Il 25 marzo è, dal 2020, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita dal Consiglio dei ministri: la scelta riprende la data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia e l’edizione imminente del 2021 è particolarmente significativa, cadendo nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta.
L’elenco delle iniziative è sterminato: vale la pena di dare dunque i riferimenti principali per esplorare e scegliere. I sindaci delle tre città dantesche d’elezione, Firenze (Dario Nardella), Ravenna (Michele de Pasquale) e Verona (Federico Sboarina) hanno presentato i rispettivi programmi, qui consultabili: www.700dantefirenze.it vivadante.it www.danteaverona.it
Ubriacatura di appuntamenti e celebrazioni il 25 marzo e in tutto il 2021, poi? Se davvero – e giustamente – volessimo rendere regolare onore a questo eccezionale autore, si potrebbe riprendere in mano la sua opera e farne di nuovo attenta lettura. Ce la ricordiamo sui banchi di scuola, dunque come imposizione, dovere, dopodiché quanti sono andati a riprendere quel libro, per ritrovare una terzina, un personaggio, un passaggio? La Divina Commedia è una costruzione linguistica e concettuale impeccabile, un capolavoro. E, nel rispetto della sua canonicità lessicale, non definiamolo (come oggi va pleonasticamente di moda) “assoluto”, poichè – in quanto, appunto, capolavoro – altrimenti non può essere.
Su you tube Franco Cardini parla del recente libro di Alessandro Barbero dedicato a Dante: un dialogo fra due massimi storici del Medioevo, godibile e istruttivo. E sempre in tema video, va citata la Cineteca di Bologna, che festeggia il Dantedì con il restauro del film L’Inferno, diretto nel 1911 da Francesco Bertolini, Adolfo Padovan, Giuseppe De Liguoro e che sarà on-line sulla piattaforma dedicata ai classici restaurati “Il Cinema Ritrovato fuori sala”.
Ma, a proposito di recuperare il piacere della lettura, come memorizziamo i versi di Dante? Uno studio da parte di un gruppo di neuroscienziati della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) mira a quantificare l’efficacia della metrica nella memoria ed ha confrontato La Divina Commedia e l’Orlando Furioso dimostrando che, scomponendo rime, accenti e lunghezza dei versi delle due opere, facciamo meno fatica a ricordare la prima.
La ricerca, realizzata da Sara Andreetta, Oleksandra Soldatkina, Vezha Boboeva e Alessandro Treves del gruppo di neuroscienze cognitive della SISSA, evidenzia una differenza tra le due opere: sembra che i versi di Dante abbiano delle componenti intrinseche per cui restano più impressi, anche se la metrica viene distrutta.
“Abbiamo scelto – racconta Sara Andreetta, prima autrice della ricerca – passaggi dalla Divina Commedia di Dante Alighieri e dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e li abbiamo privati di significato, sostituendo a molte parole chiave delle non-parole, in modo da mantenere comunque intatta la prosodia e la metrica. Da ciascuno di questi passaggi in versione nonsense ne abbiamo poi generati altri tre, uno senza rima, uno con gli accenti alterati, uno coi versi di lunghezza variabile. Abbiamo verificato con un apposito test con circa 130 partecipanti la loro plausibilità poetica, ovvero quanto i versi ‘suonassero bene’, nonostante le modifiche, e ne è risultato che, sia per Dante che per Ariosto, le tre componenti pesano proprio in quest’ordine, più importante la rima, poi gli accenti, poi la lunghezza corretta degli endecasillabi”.
La ricerca, intitolata “In poetry, if meter has to help memory, it takes its time”, è pubblicata su www.biorxiv.org, archivio online gratuito di articoli in versione preprint, dedicato alla biologia e alle scienze della vita.