Annalisa Bardo è l’unica ballerina per il momento sopravvissuta al tentativo di cancellare il corpo di ballo della Fondazione Arena. È stata licenziata due volte, la prima con il licenziamento collettivo del 2017 e la seconda volta singolarmente: «La Fondazione non può fare a meno del corpo di ballo – spiega – per mettere insieme uno spettacolo di qualità come quelli proposti servono canto, musica e ballo, queste tre arti devono agire insieme, non possono essere separate».
Annalisa in quel difficile periodo non si è mai arresa e, insieme a pochi altri, ha impugnato la causa andando fino in tribunale e oggi è stata reintegrata una seconda volta: «Vorrei che questa mia storia diventasse un messaggio di speranza non solo per il Corpo di Ballo dell’Arena di Verona, ma per l’intero settore della danza che troppo spesso viene bistrattato».
In molti settori del teatro e della danza, ma non solo, si sta cercando di cancellare la stabilità lavorativa creando invece precariato e contratti a tempo determinato e questo incide profondamente anche sugli artisti: «Il precariato crea ansie e incertezze – spiega Annalisa – e se non riusciamo a lavorare serenamente non possiamo poi ricreare sul palcoscenico quella bellezza che il pubblico si aspetta di vedere».
«Il Corpo di ballo è formato da tanti corpi che si muovono in sincronia ed è questo che crea la magia – racconta Annalisa -; è difficile che si instauri questa sinergia con dei gruppi formati ad hoc per il singolo spettacolo, la stabilità lavorativa serve anche a garantire le condizioni psicologiche e pratiche perché si possano realizzare gli spettacoli nel modo giusto».
L’eliminazione dei Corpi di ballo è una ferita aperta per molte città, a cui Verona però sta cercando di non arrendersi nella speranza che anche la danza possa essere protagonista della rinascita culturale di cui abbiamo bisogno.
«Proprio in questo momento così difficile non dobbiamo mollare – sostiene con forza Annalisa -; l’arte ha un potere salvifico: mi rivolgo a tutti gli artisti, resistiamo! E insieme chiediamo al ministro di conoscere tempi e modalità per ripartire in sicurezza con gli spettacoli e le produzioni dal vivo».
Intanto il Festival areniano salterà: “Questa triste notizia è stata un colpo al cuore – dice Annalisa -, ma sono felice che Fondazione non si sia arresa e stia pensando ad altri progetti tra i quali “Nel cuore della musica”, che ci permetteranno di ripartire e io e i miei colleghi non vediamo l’ora di essere coinvolti in questo progetto. La pandemia ce lo ha dimostrato, le nostre certezze possono crollare da un momento all’altro e l’arte e la cultura possono aiutare a lenire l’angoscia che stiamo vivendo».
Ma se la stagione areniana ha chiuso in anticipo i battenti, quella del Filarmonico potrebbe segnare una rinascita: «Attraverso la danza e i balletti, il teatro Filarmonico può dare il via al rilancio del settore e rappresentare un’importante risorsa per la città», spiega Annalisa.
In questo momento di emergenza, che non possiamo considerare passato, dobbiamo fare affidamento su tutto ciò che abbiamo – in questo senso siamo fortunati ad avere una città con un patrimonio artistico e culturale unico al mondo – e trasformarlo in un’occasione di rinascita, come dice Annalisa: «Magari il ballo potrebbe essere la novità per il rilancio vero. Il corpo di ballo potrebbe essere usato sia al Filarmonico che nei teatri delle città vicine, che non hanno un corpo di ballo, e aiutare anche le produzioni invernali».
«Non aspettiamo altro che infilarci le punte e salire sul palcoscenico».