Dante tra Verona e Venezia: tracce storiche del casato Serego-Alighieri

 
 

Si è chiuso l’anno che ha celebrato il settecentenario della morte di Dante Alighieri, spirato esule nel 1321, e in coda alle numerose e varie commemorazioni che tutta Italia gli ha tributato, ecco una breve segnalazione, che cita una delle tracce fra le meno appariscenti e per questo, magari, più curiose.

Proprio in quel 1321 è documentato un viaggio (che forse non fu l’unico, ma certamente l’ultimo) del poeta a Venezia, in veste di ambasciatore di Guido Novello da Polenta, signore di Ravenna che lo aveva accolto nel suo peregrinare da esule. La missione riguardava una contesa sul monopolio del mercato del sale e non ebbe buon fine: per l’acrimonia dei veneziani verso il ravennate, Dante non fu nemmeno ascoltato e il tragitto di ritorno si rivelò fatale, ammorbandolo, nel passaggio attraverso le paludi del Polesine, della febbre malarica, che lo portò alla tomba poche settimane dopo, il 14 settembre.

Dante dedica all’Arsenale di Venezia – che visitò presumibilmente nel 1304 o 1305 – alcune terzine nel canto XXI dell’Inferno e la città lo ha ricambiato con due iscrizioni ed un busto in loco; ma un’altra epigrafe lo rievoca ed è l’indicazione di un’opera urbanistica di Dante di Serego Allighieri (1843-1895), sindaco dal 1879 al 1888, esponente della destra storica.

Calle Larga XXII marzo si snoda lungo la direttrice che collega piazza San Marco alla zona di campo Santo Stefano e al ponte dell’Accademia: nel 1880 venne allargata per volontà dell’allora primo cittadino Serego Alighieri, dando rilievo a tale importante via, su cui si affacciano il palazzo della Borsa e la Camera di Commercio.

Per riannodare le fila con l’avo, va ripercorsa la genealogia: le notizie sulle origini si ricavano essenzialmente dal racconto di Cacciaguida, un trisavolo di Dante, protagonista di tre canti del Paradiso, che nacque da un ramo della nobile famiglia degli Elisei; sposatosi con una Aldighieri di Ferrara, ebbe, tra i figli, Aldighiero, capostipite della casata. Figlio di Aldighiero fu Bellincione, da cui nacque Alighiero, giudice e piccolo proprietario terriero, che si sposò due volte: con Bella degli Abati, da cui ebbe Durante detto Dante, e poi con Lapa Cialuffi, da cui ebbe Francesco e Gaetana. Dante si sposò con Gemma Donati, da cui ebbe Giovanni, Jacopo, Pietro ed Antonia (futura suor Beatrice).

A Firenze gli Alighieri vivevano a pochi passi dalla chiesa di Santa Margherita de’ Cerchi. La famiglia di Dante seguì il capofamiglia nell’esilio dal 1302 e la discendenza proseguì con Pietro, stabilitosi a Verona dopo la morte del padre. La famiglia Alighieri qui si estinse nel 1558, con Francesco di Dante, e la successione fu affidata ai conti di Serègo, con cui si era imparentata l’ultima esponente del nome fiorentino, Ginevra Alighieri, sposa di Marcantonio Serego. La stirpe tuttora sopravvive con i conti veronesi Serego Alighieri, possidenti della tenuta in Valpolicella acquistata nel 1353 da Pietro Alighieri e abitata da ventuno generazioni, che ne hanno fatto nel tempo uno dei luoghi d’eccellenza della prestigiosa vitivinicoltura locale.

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Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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