L’emergenza Covid-19 ha avuto ricadute anche nell’operatività del Servizio Famiglie Separate dei Consultori Familiari dell’ULSS 9 Scaligera, che quotidianamente si occupa di genitorialità, legami interrotti e minori che vivono l’esperienza di separazione o divorzio conflittuale dei genitori.
Il lockdown ha infatti impedito all’equipe del Servizio di proseguire gli incontri in presenza con i genitori separati/divorziati presso le due sedi di Verona e San Bonifacio. Famiglie che il Servizio incontra, su incarico dei magistrati della Sezione Famiglia del Tribunale Ordinario di Verona, secondo le buone prassi definite nel Protocollo d’Intesa tra Tribunale e Servizi Socio-sanitari dell’ULSS 9. I contatti con i genitori separati sono stati mantenuti a distanza, telefonicamente o via email, raggiungendo in totale 27 padri e 31 madri, per un totale di 35 situazioni, che vedono 29 madri collocatarie e 6 padri collocatari, con almeno un figlio tra i 2 e i 17 anni. Nel corso delle telefonate sono state poste ai genitori alcune domande, per indagare e comprendere vissuti e stati d’animo in questo frangente inatteso e difficile. Dai colloqui telefonici sono emerse la fatica, le ansie e le apprensioni che inevitabilmente hanno intaccato la routine familiare, evidenziando come le criticità non fossero legate al rischio sanitario del contagio, ma piuttosto ad aspetti concreti organizzativi nella gestione pratica della quotidianità con i figli sempre a casa e all’incertezza lavorativa ed economica. Tuttavia, in molti casi la situazione emergenziale ha portato a concretizzare in breve tempo una cooperazione basata sul buon senso sul versante dell’accudimento dei figli, difficilmente osservabile in tempi “normali”. Nella maggior parte delle situazioni, infatti, padri e madri intervistati telefonicamente hanno mostrato un’inattesa capacità di negoziare accordi minimi a favore dei figli, evidenziando una capacità critica difficilmente riscontrabile nei percorsi valutativi o di sostegno genitoriale realizzati in presenza. La maggior parte dei genitori si è impegnata a garantire ai figli continuità e presenza da parte di entrambi, anche differentemente da quanto previsto dai giudici. Molti sono ricorsi in autonomia all’utilizzo di strumenti telematici per favorire contatti frequenti tra il figlio e l’altro genitore, concordando le visite insieme all’adulto non collocatario. Quando, dopo i primi giorni di lockdown, è stato chiarito che il diritto di visita del genitore al figlio rientrava tra le “ragioni di necessità” di spostamento autorizzate dai DPCM, i genitori si sono dimostrati capaci di organizzarsi di comune accordo in modo ragionevole, talvolta decidendo di allungare i tempi della permanenza del minore presso l’abitazione dell’altro genitore e rinunciando senza rivendicazioni alla visita infrasettimanale prevista, per evitare spostamenti inopportuni e garantire la tutela della salute del figlio. Altri genitori, trovandosi a casa da lavoro per la chiusura dell’attività o in regime di smart working, hanno optato per condividere la presenza dei figli a settimane alterne andando ad alleggerire in parte il genitore collocatario, ad esempio nel supporto ai figli per la Didattica a distanza, che in particolare per gli studenti della scuola primaria richiede la presenza costante di un adulto. Se da un lato il lockdown ha permesso ai genitori di apprezzare la possibilità di condividere in modo diverso attività di gioco, lettura, cucina, e mansioni quotidiane, la presenza costante dei figli a casa ha limitato la privacy degli adulti, specialmente in ambiti domestici con spazi fisici ristretti. Dai colloqui è inoltre emersa la preoccupazione per la condizione economica complessiva dovuta alla mancanza di entrate e/o alla sospensione dell’assegno di mantenimento, nonché per l’interruzione del percorso scolastico dei figli, sia sul versante dell’apprendimento che su quello della socialità. A fronte di tali difficoltà si è potuto comunque osservare come i genitori siano riusciti, nella maggior parte dei casi, a riporre una minima fiducia nell’altro genitore, riconsiderato come riferimento affettivo e come figura di appoggio nella gestione dei figli, piuttosto che un “nemico da combattere”.
In linea generale, quindi, tra ex coniugi è emerso come questo difficile periodo abbia favorito una positiva cooperazione, progressi in termini di qualità di rapporto sia con i figli che con l’ex partner che auspicabilmente potranno essere mantenuti anche dopo l’isolamento.