Crediveneto: lettera di D’Arienzo e Narduolo

 
 

Lettera aperta degli onorevoli D’Arienzo e Narduolo al Senatore Casini, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario riguardante la liquidazione coatta amministrativa della Banca di Credito Cooperativo “Crediveneto” S.p.A.

Egregio Presidente,

con la presente intendiamo portare a conoscenza della Commissione parlamentare di inchiesta che Ella presiede la copiosa documentazione raccolta, sia “a voce” che per iscritto, relativa alla messa in liquidazione coatta amministrativa della Banca di Credito Cooperativo “Crediveneto” S.p.A., stabilita con decreto n. 229 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in data 6 maggio 2016.

Tale banca, nata nel 1999 dall’unione di vari istituti di credito cooperativo operanti nel territorio della bassa padovana e della bassa veronese, operava con 27 sportelli distribuiti nelle province di Padova, Verona, Vicenza e Mantova – che servono tuttora 110 comuni – e rappresentava per questa particolare zona a cavallo di quattro province un indispensabile punto di riferimento per una miriade di risparmiatori e di piccoli e piccolissimi imprenditori principalmente nel campo dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura.

Al 31 dicembre 2015 i clienti risultavano essere 29.648, la raccolta diretta superava gli 881 milioni di euro e gli impieghi netti i 699 milioni di euro.

Ammontavano invece a circa 5 milioni di euro le obbligazioni subordinate in possesso della clientela “retail”. Sempre a quella data, la compagine sociale annoverava circa 10.000 soci e il capitale sociale ammontava a 20 milioni di euro.

Con la crisi economica, al pari di molte altre banche, anche Crediveneto ha subito perdite che tuttavia si attestavano su livelli accettabili, tanto da vantare un utile di bilancio a fine esercizio 2014 di 800.000 euro, anche se con svalutazione del capitale stimata intorno al 30%.

La liquidazione coatta amministrativa, intervenuta in maniera improvvisa a maggio 2016, si è tradotta con la perdita completa del valore delle quote degli ormai 9.000 soci per un valore di circa 19 milioni di euro ed ha fatto perdere alla banca un credito di imposta fiscale maturato sino a quel momento per un valore di circa 30 milioni di euro.

Nonostante il rigetto di un ricorso al TAR del Lazio contro Banca d’Italia presentato dal comitato degli ex soci di Crediveneto, persistono dubbi sulla legittimità della messa in liquidazione della banca e sulle scelte procedurali adottate che il citato giudice amministrativo non ha ritenuto validi.

Li elenchiamo sinteticamente di seguito:

1) Banca d’Italia ha deciso la liquidazione coatta amministrativa senza dare motivazione in ordine ai presupposti della procedura, scambiando la propria autonomia con arbitrio assoluto;

2) il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha emanato il decreto di messa in liquidazione senza valutare soluzioni alternative, semplicemente rinviando per relationem alla proposta di Banca d’Italia;

3) per risolvere la crisi di Crediveneto, Banca d’Italia ha solo formalmente scelto l’ipotesi liquidatoria, ma attraverso i propri commissari ha invece avallato l’acquisizione dell’istituto da parte di Banca Sviluppo S.p.A. al costo di un euro;

4) il contratto di cessione delle attività non contiene alcuna valutazione ragionata di passività e attività della banca;

5) nessuna informativa è stata mai data ai soci in merito alla grave crisi in cui versava la banca, né si sono cercate in tempo utile soluzioni alternative di mercato (aumento di capitale, intervento di privati nel capitale sociale, ecc.);

6) non è stato attivato un procedimento in contradditorio nei confronti degli interessati e dei soci in particolare, essendo stata annullata 24 ore prima l’assemblea del 7 maggio 2016 (convocata dal 13 aprile 2016);

7) è mancata una valutazione del patrimonio con le modalità imposte dalla disciplina di settore (ad esempio, il patrimonio immobiliare è stato svalutato del 70%);

8) la svendita di Crediveneto a Banca Sviluppo alla cifra simbolica di un euro, con sottostima del patrimonio della banca e delle sue attività, è atto che potrebbe costituire un aiuto di stato illegittimo (peraltro espressamente vietato dalla normativa comunitaria).

Depongono in tal senso il passaggio, negli ultimi giorni di vita della banca in cui è stato attuato l’atto di cessione, di un notevole volume di crediti da in bonis a deteriorati, nonché rettifiche operate del tutto arbitrariamente alle sofferenze, con conseguente cessione in blocco delle stesse al fondo di garanzia a costo zero.

Si aggiunga che la maggior parte di questi crediti era garantita da ipoteche su immobili di sicuro valore ed invece, contrariamente alle direttive UE sul tema, la perizia di tutti gli immobili della banca è stata fatta non già da un soggetto tecnico terzo nel contraddittorio con la banca, ma da una società scelta tra i partner di Banca Sviluppo (tale Sistemia S.p.A.), con una svalutazione del valore degli stessi immobili di 40 milioni e conseguente ulteriore rettifica dei valori di bilancio di 12,5 milioni di euro.

9) i liquidatori nominati hanno affidato la gestione della liquidazione a persona non terza, essendo questa un responsabile dell’ufficio controlli di Crediveneto.

In definitiva, pur essendo indubitabile che la cattiva gestione da parte degli amministratori e dirigenti succedutisi negli ultimi dieci anni ha portato la banca ad una situazione di pesante difficoltà economica e finanziaria, ci si chiede perché la liquidazione coatta amministrativa è stata definita unica scelta possibile e perché è stata adottata escludendo altre possibili vie, quali ad esempio la fusione con altre banche di credito cooperativo del territorio ed in ultimo con la BCC centrale.

Aggiungiamo che in data 10 aprile 2017 il comitato degli ex soci di Crediveneto ha inoltrato una denuncia anche al Parlamento Europeo, alla Commissione Europea e al Mediatore Europeo sulle modalità con cui è avvenuta la messa in liquidazione della banca.

Tale atto è stato recepito come petizione (n. 0459/2017) ed è attualmente all’esame della Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo.

Alla luce di questi elementi ed in considerazione dei compiti assegnati alla Commissione che Ella presiede – delineati dall’articolo 3 della legge del 12 luglio 2017, n. 107 – chiediamo formalmente di considerare la necessità di esaminare il caso della Banca di Credito Cooperativo “Crediveneto” S.p.A. e di inserirla – se lo riterrà opportuno – all’ordine del giorno dei lavori della Commissione, con particolare riguardo alla corretta informazione che doveva essere fornita ai soci in merito alla loro sottoscrizione di quote di capitale ed in relazione alla mancata instaurazione di un contraddittorio tra Banca d’Italia, Ministero dell’Economia e delle Finanze e soci sulle ragioni dell’improvvisa messa in liquidazione della Banca avvenuta il 6 maggio 2016 e sulle successive modalità di acquisizione delle quote della banca al valore di un euro da parte di Banca Sviluppo S.p.A.

Confidando nella considerazione della Commissione nei confronti degli interessi legittimi dei soci e dei dipendenti della ex banca Crediveneto, confidiamo in un riscontro alla presente richiesta.

 
 
Davide Caldelli
Sono di Verona, nato il 15 gennaio, quindi Capricorno. Ho un temperamento deciso ma anche la giusta allegria per le origini senesi del nonno paterno. Ho una laurea magistrale in editoria e giornalismo conseguita con il massimo dei voti. Iscritto All’ODG del Veneto, nel tempo libero sono istruttore minibasket a Lugagnano. Scrivo per il Corriere dello Sport. Credo neello sport per tutti. Nel 2014 la mia passione mi ha portato a Sochi per seguire i Giochi Paralimpici Invernali. Amo il Teatro: Shakespeare in particolare. Mi piace il nuoto e quando posso vado in mountain bike. Sono sincero: dico sempre quello che penso. Sempre di corsa ma mi piace così.

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