Mentre il Sindaco Tosi si sbizzarrisce in cifre (prendere in concessione il Teatro Romano di Verona per una settimana costerebbe 23 mila euro, al giorno meno dell’Autoditorium della Gran Guardia) dalle carte disponibili emergono ulteriori dubbi sullo svolgimento della festa privata sul ghiaccio al Teatro Romano.
“In una nuova relazione datata 12 agosto 2016 ma venuta alla luce solo ieri con una nuova decisione di giunta – spiega il capogruppo Pd Michele Bertucco – gli uffici comunali ribadiscono che lo smontaggio degli allestimenti confligge irrimediabilmente con gli accessi al Museo Archeologico e che non sono ipotizzabili percorsi alternativi, dunque il Museo Archeologico dovrà rimanere chiuso.
Fanno inoltre notare che ai sensi del Codice del Paesaggio i musei debbono essere considerati servizi pubblici essenziali a tutti gli effetti il che, ad esempio, limita fortemente il diritto di sciopero, vuoi che non limiti lo svolgimento di una festa privata?
Farsesca la risposta della giunta, la quale rimette agli organizzatori ‘l’onere di individuare le modalità e gli eventuali percorsi alternativi in modo da garantire la visitabilità del Museo Archeologico’”.
“Se le cose stanno così siamo di fronte ad una manica di irresponsabili patentati – conclude Bertucco – e diventa urgentissimo stendere un regolamento per l’uso dei monumenti partendo dalle competenze delle commissioni di vigilanza esistenti (Musei d’Arte, Biblioteca Civica, Museo di Storia Naturale)”.
Aggiunge la consigliera Pd Elisa La Paglia:
“Il vero dramma in questa vicenda è trovare il cartellone del Teatro Romano così povero a settembre, malgrado gli allestimenti ancora montati. E un assessore alla Cultura, che dovrebbe preoccuparsi di riempire di contenuti il patrimonio cittadino, impegnato invece a promuovere iniziative fuori contesto.
Non solo: nel fare questo, sfratta dal Teatro Romano l’iniziativa del Tocatì contro le ludopatie che da sola, visti gli ospiti invitati, avrebbe riempito il teatro e non solo.
Ben vengano i soldi dei privati, anche in iniziative una tantum, ma sempre in presenza di una cornice di programmazione culturale. Il già citato esempio di Ponte Vecchio a Firenze è stato evento di una sera, non di una settimana.
L’importo della concessione era inoltre di ordine ben diverso di quello di cui si parla per il nostro Teatro Romano. Soldi che non bastano nemmeno ad affrontare i costi della manutenzione ordinaria del monumento”.