“L’estromissione di Guido Papalia dall’Osservatorio regionale antimafia è una vergogna e colpisce direttamente una delle migliori esperienze presenti in Veneto nel contrasto alla mafia”.
Queste le parole dell’On. Vincenzo D’Arienzo che in tema di mafia al nord ha le idee chiare:
“Lo sanno tutti: Papalia avrebbe offerto l’occasione anche a Verona per combattere meglio le infiltrazioni mafiose.
Infatti, è qui che si stanno manifestando sempre più i tentacoli della criminalità organizzata. Sono numerosi, ormai, le indagini, gli arresti ed i sequestri di varie Procure italiane nel nostro territorio per fatti di mafia.
Aggiungo anche la decina di interdittive firmate dal Prefetto contro aziende veronesi perché inquinate dalla mafia, il più alto numero tra tutte le province venete.
L’ultima operazione, non a caso chiamata “Valpolicella“, ha consentito di scoprire che su 26 indagati in Veneto, ben 21 sono residenti a Verona. Emblematico, no? Se penso che alcune aziende che scappavano dall’Emilia Romagna dopo l’operazione “Aemilia” si erano rifugiate in Valpolicella, il cerchio si chiude.
È qui che abbiamo avuto, diversamente da altre località venete, i tentativi di infiltrarsi nella pubblica amministrazione, come pure il più alto numero di incendi ad aziende e mezzi di origine dolosa.
A proposito, proprio dopo l’operazione “Valpolicella”, insieme con il collega Naccarato, abbiamo chiesto alla Presidente della Commissione Antimafia Bindi la massima attenzione sulla situazione di Verona. Come primo atto, la Commissione Antimafia ha già chiesto gli atti delle indagini.
Spero che valuti anche la possibilità di tornare a Verona. Abbiamo bisogno di un segnale forte.
Sull’Osservatorio, è davvero incredibile: su un tema simile sono prevalsi sentimenti politici e vendette personali che nulla hanno a che vedere con il contrasto al fenomeno criminale. Una becera lottizzazione di un organismo che ha funzioni che dovrebbero garantire tutti, indistintamente.
Lega e Lista Tosi, insieme, hanno affossato la candidatura per vendicarsi delle indagini di Papalia contro le camicie verdi di qualche anno fa. Cosa c’entra con la mafia?
Qual è il messaggio che emerge? Che a un magistrato da sempre impegnato contro le infiltrazioni mafiose in Veneto viene negato un ruolo che proseguiva l’impegno da sempre profuso con risultati eccellenti.
Spero che gli interessati abbiano valutato tutti i rischi, in primis che l’estromissione di Papalia poteva essere gradito a mondi che, invece, sono protagonisti delle infiltrazioni nell’economia legale per riciclare denaro.
Ovviamente, fatte salve le capacità dei nominati, persone qualificate, la presenza di Papalia avrebbe garantito quel di più di esperienza e conoscenza che certamente avrebbe giovato alla lettura dei fatti.
Ne abbiamo bisogno, considerato che ormai quotidianamente rileviamo arresti e indagini antimafia e reati spia come gli incendi.
Un errore che si poteva evitare, se davvero volevano contrastare il fenomeno mafioso”.