E’ scattato il conto alla rovescia per i saldi: inizieranno, in Veneto, come in quasi tutta Italia (fanno eccezione Alto Adige e Valle D’Aosta), sabato 4 gennaio 2025 per concludersi il 4 marzo.
Il giorno scelto dalla maggior parte delle regioni resta quello stabilito dagli “Indirizzi unitari delle Regioni sull’individuazione della data di inizio delle vendite di fine stagione”, approvati il 24 marzo 2011, che fissano l’inizio al primo giorno feriale prima dell’Epifania.
Le previsioni di spesa, per Verona e provincia, sono incoraggianti, migliori rispetto alla media regionale: stando all’Indagine sui consumi invernali di Confcommercio Veneto e Unioncamere Veneto, infatti, coloro che spenderanno come o più dei precedenti saldi invernali aumenta di 10 punti percentuali (contro l’8% della media regionale); il 72% dei veronesi afferma che spenderà come un anno fa (a fronte del 68% della media veneta), il 18% di meno (contro il 22%).
La spesa media pro capite, in Veneto, stando allo studio, sarà di 241 euro per l’abbigliamento, 203 euro per le calzature, 179 euro per il “benessere”. Un budget sostanzialmente sovrapponibile a quello dello scorso anno.
Sempre secondo la stessa indagine, l’acquisto nei negozi fisici fa ancora la parte del leone con il 66% del totale; il 65% in periferia, il 35% nei centri storici.
“La formula delle vendite di fine stagione è oggetto di discussione anche tra noi operatori, per molti aspetti è superata – dice il presidente di Federmnoda Confcommercio Verona Mariano Lievore – ma è positiva la scelta della data unica di inizio in un momento così delicato per il comparto: i saldi invernali, in questo senso, possono rappresentare una boccata d’ossigeno”.
A livello nazionale le vendite dei prodotti di moda, abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa e degli articoli sportivi, hanno registrato fino a metà 2024 un calo dell’8,1% e dell’8,5% rispetto agli stessi mesi del 2023, senza contare che il settore ha perso circa 70mila punti vendita in tutta Italia negli ultimi 10 anni e l’andamento delle vendite nei negozi fisici risente inevitabilmente delle difficoltà della filiera.
“Il nostro settore – fa presente Lievore – è un fondamentale pilastro dell’economia nazionale e anche provinciale, con – dati aggiornati a fine 2023 – 2.287 punti vendita veronesi che occupano 3.633 addetti”, prosegue Lievore.
“Un settore che, nel Veronese, esprime il 19% dei negozi di moda complessivamente presenti in Veneto. Anche i dati sulle chiusure sono interessanti, considerando che nel 2023 abbiamo perso a Verona “solo” 21 negozi nell’intera provincia (-0-9% sul 2022) rispetto ad una media regionale pari al -2,3% e nazionale del -2,6%. Questo anche grazie all’attrattività turistica del territorio che ha trovato giovamento anche dalla riduzione dal 1° febbraio 2024 della soglia sul Tax Free Shopping a 70 euro (prima era di 154,94 euro) voluta fortemente da Federazione Moda Italia-Confcommercio che ha visto aumentare le transazioni tax free del 57% a Verona nei primi mesi di applicazione della nuova disposizione normativa. Il settore tuttavia ha bisogno di sostegni, della possibilità di competere ad armi pari con i colossi del web, e su questo Federmoda Confcommercio sta lavorando insieme alle istituzioni”, conclude Lievore.