Lo straordinario patrimonio artistico di Verona apre il 2018 sotto i riflettori: mentre sono ancora in corso le visite a San Fermo per osservare da vicino il soffitto ligneo a carena di nave rovesciata contenente la pinacoteca più completa e antica di Verona (lo scorso sabato 20 gennaio ammirato anche dal consiglio comunale; il ciclo di appuntamenti per il pubblico terminerà domenica 4 marzo), l’associazione Chiese Vive ha finanziato l’applicazione di alcuni dispositivi nell’ambiente della basilica di San Zeno che custodisce le spoglie del patrono di Verona, non invasivi e finalizzati all’asciugatura delle pareti, garantendone la conservazione.
L’intervento segna l’inizio di una serie di opere di manutenzione che interesseranno la cripta, chiesa nella chiesa, e cuore dell’abbazia, in cui è collocato il sarcofago del vescovo moro, dato che ’umidità di risalita capillare ha lasciato tracce, a danno degli intonaci nel catino absidale, nelle vele e nelle cordonature che le contengono.
In un primo momento la soluzione scelta era tradizionale, spiega il presidente di Chiese Vive e abate di San Zeno, mons. Gianni Ballarini: «Si pensava di realizzare, come a San Procolo, una trincea all’esterno del muro della cripta, poi abbiamo deciso di privilegiare, con autorizzazione della Soprintendenza, una tecnologia moderna e innovativa con l’applicazione di alcuni dispositivi (al centro dell’arcone della cripta e sotto gli scaloni che conducono alla chiesa superiore) minimamente visibili e poco invasivi. Con risultati positivi è stata sperimentata nella chiesa di San Nazaro e Celso e in altri monumenti in Italia, ad esempio nella Sala dei Giganti di palazzo Te a Mantova».
A beneficiarne non sarà solo la cripta, assicura l’architetto Federica Pascolutti, consulente per l’azienda milanese Domodry che ha seguito la posa degli impianti, la cui caratteristica è neutralizzare la capacità delle molecole d’acqua di polarizzarsi al contatto acqua-muratura e di risalire nei muri. Il processo avverrà in modo graduale nell’arco di 36 mesi e in sicurezza per le opere: «L’umidità in eccesso nei muri della cripta verrà espulsa tramite evaporazione spontanea, più o meno velocemente a seconda delle caratteristiche costruttive del muro e della quantità d’acqua inizialmente presente nel muro stesso».
Precisa l’architetto Flavio Pachera, fabbriciere dell’abbazia, «I congegni hanno campo d’azione di 15 metri di raggio a livello sferico: ciò permette che alla deumidificazione siano sottoposti muri perimetrali, pareti interne, pavimentazioni, muri di fondazione a contatto con il terreno». Tolta l’umidità, il mantenimento in funzione garantirà uno stato di equilibrio. «Interessante è la posizione dell’apparecchio sotto la scala di sinistra che conduce all’aula superiore: il suo raggio d’azione comprende il muro affrescato della parete lungo la scala. Ciò permetterà di completare il restauro degli affreschi già autorizzato».
In parallelo, Chiese Vive ha commissionato un monitoraggio dell’ambiente sotterraneo che proseguirà nei prossimi tre anni e consisterà nel periodico rilevamento termografico dell’umidità del corpo murario per la verifica in sito dello stato di avanzamento del processo di deumidificazione. Informazioni che saranno d’aiuto per assicurare un’ottimale conservazione del monumento, poiché si interviene sulle cause del degrado.
Gli interventi non si fermano: risale al 1939, si legge su un documento d’archivio della Soprintendenza, l’asportazione di molti metri cubi di terreno e la creazione di un solettone interrato a ridosso dell’antico muro della cripta per canalizzare l’acqua. «La Soprintendenza ha nei giorni scorsi autorizzato l’esecuzione di tre saggi per andare alla ricerca di tale opera – conclude mons. Ballarini – e da qui potranno arrivare altre indicazioni per salvaguardare al meglio, con un ulteriore progetto, il cuore dell’abbazia di San Zeno».
La cripta e la sua storia artistica – Scendendo la scalinata centrale ci si addentra nello suggestivo spazio romanico che ospita le spoglie del Santo patrono. La vasta cripta risale al X secolo, fu completamente rifatta nel XIII secolo, quindi restaurata a metà Cinquecento e ancora nei secoli successivi. I sette archi d’ingresso furono preziosamente ornati da Adamino da San Giorgio all’inizio del XIII secolo. L’ambiente interno è suddiviso in 9 navate rette da 49 pilastri con capitelli romani e romanici tutti diversi tra loro; molti sono decorati con motivi popolari ed espressivi, che richiamano certe immagini bronzee del primo maestro del portale. Tra le colonne sottili si notano le possenti “radici” dei pilastri e delle colonne della chiesa superiore. Alle pareti vi sono tracce di affreschi di derivazione giottesca e dalle volte a crociera pendono le lampade offerte in onore del Santo dalle Vicarie della Diocesi scaligera. Il fondo è concluso da un’absidiola chiusa da una cancellata: dentro un’urna sono composte le spoglie di San Zeno. Ogni anno, nel mese di maggio, si svolgono le celebrazioni in suo onore: in particolare il 21 maggio termina in cripta una solenne processione guidata dal vescovo di Verona e dall’abate che, con sindaco e autorità civili, rendono omaggio al patrono.