Secondo i Giudici della Corte dei Conti della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato c’è uno: “Scarso utilizzo delle risorse stanziate per il Fondo progettazione contro il dissesto idrogeologico e inefficacia delle misure sinora adottate, di natura prevalentemente emergenziale e non strutturale”.
E’ un vero allarme quello che emerge dalla lettura della relazione sul “Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (2016-2018)” approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti con Deliberazione n. 17/2019/G del 31 ottobre scorso, che ha preso in esame le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo, la governance e le responsabilità dei soggetti attuatori e l’efficacia delle misure emanate.
In termini assoluti, il consumo di suolo ha intaccato ormai 23.033 chilometri quadrati del nostro territorio con una crescita netta di 5.211 ettari (52 km2) nell’ultimo anno dovuta alla differenza fra nuovo consumo (5.409 ettari, 54 km2) e suolo ripristinato. I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, intensificandosi in Veneto e nelle pianure del Settentrione, nell’alta Toscana, nell’area metropolitana di Roma e nel basso Lazio, della Campania e del Salento, in Abruzzo e, in particolare lungo le coste romagnole e abruzzesi, della bassa Campania e del Salento.
Tra le considerazioni conclusive e raccomandazioni dei Giudici si legge che: “I dati scientifici a disposizione dimostrano che il Paese è interessato, in misura crescente e preoccupante, da fenomeni diffusi di dissesto idrogeologico che si sono acuiti sia per gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto per l’aumento del consumo del suolo che è passato dal 2,7 per cento degli anni ’50 al 7,65 del 2017. Nonostante i tentativi intrapresi dai vari governi che si sono succeduti, non sembra ancora essere compiutamente definita una vera e propria politica nazionale di contrasto al dissesto idrogeologico, di natura preventiva e non emergenziale, coerente anche con una politica urbanistica e paesaggistica, rispettosa dei vincoli ambientali, con interventi di breve, medio e lungo periodo. L’evoluzione della normativa di settore dimostra che c’è stata consapevolezza del problema, ma che l’approccio emergenziale, da un lato e, dall’altro, le riforme continue della governance e le procedure lente di assegnazione delle risorse ed altre vischiosità procedimentali, hanno reso in larga parte inefficace l’intervento pubblico nazionale nel settore. La normativa che è intervenuta prevalentemente dopo i disastri, non ha avuto quindi, carattere programmatico e preventivo, orientandosi verso interventi continui sulle strutture organizzative, con ciò producendo ritardi nell’attuazione, come si è visto per i termini di adozione dei provvedimenti regolamentari e dei piani che spesso mancano o sono stati rinviati. La lenta approvazione dei progetti e le complesse procedure di messa in gara dei lavori, accompagnate dai cambiamenti geomorfologici dei territori, hanno determinato un allungamento dei tempi, molto spesso, nemico della prevenzione almeno tanto quanto la mancanza di risorse finanziarie.
Le risorse del Fondo progettazione effettivamente erogate alle Regioni, a partire dal 2017, rappresentano ad oggi solo il 19,9% del totale complessivo in dotazione al fondo (100 mln). Infatti, è stata erogata dal MATTM soltanto la prima tranche del 26% dell’importo richiesto da ciascuna Regione; non è stata erogata la seconda tranche, pari al 47%, non avendo nessuna Regione completate le progettazioni finanziate. A tale proposito si raccomanda l’adozione di un sistema unitario di banca dati di gestione del fondo, assicurando in tempi rapidi la revisione dell’attuale sistema. [Con riferimento ai finanziamenti erogati dal MATTM a favore delle Regioni si evidenzia che alla Regione Veneto su un importo totale previsto di euro 104.133.573,19 a carico del Ministero, sono state erogate risorse pari a euro 15.620.035,98].
L’analisi dei dati acquisiti dalle amministrazioni ha fatto emergere una grave criticità dovuta alla frammentazione e disomogeneità delle fonti con effetti negativi sulla rappresentazione reale del rischio idrogeologico e sulla efficacia degli interventi richiesti.
Il sistema di controlli e monitoraggi del Fondo, previsto dalle disposizioni normative e regolamentari, è risultato carente e pressoché assente, atteso che il controllo si è concentrato esclusivamente sui dati relativi alla spesa e non è stato esercitato in corso d’opera. Si raccomanda, pertanto, che al controllo e al monitoraggio sia riservato dalle nuove normative un’attenzione particolare, anche identificando a monte un sistema realistico di indicatori che misuri l’effettiva realizzazione degli interventi a livello nazionale e a livello locale. Solo 9 Regioni e Province autonome risultano censite sul sistema SGP (Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto. Tra queste risulta che solo la Regione Veneto ha correttamente svolto le attività di monitoraggio.
La presente indagine, a fronte dell’emergenza idrogeologica del Paese e dei ripetuti tentativi del legislatore di farvi fronte, evidenzia lo scarso utilizzo delle risorse e l’incapacità delle misure previste di risolvere problemi strutturali del territorio al di fuori di un approccio emergenziale. La scelta ripetuta nel tempo di affidare a gestioni commissariali le misure di contrasto al dissesto idrogeologico dimostra la difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie delle Regioni e dei Comuni, senza peraltro conseguire i risultati attesi. Il tema del contrasto al dissesto idrogeologico è strettamente legato alla sicurezza del territorio e dei cittadini e, come tale, dovrebbe rientrare tra le funzioni ordinarie svolte dalle amministrazioni locali anche dotandole di capacità tecniche e amministrative per la gestione dei progetti.
Le novità recentemente introdotte hanno inteso affrontare alcune delle problematiche diffusamente esposte. Ci si riferisce in particolare all’attuazione delle nuove misure, prevista dai DPCM del febbraio 2019 che attendono puntuale applicazione e alla nuova configurazione della governance che ripercorre, anzi potenziandolo, un assetto fatto di una molteplicità di strutture tecnico-politiche, a livello nazionale e a livello locale. La Sezione si riserva di valutare, in sede di attuazione delle nuove misure, le azioni concrete che verranno realizzate e la loro efficacia e coerenza.
Al fine del buon esito delle criticità emerse in corso d’indagine, osi raccomanda che il nuovo quadro normativo e regolamentare di recente introdotto sia effettivamente risolutivo, producendo effetti di medio lungo periodo sulla pianificazione del territorio e garantendo l’unitarietà dei livelli di governo coinvolti, in particolare della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il concerto con le Regioni, assolutamente necessario, dovrà essere accompagnato, di pari passo, da una costante e rafforzata attività di controllo e monitoraggio a livello nazionale e a livello locale che misuri efficacemente non soltanto le capacità di gestione della spesa ma anche l’effettiva efficacia degli interventi realizzati. Si ritiene, a tale proposito, necessario introdurre un sistema premiale per le amministrazioni virtuose e strumenti di individuazione delle responsabilità per l’inadempimento.
Si raccomanda che le misure e gli interventi contro il dissesto idrogeologico abbiano natura sistemica in considerazione della forte interrelazione tra le diverse cause che producono il dissesto (il consumo di suolo in primis, i cambiamenti climatici, le politiche urbanistiche etc.). Solo l’adozione di una pianificazione pluriennale e intersettoriale, di natura preventiva e strutturale, ivi incluso un sistema unitario di monitoraggio costante e omogeneo dei rischi, potrà assicurare risultati concreti positivi nella lotta al dissesto.
Resta da definire più compiutamente, come emerso dal contraddittorio, il complessivo fabbisogno finanziario, conseguente ad una completa e aggiornata mappatura del rischio idrogeologico. Dalle informazioni ricevute dal MATTM, si evidenzia che il Fondo progettazione rappresenta una quota minima rispetto all’entità complessiva delle risorse necessarie a realizzare le opere, pari a 2,4 miliardi di euro stimati al 23 dicembre 2018. Ne consegue la necessità che ai progetti finanziati dal Fondo in esame siano assicurate le risorse adeguate alla realizzazione delle opere richieste, onde evitare un utilizzo distorto delle risorse pubbliche.
Speciale Alberto
(Alluvione esondazione progno Squaranto a Montorio, 2013 – credit photo www.montorioveronese.it)
(Alluvione Verona, 2018 – credit photo larena.it)