Dal 1 luglio, taglio delle accise (-40%) per rilanciare qualità e produzione della birra artigianale

 
 

Sono 12 i birrifici che producono birra artigianale in provincia di Verona che il prossimo 1° luglio, stappando una spumeggiante “bionda”, potranno festeggiare la riduzione del 40% delle accise su ogni ettolitro prodotto.

La novità, riservata ai piccoli birrifici con produzione non superiore ai 10mila ettolitri, è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2019. Lo stesso provvedimento prevede anche che la birra venga tassata al momento della immissione al consumo, ovvero nel momento dell’uscita del prodotto dal magazzino per essere venduto. Novità fondamentale, questa, perché prima, al contrario, il prodotto veniva tassato direttamente nella fase di produzione del mosto, “a monte” della fase di fermentazione dalla quale sarebbe poi scaturita la birra, con un evidente anticipo della tassazione di molti “giorni” rispetto al momento della vera produzione e, soprattutto, tassando anche quella parte di prodotto che, alla fine del ciclo produttivo, veniva scartato.

“Questo risultato consentirà ai birrifici artigianali – commenta Valeria Bosco, Segretario di Confartigianato Imprese Verona – di poter aumentare la loro capacità produttiva e la loro competitività nei confronti dei principali competitors europei, che già usufruiscono nei loro Paesi di un regime agevolato della tassazione. Il legislatore ha recepito la necessità di prevedere specifici interventi normativi per abbattere alcuni ostacoli, sia di natura fiscale sia burocratica”. 

Secondo alcuni calcoli effettuati da Confartigianato, i birrifici potranno tagliare circa 20 centesimi di euro per ogni litro di birra prodotto, con un risparmio medio che va dai 10 a 15 mila euro, un gruzzoletto che le micro-realtà potranno utilizzare per l’acquisto di macchinari, oppure in ricerca, formazione e comunicazione.

IPA, blanche, stout, trappista ma anche IGA (Italian Grape Ale). Per ogni pasto, palato, umore ed esigenza c’è una birra diversa e, per appagare la propria sete, i veronesi si sono messi all’opera. A dispetto del peso delle accise e della concorrenza dei grandi produttori internazionali, l’universo della birra anche nella nostra provincia, negli ultimi cinque anni, si è espanso a velocità crescente e, con esso, il numero delle aziende produttrici e degli addetti. I dati del settore in provincia di Verona, su fonte UnionCamere-Infocamere, parlano di 12 imprese registrate come produttrici di birre artigianali, ma sono ancora molti gli appassionati che rimangono nell’ombra dell’amatorialità, in attesa di compiere il passo come impresa.

Un vero e proprio fenomeno culturale, un settore ricco di opportunità e buone prospettive, che Confartigianato Imprese Verona ritiene sia il volano di una crescita di filiera, evoluta e dinamica, con impatti e ricadute benefiche trasversali, che vanno dal mondo dei coltivatori sino all’indotto del turismo enogastronomico ed esperienziale. 

“Per Confartigianato Imprese Verona – conclude Bosco –, sarà possibile vincere la sfida del mercato se l’intero sistema locale: birrifici, altri produttori dell’alimentare, ristoratori, commercianti ma anche consumatori, riusciranno insieme a valorizzare le birre artigianali abbinandole alla grande varietà e qualità dei prodotti alimentari veronesi e a Verona città in generale. Oggi, l’impresa birraria soffre la concorrenza delle produzioni industriali che, con ingenti investimenti di marketing provano a dare un ‘tocco’ di artigianalità a prodotti che artigianali non sono. Crediamo ci sia fortemente bisogno di un provvedimento che, lavorando in un’ottica di promozione coordinata e di incentivi allo sviluppo, tuteli e valorizzi i birrifici artigianali esistenti. Il fatto che si utilizzi il termine ‘artigianale’ dovrebbe portare il ragionamento sulla normativa che regolamenta il settore artigiano”.

 
 

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