Coordinamento Scuola Verona non accetta imposizioni da Palazzo Barbieri. Soprattutto se interferiscono col lavoro e le scelte culturali dei docenti.
La denuncia è orientata all’uso politico della storia, in una nota, che riceviamo e prontamente pubblichiamo.
“Riteniamo sbagliato dal punto di vista educativo, oltre che lesivo della libertà d’insegnamento, il fatto che il Comune di Verona abbia acquistato e inviato alle scuole il fumetto “Sergio Ramelli. Quando uccidere un fascista non era reato”, opera che tratta dell’assassinio, nel 1975, del giovanissimo attivista di estrema destra da parte di militanti di posizione politica opposta. Il libro è inoltre edito dalla casa editrice Ferrogallico, vicina a idee di estrema destra.
Non spetta all’amministrazione comunale decidere quali libri debbano essere custoditi nelle biblioteche scolastiche. Chi detiene il potere politico non dovrebbe interferire col lavoro e con le scelte culturali delle e dei docenti, inviando a studenti in formazione testi che contengono interpretazioni storiche precostituite.
A ciò si aggiunga che il testo in questione tratta di un periodo caldo, controverso, complesso e non “pacificato” della storia italiana, caratterizzato da eccessi di violenza e di morti. Un periodo che va studiato con serietà e approfondimento, non decontestualizzando singoli episodi per farne occasioni di rivalsa o di letture parziali degli eventi.
La storia non deve essere utilizzata a seconda della convenienza politica, la ricerca storica è e deve essere oggetto di studio da parte di storici, che operano con rigore metodologico.
La strumentalizzazione politica di un’interpretazione storica non favorisce né la libertà d’insegnamento né il senso critico. Un dibattito culturale e politico è democratico se si fonda sulla pluralità e il rispetto, non su temi e interpretazioni precostituite.
Per tutte queste ragioni, chiediamo all’amministrazione comunale di lasciare fuori la scuola da operazioni basate su un uso politico della storia e invitiamo tutti e tutti i/le docenti e i/le dirigenti veronesi a restituire al mittente l’offerta del Comune, perché la Scuola non può e non deve diventare un luogo a uso e consumo delle amministrazioni locali ma deve essere uno spazio di libertà di pensiero aperto al dibattito critico”.