“Non si può non parlare della scelta di ieri del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Arena, presieduta dal sindaco di Verona Flavio Tosi e dal sovrintendente Girondini, di chiedere al ministro competente la liquidazione coatta amministrativa della Fondazione e il relativo smantellamento, il licenziamento di tutti i 300 lavoratori tra professori d’orchestra, ballerini, impiegati, operai, scenografi e la conseguente organizzazione in proprio da parte del Comune di Verona del Festival Lirico”.
L’Avvocato Michele Croce non ci sta e interviene sulla questione Fondazione Arena rilevando ancora:
“La cosa ci preoccupa molto per il semplice fatto che se da presidente e sovrintendente della Fondazione non sono riusciti a trovare un accordo e, anzi, sono riusciti a distruggere un patrimonio culturale economico, figuriamoci il Comune come potrà mai organizzare positivamente una stagione areniana, una stagione lirica.
L’informazione data al lettore è anche sbagliata, per fortuna non è il Consiglio di Indirizzo a decidere la liquidazione dell’ente ma sarà il Ministro.
Sappiamo anche che all’interno del consiglio d’indirizzo alcuni consiglieri avevano proposto le loro dimissioni ed è questa l’opzione che avrebbe dovuto essere assunta da questo Organo, cioè dare il segnale di discontinuità, dire: ok, l’accordo coi lavoratori non è stato raggiunto, noi ci dimettiamo.
Sia una una persona nuova, un commissario nuovo, una persona sopra le parti a tentare di trovare con i lavoratori, con i professori, con gli orchestrali, un nuovo accordo. Questo era e sarà l’unica via possibile che il ministro Franceschini seguirà. Ci sarà un commissario, questo commissario raggiungerà l’accordo con i lavoratori.
Spiace constatare che per il sindaco di Verona questa sia diventata una battaglia personale, della serie: ah sì, i lavoratori hanno votato contro questo piano e io li mando a casa tutti.
Non si può parlare di ripicche, non si può parlare di ritorsioni, qui c’è in ballo una stagione lirica, c’è in ballo il nome di Verona, ci sono in ballo 300 famiglie di lavoratori”.