Impossibile rimanere indifferenti dinnanzi a quel che accade dietro le violenze di genere. È una questione non solamente inerente avvenimenti delittuosi. È un problema culturale, sociale ma anche di linguaggio.
Il convegno di ieri, svoltosi nella sala convegni della Banca Popolare di Verona – Banco BPM, infatti, ha posto l’accento non solo sui femminicidi ma anche e soprattutto su quanto accade attorno. Si è parlato di questioni di natura legale, psicologica oltre che di prevenzione perché ridurre le violenze di genere al mero femminicidio è puramente utopico se non addirittura fuorviante.
È un retaggio principalmente storico che fonda le radici in un sistema marcatamente patriarcale che ha imposto alla donna un ruolo molto spesso comprimario rispetto all’uomo.
Basti pensare alle lotte per l’emancipazione, per il diritto al voto, per aver riconosciuti quei diritti fondamentali che dovrebbero essere tali in quanto esseri umani.
Ancora oggi le differenze salariali o i ruoli sociali sono evidenti in molte società che si definiscono civili. Arduo allora il compito di una donna che deve combattere contro stereotipi ormai radicati in un mondo che tarda a cambiare.
Nel convegno organizzato dalla UILPA Veneta si è voluto sottolineare tutto questo e altro ancora. Gli interventi hanno cercato di fare luce su un pensiero distorto che mostra la donna secondo una visuale tipicamente maschilista.
Molto si è fatto nel corso dei secoli che accompagnano la storia del mondo ma ancora tanto si deve fare. Occorre partire dalla famiglia, dalla scuola, dalla società e da un modo di vedere il ruolo della donna agli antipodi rispetto a quello tramandato per millenni.
Per questo il saluto dell’Assessore alla Legalità e Trasparenza del Comune di Verona Edi Maria Neri, donna di legge, che in passato anni ha ricoperto il ruolo Coordinatore dell’Ufficio del Giudice di Pace di Verona è significativo: “Ovviamente ringrazio per l’invito ricevuto. Porto i saluti dell’Amministrazione comunale e del Sindaco Federico Sboarina in primis.
È sicuramente un argomento che non ha orizzonti. Non si finisce mai di parlarne. È un argomento purtroppo all’ordine del giorno che inquieta e spaventa. E stupisce che ancora oggi succedano cose di questo genere”.
Tra il pubblico era presente anche la Direttrice della Casa Circondariale di Verona dott.ssa Maria Grazia Bregoli che ha voluto portare la sua personale testimonianza: “Sicuramente un reato di omicidio si colloca sempre anche all’interno di un contesto familiare. Sono reati particolarmente difficili da comprendere perché ci sono le vittime che sono note ma anche vittime che non sono note come i figli e i familiari.
l’omicidio di una donna diventa un reato ancora più odioso perché si va a colpire il genere. Occorre però dire che spesso questo tipo di reati maturano all’interno di un ambiente familiare patologico. Per questo è importante che vi sia attenzione all’aspetto preventivo all’esterno”.
Crede che sia necessario operare anche a livello normativo e o psicologico?
“Una cosa che mi dispiace dire da donna, è che mi sembra grave dover intervenire con delle riforme legislative per tutelare la vita umana in sé per sé considerata. Qua ci sono principi fondamentali nati con l’uomo che sono consacrati in tantissime norme anche di tenore internazionale.
È ovvio che difronte ad un fenomeno che diventa dilagante bisogna certamente interrogarsi per porre dei correttivi se sono necessari delle norme legislative poniamole, tuttavia credo che per quanto riguarda la vita umana in sé e per sé non ci siano differenze tra uomo e donna”.
L’aspetto socio culturale è stato poi focalizzato dalla Professoressa Ilaria Possenti, Docente presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona.
Qual è il suo pensiero da docente riguardo un tema così scottante e di attualità come quello affrontato in questo convegno?
“È stato un convegno importante perché parliamo di violenza contro le donne non solo dal punto di vista giornalistico o penale. È infatti anche un problema di natura culturale.
È sicuramente una storia antica legata ad un’idea di famiglia di tipo patriarcale che non accetta la libertà femminile.
Oggi questo tema della libertà comincia ad esistere, ad essere agita dalle nuove generazioni ma questo, per una parte del mondo maschile è ancora inaccettabile.
Il lavoro da fare purtroppo è ancora tanto per cui occasioni di discussione, dibattito e confronto come queste si rivelano fondamentali”.
Siamo nel terzo millennio e ancora stiamo parlando e discutendo di questi problemi per questo le chiedo se ci sia qualcosa che si possa fare per invertire la rotta di questo sistema malato.
“Innanzitutto una l’apertura internazionale delle nuove generazioni. È importante che i giovani oggigiorno non solo possano viaggiare sul web ma anche fisicamente. Visitare altri mondi.
È sicuramente una risorsa. Il nostro paese purtroppo in questo frangente è un fanalino di coda. Da non tralasciare le risorse, le professionalità, le competenze e le riflessioni di cui oggi disponiamo a differenza del passato.
Mi riferisco, ad esempio, alle lotte del femminismo senza dimenticare le professionalità viste in questo convegno che testimoniano come le cose stiano comunque cambiando. Parlo di associazioni che riuniscono donne abusate che hanno il coraggio di denunciare ma anche che parlano degli uomini abusanti per cercare di arrivare a capire i motivi per cui accadono queste tragedie.
Sono tematiche che vanno evidenziate parlandone anche nelle scuole alle generazioni future per aprire nuovi varchi nel pensiero dei giovani d’oggi”.
Interessante anche l’intermezzo musicale che ha visto la presenza del soprano Daniela Segato che ha interpretato l’aria “Dove sono i bei momenti” tratta dalle nozze di Figaro di W. A. Mozart accompagnata al pianoforte da Cristina Luciani (foto sotto).
Significativo poi l’intervento finale del Direttore della Scuola Allievi della Polizia di Stato Dott. Gianpaolo Trevisi che ha saputo coniugare gli aspetti strettamente professionali ad una visione più umana del suo lavoro.
Il suo intervento ha sottolineato l’importanza di andare oltre la mera denuncia, le indagini e l’arresto del colpevole. Ha voluto approfondire gli aspetti psicologici di quelle donne che trovano il coraggio di farsi avanti e denunciare gli abusi subiti.
Ha mostrato quel velo strappato dietro il quale si nascondono quelle paure che molte volte non permettono di compiere il gesto di denunciare il proprio abusante. Qui l’età, purtroppo, non è un fattore di selezione in quanto si parla tanto di ragazzine quanto di donne adulte. E gli abusanti sono tanto membri della famiglia, quanto il fidanzato o il marito.
Per il dott. Trevisi diviene importante non essere un semplice poliziotto, anzi, un bravo agente è in primis una persona, un essere umano e in quanto tale deve riuscire a fornire tutto il conforto possibile. Occorre umanità.
Questo è un aspetto che importate che il Dirigente della Polizia di Stato ha voluto mettere in evidenza partendo dalla sua esperienza di marito e padre. Non è facile raccontare gli aspetti più reconditi di un fenomeno qual è quello delle violenze di genere ma quanto esposto dal dott. Trevisi ha forse travalicato il semplice ruolo di uomo dello Stato.
Il suo intervento, accalorato quanto passionale, è stato perfettamente percepito dal numeroso pubblico presente che per oltre quattro ore ha ascoltato i relatori presenti.
La presenza al convegno è stata tale che si è dovuto utilizzare una seconda sala collegata in video conferenza, un successo di pubblico e di interesse suscitato.
La UILPA Veneta e Provinciale hanno certamente fatto centro, in primis con Massimo Zanetti, Segretario Regionale UILPA e Micaela Petrilli, Segretario Generale Territoriale UILPA e poi, ma non meno importante, con il Responsabile Comunicazione della UILPA Mauro Cirelli.
Si ringraziano i relatori: Zanetti Massimo e Micaela Petrilli (UILPA), Greco Emilia Penalista), Mazzi Marisa (Associazione Isolina e…), Possenti Ilaria (Università di Verona) e Trevisi Gianpaolo (Direttore della Scuola Allievi Agenti PS di Peschiera del Garda).
Un successo non certamente annunciato ma alla luce di quanto visto sicuramente e ampiamente meritato.