Per i giudici della Corte Costituzionale il blocco generalizzato delle licenze di noleggio con conducente, che dura ormai da cinque anni, ha causato «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività compromettendo la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea» ed è illegittima
Il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (NCC) sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione NCC ha consentito, per oltre cinque anni, «all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori», compromettendo gravemente «la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea».
È quanto si legge nella sentenza n.137, depositata il 19 luglio scorso, con cui la Corte costituzionale, accogliendo le questioni che aveva sollevato davanti a sé, ha dichiarato illegittimo l’articolo 10-bis, comma 6, del decreto-legge n. 135 del 2018.
In via preliminare, la sentenza ha chiarito che la recente adozione del decreto n. 203 del 2024 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che stabilisce la “piena operatività” dell’anzidetto registro informatico a decorrere da centottanta giorni dalla sua pubblicazione, «non ha alcuna incidenza sul presente giudizio, dal momento che le censure sono state prospettate sulla disposizione legislativa» in ragione della sua «struttura», a prescindere dalle evenienze «di fatto» e dalle «circostanze contingenti» attinenti alla sua concreta applicazione. E ciò in quanto è proprio la configurazione della disposizione censurata che ha consentito all’autorità amministrativa di bloccare l’ingresso dei nuovi operatori nel mercato del NCC semplicemente rinviando, «con il succedersi dei decreti (ovvero con la loro emanazione e la loro successiva sospensione), la piena operatività del registro informatico», come del resto ha dimostrato la concreta vicenda storica.
È quindi rimasta del tutto inascoltata – ha osservato la sentenza – la preoccupazione dell’Autorità garante delle concorrenza e del mercato (AGCM) volta a evidenziare che «l’ampliamento dell’offerta dei servizi pubblici non di linea risponde all’esigenza di far fronte ad una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta, soprattutto nelle aree metropolitane, di regola caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall’incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione».
La norma censurata ha pertanto causato, in modo sproporzionato, «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività». I servizi di autotrasporto non di linea, infatti, concorrono a dare effettività alla libertà di circolazione, «che è la condizione per l’esercizio di altri diritti, per cui la forte carenza dell’offerta» – che colloca l’Italia fra i Paesi europei meno attrezzati al riguardo – generata dal potere conformativo pubblico ha indebitamente compromesso «non solo il benessere del consumatore, ma qualcosa di più ampio, che attiene all’effettività nel godimento di alcuni diritti costituzionali, oltre che all’interesse allo sviluppo economico del Paese».
Sull’argomento è intervenuto il 24 luglio anche il Ministro dei trasporti Salvini al question time alla Camera affermando che la sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per i servizi di Noleggio con conducente (Ncc), «è autoapplicativa e quindi non necessita di alcun provvedimento attuativo». Il Ministro ha indicato che adesso «spetta ai Comuni pubblicare i bandi per il rilascio nuove autorizzazioni (…) e a quanto ci risulta in molti hanno preso iniziative in tal senso (…).».
Nella risposta al question time, Salvini inoltre ha spiegato che la «pronuncia della Corte non incide sul registro elettronico di Ncc e dei Taxi che è stato firmato lo scorso 2 luglio dal mio ministero e che consentirà di realizzare un censimento degli operatori del settore e contrastrare il fenomeno dell’abusivismo, fornendo così ai Comuni strumenti idonei per la più efficace programmazione dei titoli autorizzatori».
Salvini ha poi annunciato che altre norme sugli Ncc saranno inserite nel Ddl Concorrenza «che entro la pausa estiva dovrebbero essere portate all’attenzione del Consiglio dei Ministri». Si tratta di norme che hanno lo scopo di «adeguare l’apparato sanzionatorio, oggi particolarmente afflittivo, del codice della strada alle esigenze legittime di operatività del settore Ncc». In caso di violazioni non sostanziali si procederà con la sola irrogazione di una sanzione di natura pecuniaria – ha spiegato entrando più nel dettaglio Salvini – e verrà punito gravemente solo l’esercizio abusivo dell’attività ripensando, secondo criteri di proporzionalità, le violazioni sostanziali della legge quadro del settore».
Alberto Speciale
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