In controtendenza con il resto d’Italia, in Veneto e nella provincia veronese, in cui è concentrata la produzione, si prospetta un’ottima annata per l’olivicoltura rispetto al 2019 che è stato un anno da dimenticare.
Infatti, secondo un’analisi di Coldiretti, Unaprol e Ismea, le prime previsioni della produzione di olio extravergine d’oliva in Italia vedono un calo del 22% causato principalmente dalle anomalie climatiche, dal maltempo alla siccità, che hanno colpito soprattutto le regioni del Sud, senza dimenticare gli effetti della Xylella che ha di fatto devastato gran parte degli uliveti del Salento, in Puglia.
Nella provincia scaligera invece – secondo Coldiretti e Aipo Verona, Associazione interregionale produttori olivicoli – l’annata si presenta buona, con olive in ottimo stato fisiologico e olivi in salute. I parassiti, sinora, non hanno creato problemi di rilievo, anche grazie all’attenta attività di monitoraggio attuata da AIPO su 282 i posti di controllo sparsi su tutto il territorio regionale a cui si sommano i monitoraggi settimanali di Coldiretti per la Cimice asiatica.
Le notti fresche e le giornate calde stanno lavorando a favore di oli di elevata qualità. La produzione stimata sul territorio scaligero è di 152.950 quintali di olive su 3500 ettari con 665.000 piante. A livello regionale la superficie olivetata è di 5000 ettari con una stima di produzione di oltre 213 mila quintali di olive.
La provincia veronese è caratterizzata da due Denominazioni di origine protetta: la Dop Garda che comprende i comuni del Lago e la Dop Veneto Valpolicella che si estende nella fascia collinare.
“Siamo soddisfatti di come si sta prospettando la stagione, dopo la scarsa produzione dell’anno scorso. La fase fenologica in questo momento è d’inizio invaiatura per cui ci vorranno ancora circa 35-40 giorni affinché le olive raggiungano la completa maturazione e siano pronte ad essere trasformate in olio”, precisa Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto e Verona che aggiunge “Il settore ha già pagato un conto salatissimo per l’emergenza Covid. A pesare è stato soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione, che rappresenta uno sbocco importante per l’olio Made in Italy. Ma la pandemia fa sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio”. “Per sostenere la ripresa del settore servono provvedimenti immediati con massicci investimenti pubblici e privati – conclude Salvagno -, a partire da un piano straordinario di comunicazione sull’olio che rappresenta da sempre all’estero un prodotto simbolo della dieta mediterranea”.
A livello nazionale si stima – sottolinea la Coldiretti – una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente. A pesare è il crollo dei raccolti nelle regioni del Sud – sottolinea Coldiretti –, a partire dalla Puglia, dove si concentra circa la metà dell’intera produzione nazionale, mentre nel Centro Nord i numeri sono un po’ ovunque in netto aumento.
L’avvio della raccolta rappresenta un momento importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che – precisa la Coldiretti – conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Ma l’olio italiano è anche il simbolo della Dieta Mediterranea che si è classificata come migliore dieta al mondo del 2020 su 35 regimi alimentari presi in considerazione da U.S. News & World’s Report’s, oltre che uno dei prodotti Made in Italy più conosciuti al mondo.
I pericoli arrivano a livello internazionale dalla diffusione di sistemi di etichettatura fuorviante, discriminatori ed incompleti, dal traffic light inglese al nutriscore francese, che – sottolinea la Coldiretti – finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia – precisa la Coldiretti – di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea. Con l’82% degli italiani che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove – ricorda la Coldiretti – è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.
Stime produttive 2020 (Fonte AIPO Verona)
Provincia | Superficie olivetata ha | n. piante d’olivo | Produzione stimata di olive q.li | % superficie provinciale |
Verona | 3.500,00 | 665.000,00 | 152.950,00 | 72 |
Padova | 460,00 | 82.800,00 | 18.216,00 | 9 |
Vicenza | 610,00 | 115.900,00 | 24.339,00 | 11 |
Treviso | 430,00 | 77.400,00 | 17.802,00 | 8 |
5.000,00 | 941.100,00 | 213.307,00 | 100 |