsino il centro sportivo di Promeghin da poco ha anche una nuova pista da skateboard, su richiesta fatta all’amministrazione da un gruppo di giovani attraverso una lettera. Sono casi positivi, ma ancora abbastanza isolati.

La Federazione rimane un punto di riferimento, ma Francesco ha fatto molta strada da solo, unico della vecchia scuola ad essere allenatore di terzo livello, infaticabile praticante tuttora, ad un’età in cui tale freschezza è fenomenale; è anche maestro di snowboard, sport ove ha partecipato allo studio della prima progressione didattica. «Non mi sono ritrovato in molte posizioni della Federazione, sinceramente: ho rifiutato offerte perché non ne condividevo le caratteristiche, ma ho l’onesta certezza di avere un’esperienza unica; non ho mai smesso di praticare personalmente, di imparare e di aver voglia di trasmettere. Là si propone l’avviamento con modalità selettive che non sono mie, come se per andare in bici si cominciasse subito con quella da trial, o con l’auto a correre in pista o direttamente in un rally; nella mia piccola area di Pescantina chiunque, di qualsiasi età, riesce ad apprendere la tecnica elementare con gradualità, senza alcun pericolo e abbinando movimento a divertimento».

Presto tutti i segreti dello skate verranno svelati, vero? «Quasi tutti – Francesco ride – e solo ai fidi! Scherzo: sì, sto scrivendo un libro su questo bellissimo, complicato, estroso sport: un manuale che abbina storia, tecniche, modalità di insegnamento, per dare – cosa che manca in Italia – finalmente delle linee-guida attendibili, sperimentate, identificando il reale valore dello skate, in tutte le sue specialità». Arriverà prima del 2020? ?«Deadline!».

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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