“Il Dl lavoro coglie la necessità di correggere aspetti critici della gestione del mercato del lavoro”.
Il Presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri, commenta così il Dl lavoro, approvato il 1° maggio dal Consiglio dei Ministri, sottolineando, in particolare, che, dalle informazioni ricevute e dalle anticipazioni sul testo, va nella direzione giusta il superamento del reddito di cittadinanza per sostituirlo con interventi assistenziali dedicati ai soggetti non occupabili e percorsi di inserimento lavorativo e incentivi per chi assume personale occupabile.
Il Presidente Iraci Sareri indica, inoltre, l’importanza della ulteriore riduzione del costo del lavoro con un aumento del taglio contributivo a favore dei lavoratori. “L’auspicio – aggiunge – è che si trovino risorse per rendere strutturale questa misura e, quanto prima, per avviare la riduzione del costo del lavoro anche per la quota a carico dei datori di lavoro”.
Positivo il giudizio sulle misure finalizzate a semplificare la gestione dei rapporti di lavoro, riconducendo alla contrattazione collettiva la definizione delle causali che giustificano i contratti a termine, sulla norma che elimina gli inutili appesantimenti burocratici al momento delle assunzioni previsti dal Decreto trasparenza e sul rifinanziamento del Fondo nuove competenze.
Il Presidente di Confartigianato Verona esprime, invece, forte perplessità sulle disposizioni che ampliano oltre i 29 anni, e per i soli settori del turismo e termale, la possibilità di assumere con contratto di apprendistato professionalizzante. “L’apprendistato professionalizzante – sottolinea – deve mantenere la sua secolare e collaudata vocazione, vale a dire quella di un contratto a contenuto formativo per consentire ai giovani di acquisire una qualificazione professionale, ‘premiando’ le aziende che realmente li formano all’interno di percorsi lavorativi. Non può diventare un mero strumento di incentivo all’assunzione, per di più limitato ad alcuni settori”.
Confartigianato, infine, conferma – assieme alle altre principali confederazioni artigiane a livello nazionale – la contrarietà all’introduzione di un salario minimo per legge, ribadendo la posizione nel corso di in un’audizione davanti alla Commissione Lavoro della Camera sulle proposte di legge in materia di giusta retribuzione e salario minimo. “Un intervento legislativo in tema di retribuzioni – hanno sottolineato le Confederazioni dell’artigianato – provocherebbe una serie di disfunzioni: dal rischio di fuga dalla contrattazione collettiva alla mancata valorizzazione della contrattazione di secondo livello e del welfare di bilateralità, fino alla complessità di determinare un salario minimo che comprenda gli elementi che compongono la retribuzione differita, ossia ferie, permessi, ROL, quota del TFR, welfare, bilateralità, e che tenga conto delle differenze tra i contratti riguardanti settori diversi”.
In particolare, a giudizio di Confartigianato, “l’introduzione di un salario minimo legale è improponibile poiché, nel caso in cui fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi, ne favorirebbe la disapplicazione e, qualora fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella negoziazione degli aumenti salariali. In entrambi i casi, il risultato sarebbe un peggioramento delle condizioni dei lavoratori”.
“Inoltre, il salario minimo per legge – prosegue Confartigianato – vanificherebbe gli sforzi della contrattazione collettiva per individuare soluzioni alle mutevoli esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese e rischierebbe di colpire tutele collettive e sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti, come quelli applicati nei settori dell’artigianato e delle Pmi. E’ il caso dei contratti collettivi sulle prestazioni bilaterali che determinano vantaggi economici per i dipendenti ben superiori alla sola quota di contribuzione”.
“Il mondo dell’artigianato italiano – conclude il Presidente Iraci Sareri – insiste, invece, affinché venga estesa il più possibile l’integrale applicazione del contratto collettivo e contrastare il dumping contrattuale, attraverso una normativa che incentivi l’applicazione dei contratti di qualità, e potenziando la vigilanza ispettiva”.